L'occasione è l'anteprima del finale della stagione 1 di Under the Dome, presentato in anteprima al RomaFictionFest 2013 in attesa della trasmissione televisiva italiana su RaiDue, che avverrà il prossimo 21 Ottobre: Dean Norris e Rachelle Lefevre hanno incontrato la stampa in una conferenza stampa in cui hanno raccontato l'esperienza sul set della serie CBS tratta dal romanzo omonimo di Stephen King. E proprio l'autore del Maine è stato al centro della curiosità dei giornalisti, che hanno indagato sul suo livello di coinvolgimento nello show guidato da Brian K. Vaughan.
La serie, già rinnovata per una seconda stagione, è attualmente in pausa in USA e tornerà sugli schermi statunitensi la prossima estate.
Ma non sono mancate curiosità sull'esperienza romana dei due interpreti e Norris non ha potuto che confermare le bellezze della nostra capitale: "Stiamo vivendo un'esperienza fantastica, è tutto bellissimo dal Colosseo alla Cappella Sistina."
Dean, in Under the Dome interpreti un personaggio negativo, mentre in Breaking Bad eri il buono. In che panni ti senti più a tuo agio?
Dean Norris: Preferisco fare il cattivo! E' stato un cambiamento piacevole. Dopo sei anni ad interpretare Hank in Breaking Bad, che è un personaggio con una forte morale, non è stato male dar vita ad un uomo con meno vincoli dal punto di vista etico.
Rachelle, anche tu hai esperienze di entrambi i tipi. Qual è la tua preferenza? Rachelle Lefevre: Anche io preferisco interpretare la cattiva, ma penso che ci siano meno ruoli del genere per le donne rispetto a quanti ce ne siano per gli uomini. Ma sono soddisfatta del mio personaggio di Under the Dome e se avessi avuto la prima scelta su chi interpretare avrei senza dubbio scelto il mio personaggio.
Sappiamo che King è stato presente sul set ed ha partecipato alla realizzazione della serie. Com'è King e che effetto ha fatto avere l'autore della storia che scriveva direttamente per voi? Dean Norris: E' fantastico, una persona incredibile, molto gentile e divertente. Quando ci siamo incontrati per la prima volta mi ha raccontato un sacco di storie, è incredibilmente prolifico!Rachelle Lefevre: Si, è molto simpatico e divertente e ci dimostra un continuo supporto per lo show. Molto spesso gli autori che vendono i loro diritti per una serie TV o per un film non sanno poi che fare durante la produzione e quindi vengono chiamati in causa gli sceneggiatori, ma lui è molto coinvolto con il processo creativo, con gli autori, sta scrivendo il primo episodio della seconda stagione. Ovviamente per noi è davvero incredibile averlo come autore. King è entusiasta, ama avere possibilità di continuare a raccontare la storia di questi personaggi. Anche se il libro è concluso e la storia è finita. Forse per lui c'era ancora da dire e adesso lo può fare e penso che questa sia la ragione per cui lui sia così coinvolto nella serie.
King non è sempre molto soddisfatto degli adattamenti dai suoi romanzi, ma il fatto che si dedichi così tanto a questo in particolare dipende dalla rilevanza che ha nella sua carriera?
Rachelle Lefevre: Gli ho chiesto qualcosa di simile, che cosa significasse questa storia per lui, perchè nel fare la serie volevamo sapere che cosa avesse cercato di comunicare. Ha detto che ha iniziato a pensare a questa idea negli anni 70, quando era ancora un insegnante, mentre si trovava in aereo. Iniziò a pensare a come tutti noi, qui sulla Terra, potessimo essere sotto una cupola. Per quanto ne sappiamo, nell'universo siamo soli e non abbiamo avuto nessun contatto con nessuno al di fuori del nostro pianeta e questo vuol dire che dobbiamo prendere decisioni sull'uso delle risorse e preoccuparci che ci si prenda cura di tutti. E' un tema a cui tiene molto ed è di questo che tratta Under the Dome. E' una storia su tutta l'umanità.
Dean Norris: Sì, penso che sia vero. Penso che come civiltà siamo molto vicini al confine che può separarci tra civilizzazione e caos. A Los Angeles abbiamo tanti terremoti e viene da pensare a cosa succederebbe se arrivasse uno di quelli violenti, quanto ci vorrebbe prima che i cittadini si trovassero a lottare per cibo ed acqua. Basta poco perchè la nostra civiltà si capovolga e ci getti nell'anarchia.
Rachelle Lefevre: La cosa importante per me è stata che tutti i cambiamenti fatti alla storia sono stati concordati con King. Perchè lui è bravissimo ed è qualcuno che vuoi nella tua squadra per poter fare un ottimo lavoro.
