Una sterminata domenica è l'esordio alla regia di un lungometraggio di Alain Parroni ed è un esordio che colpisce, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione del film e come dimostrano i primi riconoscimenti avuti già alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato nella sezione Orizzonti: il premio FIPRESCI e il Premio speciale della giuria per la sezione di appartenenza. La sensazione, nel parlare faccia a faccia con Parroni, è di trovarci al cospetto di un autore che ha le idee ben chiare del tipo di cinema che vuole portare avanti, di un regista di cui sentiremo ancora parlare in futuro. Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui e il giovane cast di protagonisti del film proprio al Lido di Venezia, e ci siamo fatti raccontare il lavoro e le scelte fatte per il film attualmente nelle nostre sale.
La video intervista ad Alain Parroni, Federica Valentini, Enrico Bassetti, Zackari Delmas
Tre attori, un gruppo
Un casting difficile. Di questo ci ha parlato Alain Parroni, ricordando come fosse arrivato al termine dei provini senza aver trovato il terzo attore di cui aveva bisogno. Fino all'arrivo di Zackari Delmas, che si è subito integrato con i due compagni di scena, dando vita a "un organismo unico", un gruppo, ovvero esattamente quello che il regista stava cercando. "Quelli che ci piacevano funzionavano come singoli, ma non più quando iniziavamo a mescolarli", fino a quando non è arrivato Zack: "abbiamo fatto una passeggiata e ho visto che c'era un grande equilibrio, che si erano iniziati a strutturare subito come gruppo. Ho capito che erano un unico gruppo e avrebbero funzionato." Un lavoro che ha reso tutto più facile per i giovani attori, come ricorda Federica Valentini, ma che ha paradossalmente reso le scene in cui agivano da soli le più complesse da girare.
L'assenza degli adulti
Gli adulti sono spesso assenti in Una sterminata domenica, o quando ci sono dimostrano di non capire i ragazzi. Ma è un problema comune a tutta la generazione? "Dipende forse da quello che ha educato questa generazione, quello con cui siamo cresciuti" ha spiegato Parroni, "io sono cresciuto con gli anime, con le serie, e gli adulti sono spesso assenti in questo tipo di storie. Sei lasciato senza quelle strutture creative e in scrittura abbiamo da subito deciso di lasciare i ragazzi isolati, di rendere loro le figure adulte e di compiere il proprio percorso." "Non sei mai veramente capito" ha aggiunto Federica Valentini, "possono darti un consiglio, un aiuto, ma il vero problema non è mai veramente compreso."
La musica, gli anime, le ispirazioni
Da appassionati di anime e di Giappone non abbiamo potuto non chiedere ad Alain Parroni di dirci qualcosa sulla colonna sonora e la collaborazione con Shirō Sagisu, musicista di Neon Genesis Evangelion e Shin Godzilla tra gli altri: "Una collaborazione che nasce dall'esplorazione delle cose con cui sono cresciuto. Anche per dar ritmo alle scene usavamo le musiche di Evangelion e altri anime, allora ci siamo detti di provare a contattare direttamente lui. Sembrava impossibile, invece in quel periodo il nostro produttore Wim Wenders stava girando Perfect Days e aveva un contatto con il suo agente, così in 24 ore siamo riusciti a fargli vedere il film e ci siamo incontrati a Roma. Abbiamo capito subito che pur nelle differenze il nostro progetto aveva qualcosa in comune con i suoi lavori precedenti."