Vacanze dopo gli esami
Notte prima degli esami forniva una panoramica semplice e placida sul sempre concitato periodo pre-esamistico. Allo stesso modo Last minute Marocco ci offre un quadro lieto e senza troppi pensieri delle vicende post-scolastiche, tessendo la storia veloce e spensierata di una vacanza estiva di tre amici in Marocco, divisi tra impegno (la ricerca del festival di musica etnica locale) e sballo (il fumo, 'quello buono, non il solito zampirone', e le ragazze).
Last Minute Marocco assembla così, attorno a Mastrandrea nella parte di un padre (forzatamente) premuroso, che insegue il figlio in un improbabile viaggio in un paese ricca di tradizioni e costumi profondamente diversi da quelli dell'italica terra, un cast di volti giovani; dal già affermato Nicolas Vaporidis, ai più immacolati (almeno alla ribalta del grande pubblico) Lorenzo Balducci e Daniele De Angelis.
Così, sostenuto dalla buona prova di Mastrandrea, solito gigione a rischio di stereotipizzazione, che però riesce a far funzionare bene il proprio personaggio nei meccanismi della storia, il film si trova ad offrire poco altro, finendo suo malgrado per essere etichettabile come una tradizionale commedia generazionale, sospesa tra il puro intrattenimento e il tentativo di veicolare un messaggio formativo.
Dopotutto era un tale Frank Capra, maestro della commedia, che sosteneva che "se devo affidare un messaggio mi rivolgo a una buona compagnia di spedizioni".
Ne esce un prodotto confezionato su misura, un voluto equilibrio tra la spensieratezza adolescenziale e la tematica dell'incontro multiculturale.
Marocchino è l'amico del protagonista (Valerio, interpretato da De Angelis), descritto attraverso tradizioni - la famiglia patriarcale e tradizionalista - e trasgressioni - la marijuana, la ricerca delle donne - , così come marocchina ("ma io so praticamente italiana") è l'oggetto del desiderio di Valerio, Jasmina, che vive e pensa occidentalmente, ma che viene, a sua insaputa, promessa sposa ad un amico di famiglia. Ma nordafricana è anche la donna che il giovane padre, perso in Marocco alla ricerca del figlio, assumerà maldestramente come guida, e della quale, ovviamente, si invaghirà al punto di lasciare tutto e tutti (figlio compreso) per coltivare il miraggio dei 'due cuori e una capanna'.
Risulta così significativo l'accostamento tra le danze tribali nel deserto e i balli adolescenziali da discoteca, che viene ad assurgersi a paradigma finale (ed iniziale) di tutta la pellicola.
Purtroppo il film cade sovente nella tentazione di procedere per luoghi comuni, diviso tra la ricerca etnico-sociale, che viene spesso banalizzata, e la tensione puramente intrattenitiva, che prevale, alla fine su tutto, facendo ripiegare la pellicola su sé stessa, sulla descrizione (nemmeno troppo ficcante e dettagliata) di tanti piccoli 'tic' superficiali dell'italico popolo.