Un Premio Solinas, i seminari con Abbas Kiarostami, l'esperienza di studente di cinema a Roma, la stessa che con le sue strade trafficate e il rumore dei tram, finisce dentro al suo primo lungometraggio di finzione, Verso la notte in sala dal 9 dicembre. Vincenzo Lauria è un esordiente con le idee chiare e un'estetica ben precisa, qui insieme ai giovani protagonisti del film, Alireza Garshasbi e Duné Medros, prova a raccontare l'esperienza all'origine di questa storia di amore e gelosia, ricerca di se stessi e sogni infranti.
Un percorso personale
Come nasce un film basato su una scrittura partecipata?
Vincenzo Lauria: La fase della cooperazione è avvenuta su una prima versione della sceneggiatura, poi abbiamo discusso per ogni personaggio sia le caratteristiche che il tipo di linguaggio mettendo a punto i dialoghi.
E la storia invece?
V. L.: L'idea viene da un percorso personale e dalla riflessione su certi momenti, ovviamente tutto rielaborato in modo da includere anche delle invenzioni o storie riportate da altri.
Duné e Alireza, quanto vi siete rivisti in queste camminate per Roma e nella vita dei due studenti protagonisti?
Duné Medras: Viste la location e la tematica ci sono indubbiamente delle cose in cui mi ritrovo, percorsi che ho fatto da studentessa agli inizi della mia carriera di attrice. Anche il fatto di essere per metà iraniana e di vivere in Italia come la protagonista, ha rievocato in me qualcosa di personale. Ci ha aiutato molto il fatto di lavorare insieme, ci siamo messi anche a parlare delle nostre esperienze e questo senso di famiglia e di collaborazione ha contribuito a rendere i personaggi molto personali.
Alireza Garshasbi: Anche io sono venuto in Italia per studiare, quindi avevo tante cose in comune con il personaggio di Hesam. All'inizio di questa idea abbiamo parlato molto di Dogma 95, non volevo recitare anche perché non era il mio mestiere, ma con l'aiuto di Vincenzo siamo riusciti a entrare facilmente nei nostri ruoli .
Verso la notte, la recensione: Storia di un amore perduto
Dalle influenze di Dogma 95 a Kiarostami
Cinema e Iran è un connubio molto evidente nel film. Quanto è stato imprescindibile per la realizzazione di Verso la notte?
V. L.: In parte è tutto avvenuto per una casualità come il modo in cui ci siamo conosciuti e incontrati. Quella iraniana è una cinematografia che mi piace e che per me è molto importante, ma rispetto ai personaggi non penso dovessero essere necessariamente iraniani, si tratta di una storia universale e che doveva andare aldilà del locale.
Quanto c'è di Kiarostami in questo film?
V. L.: Mi piacerebbe dire tanto, sicuramente ci sono l'aspirazione a cogliere dei momenti poetici e la tendenza alla rarefazione del ritmo.
Hai usato molto la macchina a mano. A cosa devi questa scelta?
V. L.: Quando abbiamo iniziato a parlare del film, è venuto spesso fuori il cinema di Dogma 95, di cui alla fine abbiamo mantenuto poche regole come l'uso della macchina a mano per stare vicino ai personaggi proprio nello stesso modo e con lo stesso spirito con cui loro stanno vicino a Anna, la protagonista del documentario che stanno girando. Avevo bisogno di una macchina che fosse viva e che desse la sensazione del documentario.
Come vi siete trovati con una macchina da presa sempre addosso e così vicina?
D. M.: C'è un po' la sensazione di voyeurismo e inseguimento e credo che ci abbia dato la possibilità di rendere tutto molto più intimo, era veramente come se qualcuno entrasse nella nostra vita.
Per le strade di Roma
Anche Roma è una protagonista del film, ma in una maniera insolita: ne sentiamo i rumori, il traffico, i tram e siamo lontani dalla classica immagine da cartolina.
V. L.: L'idea di mantenere ad esempio gli sfondi sonori così alti rispetto alle voci dei personaggi, serviva a dare la sensazione di una città che partecipa ai moti d'animo dei protagonisti ed è il rispecchiamento del loro caos interiore.
Mariam è una donna spezzata, ingabbiata dalla gelosia del compagno e perseguitata spesso dai sensi di colpa...
D. M.: Credo che lei non abbia veramente ben chiaro chi sia, è alla ricerca di una sua identità. Anna non vuole essere definita, invece Mariam forse sta cercando una sua definizione e una indipendenza. È una persona insicura che ha bisogno di trovare stabilità e amore.
Come mai hai deciso di usare il punto di vista di Hesam?
V. L.: Il vissuto di ognuno poteva essere speculare, avremmo potuto raccontare questa storia anche dal punto di vista di lei, ma sarebbe cambiata l'estetica del film. Volevo mantenere un punto di vista e assumermene la responsabilità, Hesam si dovrà confrontare infatti con parti molto oscure di sé.