Paolo Ruffini ha presentato in anteprima alla 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma 2018 il film Up & Down - Un film normale, un progetto ideato quasi come indagine sulla normalità, raccontato attraverso gli occhi di alcuni attori straordinari. L'attore e regista ha infatti seguito per un anno intero cinque attori con sindrome di Down e uno autistico, i componenenti di una compagnia teatrale che vuole compiere una vera e propria impresa, ovvero realizzare uno spettacolo scorretto, irriverente ed esilarante per portarlo in scena nei teatri più prestigiosi d'Italia.
Un'esperienza che, per chi l'ha vissuta e per gli spettatori, aiuta a ricordarsi come il concetto di normalità spesso venga schiacciato da quello di perfezione e l'importanza della propria fragilità, diversità e imperfezione. I protagonisti - Federico, Andrea, Erika, Giacomo, Simone e David - diventano quindi dei supereroi "sbagliati" con il potere inconsapevole di compiere l'impossibile.
Il film regala uno sguardo unico all'attività teatrale che Lamberto Giannini compie ormai da alcuni decenni con la compagnia Mayor Von Frinzius e, come ricorda appunto il titolo, allo spettacolo Up & Down che tornerà prossimamente anche al teatro Brancaccio di Roma. Ruffini, parlando della genesi del film, ha dichiarato: "Siamo felici ed emozionati nel poter presentare questo progetto. Durante l'esperienza teatrale è nata l'idea di fare delle riprese nel backstage e uno degli attori mi ha chiesto cosa stavo facendo. Quando gli ho spiegato la mia idea mi ha risposto 'Siamo persone totalmente normali, non capisco cosa ci sia di interessante'. Ci siamo quindi chiesti cosa ci sia di normale nelle nostre vite. Le esperienze che mi interessano di più nella vita non sono normali, non esistono emozioni che si possono definire normali, e le cose più belle non lo sono mai. Quando ci dicono "Ma tu non sei normale!", alle volte penso dovremmo rispondere con orgoglio che non lo siamo".
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Un film importante a livello personale
Un progetto, quello di Up & Down - Un film normale, che è legato in parte anche a una piccola riflessione compiuta del suo autore: "C'è stata un'attività fatta su di me, stavo perdendo un po' il gusto delle cose. Stavo sempre sul cellulare, controllavo i follower, il numero di like... e onestamente non so se sia molto normale. Ha senso fare foto a emozioni belle pensando di poterle conservare o condividere? Quando siamo felici siamo sempre offline, come se fossimo in modalità aereo. Quando sono insieme agli attori di questa compagnia provo invece una sensazione curiosa: mi viene da guardare di più le nuvole".
Il co-regista Francesco Pacini ha quindi introdotto il progetto: "Si tratta di un viaggio. Abbiamo deciso di filmare tutto quello che c'era intorno allo spettacolo. Il viaggio si è dipanato attraverso il tour teatrale e coinvolgeva sempre più persona nell'avventura di queste persone al lavoro e degli attori che ne facevano parte".
Essenziale per riuscire a realizzare il film è stato il supporto di Tiziana Rocca - come ha ribadito Ruffini dicendo che "Si è buttata subito, sulla fiducia" - di partner come Laserfilm e Fenix Entertainment, e della "piena libertà e disponibilità da parte di Lamberto".
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La valorizzazione della diversità
Giannini ha quindi spiegato le idee alla base della sua importante attività: "Tutti hanno il diritto e la voglia di essere valorizzati e noi cerchiamo di dare valore senza cambiare. Nella nostra società accade invece il contrario: si pensa che l'altro abbia valore se cambia. Noi non abbiamo cercato di correggere o mitigare nulla. La disabilità si mette in scena senza abbellimenti. Il film mi ha quasi sconvolto dal visto emotivo e ha valorizzato in modo incredibile il mio lavoro. Ritengo sia un'intuizione artistica in cui ognuno può vedere quello che vuole, dal particolare si arriva all'universale".
Il ruolo del teatro è essenziale, come ha ribadito anche Ruffini: "Consente questo tipo di parità. Non ci chiede mai di essere normali e la diversità è una grande risorsa teatrale, credo che sia un elemento terapeutico. In più non so se tra 300 anni ci sarà ancora Facebook, ma sono certo che il teatro ci sarà. A teatro vedi la realtà, la verità".
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Intrattenere facendo riflettere
Il film ha permesso al suo realizzatore anche di avere un'altra soddisfazione: "Per la prima volta presentando un mio film non dico che fa staccare la spina perché non fa evadere, offre una vera impressione della realtà".
L'attore e regista ha poi proseguito: "In questo momento storico i ragazzi non sono interessati alla realtà ma a a Instagram, dove mettiamo la parte edulcorata di quello che vogliamo venga percepito della nostra vita. Penso sia invece bellissimo essere liberi di essere se stessi. La libertà è affascinante".
Paolo, rispetto a buona parte della società non pensa alle nuove generazioni solo in modo negativo: "Sono convinto che se facessi vedere a chi in questi giorni sta andando nelle sale a vedere Venom il film di Vittorio de Sica Umberto D. potrebbero comunque esserne sedotti. Questo non avviene perché non c'è la figura di un adulto affascinante che li traghetti verso questa realtà".
Federico Parlanti, uno dei protagonisti del film, ha poi aggiunto: "Per noi è un'emozione davvero forte essere qui. Dopo la visione siamo tutti un po' down e normali. L'ho visto con le lacrime agli occhi e tutte le scene mi hanno colpito".
Fabio Marchiori e Claudia Campolongo hanno potuto accennare al lavoro compiuto per il progetto che li riguarda da molto vicino perché spesso suonano per lo spettacolo e la compositrice ha sottolineato: "Trovare il sapore giusto con le musiche è davvero difficile. Non è un film che deve dare un'immagine troppo poetica, ma nemmeno troppo buffa o leggera".
Paolo Ruffini ha infine lanciato un messaggio per invitare la gente ad andare al cinema ribadendo: "Riguarda anche te spettatore, anche se ora non lo sai. Parla di quanto non siamo normali".