Recensione Kyashan - la rinascita (2004)

Kyashan è un prodotto dignitoso e senza dubbio interessante, eccessivo e confuso per alcuni aspetti, ma riuscito per molti altri.

Uomini, super uomini e nuovi uomini

Siamo in un futuro alternativo, in cui la guerra tra l'Europa e la Federazione Orientale (GEF, Greater Eastern Federation) ha visto quest'ultima uscire vincitrice. La Federazione è controllata da un governo totalitario che l'ha trasformata in una immensa centrale industriale, conducendo la popolazione sull'orlo della distruzione, sia a causa dell'eccessivo inquinamento, che dei nemici stranieri.
Potrebbe essere il Dottor Azuma ad avere in mano la chiave per risolevvare il futuro dell'umanità, una scoperta che lui definisce Neocellule, che possono essere usate per ricostruire ogni parte del corpo umano e che lo scienziato porta avanti anche per uno scopo personale: guarire la moglie malata.
Inevitabile l'interessamento dei militari, che prendono possesso del progetto quando viene chiuso dal governo, dando ad Azuma la possibilità di continuare le sue ricerche.
Purtroppo le cose non vanno nel migliore dei modi, ed un incidente provoca una reazione nel liquido che ospita le Neocellule e parti inattive di corpi umani, creando degli esseri mutanti.
Nel caos che si crea, lo scienziato immerge il corpo del figlio Testuya, appena morto nella guerra contro i ribelli, nel liquido che contiene le Neocellule, riportandolo in vita, ma a caro prezzo, perchè il suo corpo è altamente instabile. La soluzione è un'armatura sperimentale, a cui sta lavorando il padre della fidanzata di Testuya, che aiuta il ragazzo a contenere i suoi nuovi poteri.
I militari, intanto, riescono a contenere la fuga di questi nuovi esseri, ma un piccolo gruppo di questi riesce a salvarsi, rapire la moglie dello scienziato e proclamarsi Neoumanodi, sfidando il mondo.
Sarà proprio Tetsuya, rinominatosi Kyashan, a rappresentare l'ultima speranza contro di loro.

Come si vede dall'accenno di trama precedente, l'intreccio di Kyashan - la rinascita si discosta di molto dall'anime a cui è ispirato, ed è stato portato sul grande schermo con estrema attenzione all'aspetto visivo, seppur con scarsi mezzi economici (si parla di meno di soli sei miliori di dollari) da Kazuaki Kiriya, già autore di videoclip, qui anche sceneggiatore, direttore della fotografia e co-montatore.
Girato per buona parte con l'ausilio di blue screen e la successiva aggiunta di sfondi ed effetti, un po' come Sin City o Sky Captain and the World of Tomorrow, Kyashan utilizza ogni tecnica che possa essere adatta allo scopo da raggiungere, avvalendosi di uno staff di giovani artisti per portare sullo schermo le suggestioni visive del regista. Forse eccedendo in barocchismi ed abusando di dettagli che invadono il quadro, disorientando lo spettatore in alcune sequenze particolarmente confuse.

Confusione che, come si intuisce dalla trama accennata all'inizio, trapela anche nell'intreccio della vicenda, difficile da seguire soprattutto in alcuni passaggi, e portata avanti tra riflessioni filosofico/religiose, interrogandosi anche su temi profondi come guerra, terrorismo ed inquinamento.
Il tutto, considerando anche la durata che arriva a quasi due ore e mezza, rende a tratti Kyashan pesante da seguire, ma non ne annulla l'attrattiva. Piuttosto sposta il target del film verso una fascia di pubblico leggermente più matura, che non sia interessata soltanto alle esigue sequenze d'azione.

Nel complesso, si tratta di un prodotto dignitoso e senza dubbio interessante, eccessivo per alcuni aspetti, forse anche a causa della poca esperienza cinematografica del regista, ma riuscito per molti altri.

Movieplayer.it

3.0/5