Ci sono voluti otto anni ma alla fine la coppia più 'motorizzata' e adrenalinica di Hollywood si è riunita. Parliamo di Michelle Rodriguez e Vin Diesel, catapultati dalla fredda Mosca nella splendida e soleggiata Capitale per presentare Fast and Furious - solo parti originali, il quarto capitolo della saga action più roboante della storia sulle corse clandestine. Si incontrarono nel 2000 sul set di The Fast and the Furious ma nonostante il grande successo del film in tutto il mondo nessuno dei due ha poi partecipato ai sequel che si sono susseguiti negli anni, se escludiamo un piccolo cameo di Diesel nel terzo capitolo The Fast and the Furious: Tokyo Drift. Poi finalmente la storia giusta, il regista giusto (Justin Lin, lo stesso dell'appena citata 'parentesi' nipponica) e soprattutto le motivazioni giuste per dare alla storia originale un meritato seguito. Alla fine del primo capitolo Dominique Toretto (Diesel) aveva scelto di varcare il confine messicano e di continuare per sempre con la vita da fuorilegge fuggitivo. Insieme alla sua compagna Letty (Rodriguez), l'unica persona insieme a sua sorella Mia (Jordana Brewster) a tenerlo ancorato al suo passato, Dom ha cercato invano di rifarsi una vita ma le autorità gli stanno col fiato sul collo e per evitare di coinvolgere le persone che ama decide di sfruttare una parte del bottino della sua ultima bravata per sparire. Ma qualcosa va storto e una brutta notizia lo riporta nella città in cui tutto era cominciato, Los Angeles, nel mondo delle corse clandestine dove rincontrerà il suo vecchio amico Brian (Paul Walker) che insieme a lui si ritroverà a dare la caccia ad uno degli spacciatori più pericolosi d'America.
Tutti insieme appassionatamente per questo Fast and Furious: solo parti originali, un titolo quanto mai azzeccato visto il ritorno in grande stile della storia originale con solo attori originali. Unico cambiamento il regista che prende il posto dell'originale Rob Cohen con il quale Vin Diesel sta preparando il nuovo capitolo di xXx, così come ha dichiarato in conferenza stampa ai numerosi giornalisti presenti. Fast & Furious uscirà venerdì 17 aprile in più di 380 sale distribuito da Universal Pictures.
Vin Diesel: Facendo il tour promozionale del film nel 2000 ci siamo accorti di cosa avevamo smosso, ci siamo accorti di aver finalmente portato alla luce un fenomeno che fino a quel momento era rimasto piuttosto nell'ombra, qualcosa che era visto come una sottocultura snobbata e di cui si aveva anche un po' timore a parlare. Quando abbiamo deciso all'epoca di fare un film sulla modifica delle auto e sulla velocità eravamo pienamente coscienti di quel che facevamo, la nostra fu una posizione netta e precisa riguardo a questo argomento, c'è stato uno studio dietro, nulla è stato casuale.
Michelle Rodriguez: Quel che amo di più della mia professione è che dà la possibilità di dal risalto e voce a fenomeni del passato allo stesso modo di quelli che viviamo. Con Fast & Furious abbiamo dato voce a una delle tante tribù contemporanee che di solito i media e l'opinione pubblica ignorano e tendono a chiudere in compartimenti stagni. Solitamente di certe cose si parla quando già sono in via di estinzione, io per esempio no sapevo nulla sulle corse clandestine e sulle auto prima di fare questo film, il cinema serve anche a questo.
Com'è stato ritrovarsi dopo ben otto anni sul set del sequel di un film che in qualche modo ha lanciato le vostre carriere verso il successo?
Vin Diesel: Posso senz'altro dire che lavorare con Michelle è stato per me un grande onore, è una persona splendida e una donna amabile sia sul lavoro che fuori, il che rende tutto molto più semplice. Il suo personaggio per me ha rappresentato il primo amore, prima di incontrare Letty i personaggi che ho interpretato in tutta la mia carriera non si erano mai innamorati ma erano sempre stati molto duri e solitari.