La serie è anche una forte riflessione sociologica, ma quali sono secondo voi i temi importanti che emergono?
Rachelle Lefevre: Faccio molto lavoro con associazioni ambientaliste e credo molto nella conservazione delle risorse e dell'ambiente. E trovo che ci sia molto di questo nella serie, per esempio ci sono episodi in cui ci si deve preoccupare per l'acqua o di un incendio che produce anidride carbonica e rischia di avvelenare tutti. Per me ed il mio impegno in questi temi sarebbe un sogno se la gente guardasse la serie e facesse riflessioni sulla nostra situazione in quanto pianeta Terra.
Dean Norris: Io sono appassionato di vino e sono preoccupato che possa finire sotto la cupola. Ma potrebbe esserci anche vodka, quindi...
Si potrebbe fare una riflessione sul legame tra letteratura e televisione e letteratura e cinema. Il cinema somiglia sempre più ai racconti, mentre la televisione ai romanzi e forse stiamo entrando nell'era dei romanzi lunghi. Ed è ancora più affascinante se un autore ha la possibilità di andare oltre il libro che ha scritto, come in questo caso. Cosa ne pensate?
Dean Norris; E' un periodo di cambiamento interessante perchè la TV in America sta superando i film. Scorsese fa Boardwalk Empire - l'impero del crimine, attori come Kevin Spacey stanno facendo TV. E' vero, un film può essere un racconto mentre una serie di tredici o sedici episodi è sicuramente paragonabile ad un romanzo con la sua complessità narrativa e questo dà la possibilità di lavorare a personaggi che crescono e cambiano, al contrario di quanto potrebbero in una produzione di un paio d'ore. Quando ho iniziato ad Hollywood volevo fare film, perchè sembravano più artistici e stimolanti, mentre la TV era fatta da cose tipo Dallas. Ora la TV ha personaggi molto più interessanti che evolvono mentre in passato restavano identici per tutta la durata dello show ed era qualcosa di irreale.
Rachelle Lefevre: E' una sfida interessante ed è stato interessante lavorare con attori che facevano televisione per la prima volta e si rendevano conto di come non ci si annoiasse mai. Non hai il tempo di preparazione che hai al cinema per prepararti, devi capire molto bene chi è il tuo personaggio, perchè non c'è sempre il tempo per discutere la scena e prepararla al meglio. E' molto più simile al teatro nel momento in cui sei in scena. Ovviamente in quel caso hai più tempo per le prove, ma al momento di girare è come andare in scena ed avere solo una possibilità per dare il meglio.
Rachelle Lefevre: Sono d'accordo. Ho lavorato sei volte a film o show basati su romanzi e l'unico modo è vivere nel mondo dello script, perchè sono così diversi! E non parlo solo di grandi differenze ma anche di quelle piccole che alterano il modo di raccontare la storia. Se ci si lega troppo al libro, se si studia il testo e si evidenziano dei passi particolari e si chiede di inserirli nella sceneggiatura, non è di nessun aiuto.
Rachelle, conoscevi lo sceneggiatore della serie? Il fatto che fosse un buon autore di personaggi femminili è stato di conforto in qualche modo? Rachelle Lefevre: In realtà non lo conoscevo. Prima di lavorare allo show siamo stati una convention e lì ho visto quanto fosse idolatrato e che una delle cose che veniva evidenziata riguardava proprio i suoi personaggi femminili. Allora gli ho detto che doveva farmi avere un box con i suoi lavori ed ora li guarderò con calma.
Il panorama televisivo americano ci sta portando un numero sempre crescente di nuovi attori in gamba. Basta guardare quattro o cinque nuove serie per essere colpiti da almeno una ventina di nuovi interpreti. Questo ha cambiato in qualche modo le gerarchie nell'ambiente? Dean Norris: Penso che si siano più opportunità. Prima c'erano tre canali, oggi forse ce ne sono quaranta che producono materiale di qualità e quindi c'è sempre più possibilità di lavorare a produzioni di alto livello ed interessanti. Non lo vedo come una rivalità, ma come opportunità.Rachelle Lefevre: Sono d'accordo, la competitività non è mai un problema ma uno stimolo.
Vi è stato detto quanto potrebbe durare Under the Dome nel caso continuasse ad avere successo? Rachelle Lefevre: Potrebbe durare fin quando il pubblico continuerà a seguirlo, ma sono anche convinta che gli autori tengano molto alla qualità della narrazione, quindi proseguirebbero finchè avrebbero qualcosa da dire sulla storia ed i personaggi. E spero che quando la serie avrà fatto il suo corso, verrà posta la parola fine.