Io avevo detto di procurarmi un assassino. Volevo un assassino da un mondo pieno di assassini e hanno scelto te, per potermi legare ancora più strettamente a loro.
Il 22 ottobre 1962 il Presidente americano John Fitzgerald Kennedy, in un discorso televisivo alla nazione, annuncia la presenza di una base missilistica sovietica a Cuba e rende nota la decisione di istituire un blocco navale attorno all'isola governata da Fidel Castro. Da quel momento il mondo assiste con il fiato sospeso allo sviluppo degli eventi, mentre lo spettro di una guerra nucleare fra Stati Uniti e Unione Sovietica assume contorni spaventosamente nitidi.
Due giorni dopo le dichiarazioni di Kennedy, nel bel mezzo della fatidica settimana entrata nei libri di storia come la crisi dei missili di Cuba, nei cinema americani fa il suo debutto The Manchurian Candidate, distribuito in seguito in Italia con il titolo Va' e uccidi: di rado il tempismo di un film si sarebbe rivelato altrettanto 'diabolico' nell'intercettare lo spirito del tempo e il senso di precarietà tipico di questa fase della Guerra Fredda.
Alla radice di Va' e uccidi c'è il romanzo Il candidato della Manciuria, firmato nel 1959 da Richard Condon e opzionato dal giovane regista newyorkese John Frankenheimer insieme al suo co-produttore George Axelrod; è quest'ultimo, pur specializzato nel campo della commedia, a firmare la sceneggiatura del film, che si inserisce appieno nel filone dei thriller a sfondo politico influenzati dal clima di tensione tra il blocco filoamericano e quello filosovietico. L'antefatto della vicenda è costituito non a caso dalla Guerra di Corea, nel corso della quale un manipolo di soldati statunitensi cade nelle mani delle forze coreane e cinesi, per poi far misteriosamente ritorno presso il resto delle truppe; fra di essi ci sono il Sergente Raymond Shaw e il Capitano Bennett Marco, interpretati rispettivamente da Laurence Harvey e Frank Sinatra. Ma cosa è accaduto a questi uomini durante la loro breve prigionia? E perché le loro notti sono tormentate da una vivida inquietudine?
Il thriller di Frankenheimer, fra realtà e incubo
Rispetto all'elemento-chiave della paranoia, John Frankenheimer preferisce sciogliere l'ambiguità mostrando da subito la natura degli incubi di Bennett Marco: in una memorabile scena onirica in cui ricordo e illusione si alternano e sovrappongono con raggelante semplicità, Raymond Shaw viene trasformato in una "macchina per uccidere" al servizio dei sovietici, mentre Bennett assiste inerme all'esperimento, visualizzando gli agenti nemici come signore dagli abiti eccentrici durante una riunione del loro circolo di giardinaggio. Il fantastico e il grottesco sono declinati da Frankenheimer secondo uno stile di brutale realismo, molto più esplicito rispetto ai canoni del cinema classico: in un decennio in cui Hollywood si sta inoltrando verso un percorso di progressivo cambiamento, Va' e uccidi appare per certi versi come un'opera d'avanguardia, volta a incrinare le convenzioni e ad abbandonare ogni reticenza nel proprio intento di scioccare gli spettatori.
Il muro di Berlino, 30 anni dopo: i film sulle due Germanie e la Guerra Fredda
Costoro, pertanto, sono posti ben presto in condizione di sapere più dei protagonisti, avvertendo così in maniera tangibile la minaccia che pende su di essi. Infatti il giovane Raymond, accolto al suo rientro in patria come un eroe di guerra, è una temibile pedina controllata a distanza da chi punta a usarlo per fini sinistri: sovvertire dall'interno i delicati equilibri della politica americana. E proprio la politica è il principale oggetto di osservazione del libro di Condon e, in parallelo, del film di John Frankenheimer, realizzati entrambi dopo il declino del maccartismo: uno dei capitoli più oscuri della storia statunitense, qui rievocato attraverso la figura del Senatore John Yerkes Iselin (James Gregory), un populista senza scrupoli noto per le sue rabbiose invettive anticomuniste, e della moglie Eleanor, ruolo affidato dal regista a una straordinaria Angela Lansbury, fortemente voluta dallo stesso Frankenheimer poco dopo averla già diretta in E il vento disperse la nebbia.
Un mondo di assassini
Eleanor Iselin, una moderna Lady Macbeth impegnata a manovrare tanto il marito, quanto il figlio Raymond, è l'astuta burattinaia alle prese con uno spregiudicato doppio gioco. Sulla carta Angela Lansbury, appena trentaseienne all'epoca delle riprese, non sembra l'interprete più adatta alla parte di Mrs. Iselin, anche solo per ragioni anagrafiche (ha appena tre anni più di Laurence Harvey, che presta il volto a suo figlio); ma alla prova dei fatti, la futura "signora in giallo" disegnerà il ritratto di una delle più strepitose villain del grande schermo, guadagnandosi il Golden Globe come miglior attrice supporter e la sua terza nomination all'Oscar. Basti rivedere, nel pre-finale, il suo lungo monologo di fronte a Raymond, in cui la donna rivendica con sommessa ferocia le proprie azioni e suggerisce con un bacio l'attaccamento morboso per il figlio (un'allusione al rapporto incestuoso fra i due, emendato rispetto alla fonte letteraria).
Dalle atmosfere perturbanti in cui precipitano i personaggi di Bennett e Raymond al magistrale epilogo al Madison Square Garden, al culmine della convention di uno dei partiti in corsa per la Casa Bianca, Va' e uccidi traghetterà il pubblico dei primi anni Sessanta fra le suggestioni e le paure che avrebbero caratterizzato un intero decennio. Tredici mesi dopo l'uscita del capolavoro di Frankenheimer, l'ipotesi di un omicidio politico al cospetto delle masse avrebbe preso tragicamente forma con l'assassinio di John Kennedy, mentre in seguito molti cult movie della New Hollywood mostreranno più di un debito nei confronti di questa prima trasposizione del romanzo di Richard Condon. Un ulteriore (e lodevole) adattamento, The Manchurian Candidate, arriverà al cinema nel 2004 per la regia di Jonathan Demme, ma senza eguagliare la forza dirompente e lo statuto iconico del suo predecessore: un thriller capace di dare corpo e voce alle angosce di un mondo che avvertiva se stesso sull'orlo dell'abisso.