L'idea alla base di Vita da Carlo è talmente geniale che alla fine si è concretizzata: in occasione dei suoi 75 anni, Verdone è davvero stato sindaco di Roma, anche se solo per un giorno. Indissolubilmente legato alla Capitale, anche la quarta stagione, l'ultima, è stata presentata in anteprima alla Festa dl Cinema di Roma, come le precedenti. Dal 28 novembre arriva invece in streaming su Paramount+.
Accantonata l'esperienza come conduttore artistico di Sanremo (altra cosa profetica: Lucio Corsi, guest star della terza stagione, è diventato nazional popolare proprio partecipando al festival qualche mese dopo la comparsa nella serie di Verdone), Carlo si fa convincere ad accettare un altro ruolo importante. Questa volta come insegnante al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove suo padre Mario, critico cinematografico, è stato non soltanto professore, ma anche direttore.
Questo pretesto è l'ennesima occasione per riflettere sull'arte e sullo stato di salute del cinema italiano. Tra le nuove guest star di lusso troviamo Sergio Rubini, Francesca Fagnani e Alvaro Vitali, nel suo ultimo ruolo prima della scomparsa. Proprio a lui viene affidata la scena più commovente di questi 10 nuovi episodi: "Si muore solo quando si viene dimenticati". E Verdone non l'ha fatto.
Vita da Carlo 4: un addio malinconico
Vita da Carlo 4 è come se fosse divisa in due parti nette. Una prima in cui Verdone e gli autori si divertono a sperimentare con i generi: si spazia dal bianco e nero, con citazioni a Fritz Lang, alla parodia di horror a buon mercato (Catacumba è geniale: vorremmo vederlo davvero). C'è perfino un episodio murder mystery, ambientato a Natale, in pieno stile Cena con delitto - Knives Out, in cui Carlo si cimenta in un ruolo tra Poirot e Benoit Blanc.
E una seconda in cui invece si torna a dare spazio alla storia familiare, ancora una volta versione romanzata della vita privata del regista e attore. La parte più interessante e divertente è sicuramente la prima: i personaggi dei parenti (in particolare quello della figlia Maddalena, interpretato da Caterina De Angelis) sono infatti meno forti rispetto alle stagioni precedenti. Tutto però confluisce verso un finale meta, malinconico, che segna una degna conclusione (almeno per ora) per questo esperimento interessante.
Il cinema è la più sacra tra le cose profane
Tra gli elementi più gustosi di questa quarta stagione di Vita da Carlo (insieme alla finta partecipazione di Verdone al programma Belve: speriamo davvero che anche questa idea si realizzi) c'è il conflitto tra il protagonista e Rubini. Entrambi giocano con tutti gli stereotipi dell'ambiente dello spettacolo italiano: i rancori, le invidie, le rivalità feroci. Le recriminazioni sul numero di primi piani. La scena di loro due insieme nell'ascensore è magnifica.
Oltre al grande spunto comico, c'è anche un ragionamento sul cinema: l'arte popolare è per forza "bassa"? Quando si diventa registi ci si dimentica del pubblico? Finiranno sul concordare sul fatto che il cinema sia la più sacra tra le cose profane. Il confronto con gli studenti poi aumenta questi spunti in modo esponenziale: grazie al dialogo con una studentessa iraniana, si ragiona anche sulla realtà di chi magari rischia la vita per poter fare arte (pensiamo a Jafar Panahi).
Come dice però Vitali: "Carlo, tu ce devi fa ride!". E allora all'accusa di chi lo definisce "increpuscolito" (termine stupendo) Verdone risponde con la sua straordinaria verve comica, che si accompagna sempre a una grande umanità. Magari questo della serie sarà effettivamente un Carlo Verdone più malinconico, ma come sa raccontare gli aneddoti lui, nessuno mai. Per ora diciamo quindi addio a questa versione romanzata del regista e attore, che presto tornerà al grande schermo. Ma mai dire mai.
Conclusioni
Se avete amato questa versione romanzata della vita Carlo Verdone, la quarta stagione di Vita da Carlo non vi deluderà. Soprattutto nella prima parte, piena di voglia di sperimentare. I contributi di Francesca Fagnani, Sergio Rubini e Alvaro Vitali impreziosiscono gli episodi. La storia familiare è invece meno riuscita, ma su tutto aleggia l'incredibile verve e umanità di Verdone. Da vedere.
Perché ci piace
- L'ultimo ruolo di Alvaro Vitali.
- Verdone ospite da Belve: speriamo succeda davvero.
- La dinamica con Sergio Rubini: irresistibile.
- La voglia di continuare a sperimentare e di confrontarsi con le nuove generazioni.
Cosa non va
- Il personaggio di Maddalena (Caterina De Angelis).
- La seconda parte della stagione è meno brillante della prima.