Michelle Rodriguez: Tornare sul set con tutto il cast con cui ho lavorato nel primo film della saga è stato un po' come tornare in famiglia, siamo rimasti tutti molto amici nonostante dopo Fast & Furious le nostre carriere abbiano subito una impennata in positivo e ci si sia un po' persi di vista. Una storia come quella meritava di essere ripresa in mano con la stessa formula dell'originale, si parlava di un gruppo e questo film prosegue le avventure dello stesso gruppo.
Michelle Rodriguez: Non crediate che sia semplice creare un buon film semplicemente amalgamando questi ingredienti alla buona e mischiandoci un po' di sensualità, bisogna avere in mano una storia capace di arrivare al cuore della gente. Personalmente è stato il ritorno di Vin nel cast di Fast & Furious a convincermi a tornare nel gruppo, sapevo che solo con lui la storia poteva riacquistare la sua forza e il film poteva conquistare il pubblico una seconda volta.
Vin Diesel: C'è voluto molto tempo per fare un buon film, non ci interessava semplicemente bissare il successo economico del primo film ma fare un film vero, che fosse la naturale prosecuzione della storia originale. La formula è la stessa: belle donne, auto grandiose, corse, spiagge e musica. Ma non siamo di fronte semplicemente ad una storia senza profondità prototipo di una sottocultura, siamo di fronte ad una storia incentrata sull'amicizia e sull'amore, sull'esplorazione di questi sentimenti, un linguaggio universale che tutti noi possiamo capire e in cui tutti possiamo entrare facilmente.
Lei è molto pignolo nella scelta delle storie e sui progetti cui partecipare, forse è per questo che è considerato una personalità un po' 'difficile' a volte?
Vin Diesel: Ho impiegato 5 anni a tornare nel ruolo di Riddick e 8 per tornare a Fast & Furious, ma l'ho fatto solo quando ho capito che era il momento giusto e la storia giusta. Faccio questo lavoro col cuore e posso dire senza problemi che Hollywood non è mai riuscito a comprarmi con i suoi soldi, non faccio i film solo perché qualcuno ha in mano una storia o un'idea, deve valerne la pena e non si deve mai precipitare nulla, devo rispetto ai miei fan e se a volte devo dire qualche no non mi faccio di certo dei problemi. Spesso sono io l'arbitro ultimo che deve decidere sul destino di un film e di questo ne sono orgoglioso, l'onestà intellettuale e professionale per me vengono prima di ogni cosa. Non accetto e non accetterò mai compromessi, per me il cinema è un'arte sacra.
Vin Diesel: Ricordo che durante la lavorazione accettai di fare il cammeo in Tokyo Drift proprio perché era l'unico modo per avere la possibilità di produrre questo quarto capitolo. Justin ha dimostrato grande dimestichezza con le scene d'azione, ha partecipato al Sundance con molto più successo di me, è un regista capace e soprattutto mi ha dimostrato di aver capito il valore interculturale di un fenomeno come quello scatenato da Fast and Furious. Durante la campagna promozionale di Tokio Drift ci siamo sentiti e ne abbiamo parlato, sono molto contento che abbia scelto di rientrare anche lui nella squadra, ha fatto molto per questo film, soprattutto nel momento più buio per Hollywood e per noi che coincise con l'inizio dello sciopero degli sceneggiatori. Ha lavorato attivamente alla costruzione della storia e come me ha dato un grande contributo.
Negli anni '80 e '90 erano Stallone e Schwarzenegger, ora ci sono Vin Diesel e Jason Statham. Sente di essersi ispirato ai due grandi action men di Hollywood oppure c'è qualche altro attore a cui si sente di aver 'rubato' i trucchi del mestiere?
