Recensione Enzo Avitabile Music Life (2012)

La musica è ovviamente il fulcro del documentario di Demme. Napoli e la vita dell'artista vengono rappresentate in quanto funzionali a fornire le basi per quella che è la sua musica. Un puzzle che definisce cosa sia l'Avitabile musicista e quale sia la scintilla che lo accende.

Una vita per la musica

A volte le idee nascono per caso. In auto sul Washington Bridge a New York sei anni fa, Jonathan Demme ascoltò alla radio una trasmissione sulla World Music e fu folgorato da un brano di Enzo Avitabile. Da lì la bizzarra richiesta, in occasione della sua visita al Napoli Film Festival del 2010, di poter incontrare l'artista partenopeo che tanto l'aveva colpito. Il regista è stato accontentato da Davide Azzolini e l'incontro è stato la miccia che ha fatto nascere Enzo Avitabile Music Life, documentario che mostra uno spaccato del musicista napoletano.
Un anno dopo Avitabile è stato raggiunto a Napoli da straordinari artisti di tutto il mondo, accorsi per unirsi a lui in una coinvolgente jam session in cui dar vita alla sua musica, una settimana in cui suonare insieme sotto lo sguardo discreto ma attento delle camere del regista americano.


Jonathan Demme non è nuovo al documentario, che ha già saputo rappresentare efficacemente in passato anche la sua passione ed attenzione per la musica, un'attenzione che sa andare oltre il puro aspetto artistico: è così anche in Enzo Avitabile Music Life, che attraverso l'artista e le sue performance riesce a fornire anche un intrigante spaccato di Napoli, dei suoi luoghi caratteristici ed affascinanti personaggi, pescati dal passato e dalla vita di Avitabile. Figure di contorno che danno colore e calore a quella del protagonista del racconto, che è disposto ad aprirsi allo spettatore e mostrare uno spaccato della sua musica e della sua vita.
E lo fa con sincerità e trasporto, regalando dei momenti di intimità che danno spessore all'immagine che il film comunica di lui: la breve e delicata parentesi sulla moglie morta, l'accenno ai trapianti di cornea, ma soprattutto l'evidente emozione nel parlare della musica, che è palesemente la sua vita. Un coinvolgimento che appare evidente mentre mostra orgoglioso le trecento partiture archiviate nel suo Mac, strumento che gli permette di avere "un'orchestra in casa".

E la musica è ovviamente il fulcro del documentario di Demme. Napoli e la vita dell'artista vengono rappresentate in quanto funzionali a fornire le basi per quella che è la sua musica. Un puzzle, così l'ha definito Demme in conferenza, che definisce cosa sia l'Avitabile musicista e quale sia la scintilla che lo accende.
Il suo è uno stile originale, fatto di world music e fusion, che usa il dialetto napoletano in modo espressivo, per affrontare anche temi di importanza sociale e politica, come nel brano che tratta il tema dei bambini soldato o quello dedicato a Vittorio Arrigoni, attivista italiano morto a Gaza nell'aprile 2011, uno dei momenti più toccanti del film.
Non sempre è facile mettere in scena delle jam session come quelle di Avitabile ed i suoi straordinari amici/colleghi di tutto il mondo, e infatti il regista di Philadelphia non ricerca virtuosismi o inquadrature elaborate, si limita ad osservare con partecipazione ma senza distogliere l'attenzione dalla performance, che vanta almeno un paio di momenti di livello altissimo. Si sofferma sui musicisti per cogliere l'intensità dei loro volti e comunicare l'emozione delle loro esibizioni, creando un'atmosfera intima e coinvolgente.

Movieplayer.it

4.0/5