Recensione Alla ricerca di Nemo (2003)

Dopo capisaldi del genere come Toy Story e Monsters & co., stavolta ci viene raccontata l'avventura parallela di due pesci pagliaccio, Marlin e Nemo, padre e figlio. Un'altra pietra miliare dell'animazione moderna.

Viaggio nel blu

Signori, ecco a voi l'ultimo lavoro nato dalla collaborazione tra la Disney e gli studi d'animazione Pixar. Dopo capisaldi del genere come Toy Story e Monsters & Co., stavolta ci viene raccontata l'avventura parallela di due pesci pagliaccio, Marlin e Nemo, padre e figlio. Quest'ultimo (unico sopravvissuto all'attacco di un piranha quando ancora era dentro una delle uova deposte dalla madre), un giorno si allontana troppo da casa e in men che non si dica viene "catturato" da due subacquei e si ritrova in una prigione che ha pareti trasparenti, una prigione in cui tutti possono vederlo: l'acquario di uno studio dentistico.
In attesa della sua fine (non vi sveliamo l'elemento che potrebbe rappresentare la fine di Nemo), farà la conoscenza di compagni di prigionia davvero particolari, che lo faranno riflettere su se stesso e sulle sue capacità. Nel frattempo, il padre Marlin, dal canto suo, distrutto dal rapimento del figlio, si mette in viaggio con paura ma senza esitazioni imbarcandosi, (è proprio il caso di dirlo), in una disperata ricerca in quell'oceano, così grande e misterioso, pieno di insidie, per ricongiungersi al piccolino.

Alla ricerca di Nemo è un ottimo film, divertente per i bambini ma non solo. Si rimane infatti piacevolmente sorpresi dalla qualità dei dialoghi, dagli spunti offerti a livello di script, e in generale da tutto l'aspetto puramente contenutistico. La regia è ancora affidata a Andrew Stanton, mentre sono da segnalare le musiche molto simpatiche di Thomas Newman.
A differenza di altre produzioni dello stesso genere, sono 101 minuti di divertimento, non di noia. Ciò nondimeno, esso ha anche, come da tradizione, finalità educative per i più piccoli; in maniera indiretta, vengono lanciati molti messaggi e a questo proposito è interessante come l'opera sia, al di là di tutto, leggibile e interpretabile a diversi livelli.
I più piccoli coglieranno il divertimento e il senso di profonda serenità e fiducia in un destino che svolge la funzione di angelo riconciliatore, i più grandi e smaliziati riusciranno a vedere oltre e a trovare una grande e profonda riflessione sul senso della vita, attraverso la metafora dei pesci che tirano a campare in un universo fatto di diversità, assimilabile al mondo assai più grigio nel quale ognuno di noi vive la sua esistenza.

In definitiva, posso dire senza timore che per una volta genitori e figli potranno andare a vedere qualcosa che accattiverà l'attenzione di entrambi, anche se per motivi profondamente diversi, così che entrambi usciranno soddisfatti dal cinema, per aver assistito a qualcosa che seppur in una forma allegra e colorata riassume in sè l'espressione (non retorica) di tanti dei sentimenti che muovono il mondo.