Vin Diesel: Devo ringraziare entrambi perché proprio dal loro carisma è nato l'action man e grazie ai loro film che ho deciso di imparare a recitare in un certo tipo di storie, per un ragazzo come me nato e cresciuto a New York sono stati dei miti in quegli anni. Ho lavorato molto in teatro da giovane e posso affermare che il mio approccio alla recitazione è sempre lo stesso, indipendentemente dal genere di film, mi sento di mettere cuore e integrità d'animo in ogni personaggio. In film come Fast & Furious non voglio sfruttare solo le esplosioni, gli effetti speciali e cose simili, ma provare a creare qualcosa che abbia un senso. Non ho mai amato le etichette da superuomo, da icona action, i miei idoli vanno molto più indietro nel tempo rispetto a Stallone e Schwarzenegger, adoravo i film con Marlon Brando e con Clarke Gable, anche loro erano action man, solo che nessuno li chiamava in questo modo per via del momento storico diverso.
Vin Diesel: Ho scoperto la mia passione per i videogiochi negli anni '70, in piena adolescenza, passavo giornate intere davanti al tennis e al ping pong. Quando sono arrivato a Hollywood mi sono accorto che come me anche personaggi come Steven Spielberg, che creò il meraviglioso Medal of Honor, avevano una grande passione per i videogames e allora ho deciso di trasformare anch'io questa passione in un vero e proprio lavoro creando i Tigon Studios. Poi grazie alla Universal che mi ha dato la possibilità di trasformare il personaggio di Riddick in una serie di videogames ho potuto dar sfogo a molte idee che nei film non erano state mai sviluppate. A tal proposito uscirà tra poco meno di un mese il seguito di The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay che si intitola The Chronicles of Riddick: Assault on Dark Athena. Per sviluppare tutte queste idee in un altro film ci sarebbero voluti milioni di dollari mentre con il videogioco gli appassionati potranno espandere la loro conoscenza sul mondo di Riddick.
Perché secondo Michelle Rodriguez, gli sceneggiatori di Hollywood per lei scrivono personaggi sempre molto mascolini e poco femminili?
Michelle Rodriguez: Ho sempre ammirato attrici come Julia Roberts e Sandra Bullock, che mai hanno ceduto alle lusinghe del nudo per attirare l'attenzione ma si sono sempre contraddistinte per ruoli molto variegati e di grande appeal. Credo che i personaggi femminili creati da Hollywood si dividano in tre categorie: le cleopatre, sempre pronte ad affascinare e a sedurre; le madri, ruoli drammatici e di grande tenerezza; e poi le principesse guerriere, in assoluto le mie preferite, donne oneste, forti, integre intellettualmente e moralmente. Gli sceneggiatori le dipingono, anzi mi dipingono, sempre con poca femminilità perché hanno poca fantasia a mio avviso, hanno poca creatività quando si tratta di delineare i tratti caratteriali e fisici di una donna costretta a fare l'uomo, mi piacerebbe di tanto in tento che venisse data loro un po' più di sensualità.
Ci racconta la sua esperienza di attrice nel film Tropico de Sangre, una storia drammatica ambientata durante gli anni della dittatura nella Repubblica Dominicana?
Michelle Rodriguez: E' un progetto cui ho partecipato con grande gioia, sapete che mia madre è originaria della Repubblica Dominicana e anche per questo motivo ho deciso di interpretare questo film. Da piccola ho vissuto per tre anni in quella piccola isola e sono molto legata a quella terra. La storia racconta dal punto di vista di tre donne dominicane la liberazione dalla dittatura negli anni '50. Non si poteva espatriare all'epoca, non si poteva uscire dai confini e andare a scoprire il mondo, ho voluto dare il mio contributo perché mi senti parte di questa storia anch'io. Sono molto contenta di averlo fatto. Aspetto da tempo un ruolo da protagonista assoluta, quando arriverà il momento giusto e la storia giusta sono convinta che lo capirò.
Signor Diesel, cosa ci può dire del progetto a cui sta lavorando, quello sulla storia di Annibale il Conquistatore?
Vin Diesel: Oggi mentre venivo dall'aeroporto a qui sulla via Appia mi guardavo intorno e tra me e me pensavo: per fortuna che non ho saccheggiato e distrutto Roma 200 anni prima di Cristo, sarebbe stato un vero peccato!