Violence Action, la recensione: su Netflix il live-action dell'omonimo manga

La recensione di Violence Action, film che adatta il manga di Shin Sawada e Renji Asai in una messa in scena low-budget tutta azione e risate.

Violence Action, la recensione: su Netflix il live-action dell'omonimo manga

Caschetto rosa, aspetto minuto, un carattere gentile. Kei Kikuno sembra una ragazza come tante altre ma in realtà è un'implacabile sicaria su commissione, sempre pronta a intervenire quando l'agenzia per cui lavora richiede i suoi servigi.

The Violence 2 Tdyiphe
The Violence Action: una scena del film

Come vi raccontiamo nella recensione di Violence Action, la giovane protagonista ha il sogno di superare l'esame di contabilità, per il quale sta studiando da tempo, ma nel frattempo deve affrontare un accumulo di incarichi che vanno a coinvolgere anche la mafia cittadina. Nella yakuza infatti si respira aria di cambiamento dopo che il boss a capo del consiglio criminale, prossimo a scontare una condanna in carcere, è intenzionato a trovare il suo erede, scatenando una guerra senza esclusione di colpi tra i suoi sottoposti. Kei si trova così a lottare per la propria sopravvivenza mentre intorno a lei si muovono diversi personaggi, da un'infallibile cecchina dal passato traumatico a uno scagnozzo di un clan per il quale lei prova del tenero, che diventeranno determinanti ai fini degli eventi.

Dalla carta allo schermo

The Violence 1 Dfegedg
The Violence Action: una scena del film action

Alla base vi è l'omonimo manga scritto da Shin Sawada e disegnato da Renji Asai, pubblicato anche in Italia da J-Pop, e non va perciò sottovalutato l'approccio apparentemente caricaturale che si rifà palesemente alla fonte fumettistica, con pose e gag che sembrano uscite pari passo dalle pagine degli albi. Allo stesso tempo Violence Action si ispira dichiaratamente - come "confessato" in una battuta conclusiva - al filone dei gokudo, ovvero gli yakuza movie a basso budget, solitamente previsti per il mercato home video. Giunto su Netflix per le platee worldwide, il film rende così volutamente palesi i propri limiti, caricando all'eccesso la messa in scena di colori e saturazioni assortite, con una violenza pulp all'acqua di rose che trasforma il tutto in un divertimento leggero e grottesco senza troppe ambizioni sul groppone.

Alla scoperta del cinema giapponese contemporaneo

Alti e bassi

The Violence 1
The Violence Action: un'immagine

Certamente la durata di due ore risulta eccessiva e rischia di togliere freschezza a una storia che aggiunge anche troppe figure secondarie, allungando il brodo in più occasioni e dilatando le scene d'azione in combattimenti di massa non sempre riusciti - dove la mediocrità degli effetti speciali emerge progressivamente - e in dialoghi e sottotrame romantiche che cercano di caratterizzare ulteriormente questa moderna Nikita dagli occhi a mandorla. E poi ancora improbabili sfida tra tiratori scelti, intrighi all'interno della yakuza, vendette da consumare, crudeli e potentissimi killer che più cattivi non si può, sonorità brutal-death metal che fanno capolino nella resa dei conti finale: in Violence Action l'importante è premere sull'acceleratore a più non posso, all'insegna del troppo che stroppia, con alcuni momenti azzeccati e altri meno.

Vorrei ma non posso

The Violence 2
The Violence Action: una scena

La gestione delle scene action è d'altronde di livello appena discreto, difficilmente in grado di competere con le omologhe produzioni del genere contemporanee ad alto budget - orientali od occidentali che siano - e spesso finta nel suo continuo affidarsi a rallenty e a soluzioni comiche di sorta, con i sussulti parodistici che d'altronde regolano l'anima più leggera dell'operazione. La protagonista Kanna Hashimoto, non nuova a ruoli nei live-action dopo aver partecipato a quelli di Assassination Classroom (2015) e Gintama (2017), veste i panni di Kei con una certa dimestichezza, all'interno di un cast popolato da macchiette e villain farseschi che richiamano un consolidato immaginario nipponico di genere, a tratti quasi copia sbiadita del Takashi Miike più frivolo.

Conclusioni

Già dai primi minuti siamo trascinati nel vivo dell'azione, con sparatorie dove la minuta protagonista si esibisce in funamboliche coreografie dall'approccio cartoonesco. E non poteva essere altrimenti dato che Violence Action è l'adattamento dell'omonimo manga che vede per protagonista la giovane Kei Kikuno, infallibile killer che lavora per un'agenzia senza mai deludere le aspettative. Un film che si divide tra un'action "esagerata", cool e kawai al contempo, e un humour tipicamente nipponico che omaggia e parodia al contempo gli yakuza-movie autoctoni, in una visione - forse eccessive le due ore di durata - che pareggia all'incirca i pro e i contro.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Un divertimento senza infamia e senza lode.
  • La protagonista si adatta bene alla parte.

Cosa non va

  • Troppi personaggi secondari, alcuni dei quali poco riusciti.
  • Il film è esagerato pur nella sua essenza low-budget, e in più di un'occasione la messa in scena ne risente.