Un Natale a New York
Ventiquattro dicembre. Nelle strade affollate, in mezzo ai mucchi di neve, la gente si affretta a sbrigare le ultime incombenze. Al Rockfeller Center, sotto l'alto abete, si pattina sul ghiaccio. Nelle vetrine addobbate dai vetri appannati, angeli di vetro e decorazioni natalizie.
E' una New York nota, familiare e rassicurante, quella in cui si aggira - sola - Rose (Susan Sarandon), curatrice editoriale con una malinconica smorfia sul voloto, segnata da un divorzio e dedita assiduamente alla cura della vecchia madre malata di Alzheimer. Non più giovane, incapace di accettare le attenzioni che gli uomini le rivolgono, si prepara a trascorrere la giornata ignorando la sua solitudine ma non riuscendo a celare una invidia indulgente verso chiunque goda di una serena e lieta routine.
Nina (Penelope Cruz) è una giovane donna in carriera. E' fidanzata con un poliziotto di pattuglia. Progettano il loro futuro matrimonio e si preparano a passare le feste insieme. La gelosia ossessiva di Mike (Paul Walker) getta un'ombra sul loro amore e le strane attenzioni da lui subite da parte di un anziano cameriere complicheranno ulteriormente le cose portando Nina ad andare via di casa.
Julius Calvert (Marcus Thomas) è un giovane imbroglione di strada senza famiglia. Sperando di ritrovare il Natale felice, l'unico, di tanti anni prima, è pronto a ricorrere a mezzi estremi per raggiungere la felicità, anche solo per una notte.
Nel giro di ventiquattro ore, le storie di queste anime sole e inquiete si sfiorano e si intrecciano. Per tutti ci sarà l'occasione di donare e ricevere amore, di dare una svolta alla propria esistenza; per alcuni sarà vero miracolo, per altri un'occasione per ritrovare la speranza.
Il film zuccheroso di Chazz Palminteri procede spedito e fiducioso in un mare buoni sentimenti, lasciando dietro di sé una scia composta e sommessa di umana pietà. La coralità della sceneggiatura non convince appieno e alcune delle coincidenze di cui è costellata appaiono francamente incredibili, anche Natale, anche a New York.
Susan Sarandon è bravissima nel dare spessore e credibilità al suo sofferente personaggio, con una continua e ammirevole variazione di toni. Se le se ne desse la possibilità troverebbe il modo di apparire persino sexy, ma si decide invece di utilizzare l'occasione per realizzare una macchietta di gigolò di dubbio gusto, in una sequenza particolarmente poco riuscita ed eterogenea al resto del materiale girato.
Penelope Cruz appena sufficiente, ma la sua parte è davvero poco più che una spalla per il bravo Paul Walker. Uno straordinario Alan Arkin trova il modo di esaltare la doppia maschera del suo ruolo, sempre in bilico tra il tragico e il ridicolo.
La regia di Palminteri è egregia, e trova modo per prodursi in apprezzabili quanto discreti preziosismi. Il punto debole del film è rappresentato dalle scene di raccordo, quando la drammaticità scema e ci si dilunga in digressioni che non sortiscono altro effetto che quello di diluire le belle atmosfere che pure riesce a instaurare. La svolta gotico romantica nel finale è posticcia ed eccessiva, anche per un film di Natale.
Un amore sotto l'albero corre pericolosamente sul filo del ridicolo involontario senza scivolarci mai dentro con tutti e due i piedi. E' nel complesso un prodotto piacevole, apprezzabile per certi versi anche al di fuori del filone natalizio in cui si iscrive anche se, per intenderci, lontano anni luce dalla grazia di qualsiasi film di Frank Capra.
Spicca nel cast tecnico la presenza di Carol Spier, scenografa prediletta di David Cronenberg e inventrice delle capsule di teletrasporto de La mosca, qui alle prese con addobbi e lucine colorate. Molto curata la fotografia e la realizzazione in genere.