Quasi un milione di euro solo nel giorno di Pasquetta, con un totale che si avvicina ai tre per i primi 5 giorni di programmazione: Un mondo a parte è ufficialmente un successo di pubblico e sta confermando le sensazioni che avevamo avuto in quel di Pescasseroli, dove siamo stati accolti da produzione e cast nei luoghi in cui il film è stato girato, piccole località che noi turisti di città visitiamo e amiamo per i loro scorsi incantati per una visione idilliaca che si va a scontrare con le sfide e le difficoltà della vita quotidiana di chi invece le abita sempre. Di questo parla il film: ostacoli da superare quotidianamente, a cominciare dal poter tenere aperta la scuola elementare del paese immaginario di Rupe (che va a sostituire la reale Opi per creare qualcosa di universale) per mancanza di un numero sufficiente di bambini. Un ostacolo che il nuovo arrivato Michele, un Antonio Albanese in gran forma, e la vicepreside Agnese dell'altrettanto brava Virginia Raffaele devono operarsi per superare con ogni mezzo come vi abbiamo raccontato nella recensione di Un mondo a parte.
La montagna lo fa
C'è una frase ripetuta più volte nel film, "La montagna lo fa", che è naturale e centrata da dare la sensazione di essere un vero modo di dire di quelle zone. Non lo è, come ci hanno raccontato gli autori in conferenza, quindi ci è venuta la curiosità di capire quando questa realtà si è sedimentata, quando ha smesso di essere una battuta del film ed è diventata una sensazione reale nel corso del soggiorno di 6/8 settimane per le riprese del film. "Girando qui per sei settimane" ha spiegato Virginia Raffaele, "entrando a stretto contatto sia con il luogo che con gli abitanti c'è una sorta di cambiamento innaturale ma allo stesso tempo lo fa e ti dici 'forse è vero, forse la montagna lo fa'. E lo fa nel farti rendere conto che alla fine si vive bene anche con più semplicità, con meno cose."
"La montagna risolve, la montagna è imprevedibile, la montagna sorprende. E la montagna lo fa" ha confermato Antonio Albanese che corregge la collega: per lui le settimane di riprese sono state otto, perché ha iniziato anche a Roma per la sequenza iniziale di Un mondo a parte, ma ci tiene a ribadire che "percepite sono 12, perché sono state molto intense."
L'importanza dell'ironia
Si parla di temi importanti nel film. Non solo il diritto all'istruzione e alla scuola pubblica, ma anche il legame con il territorio e le scelte di chi, come il Duilio del film, decide di restare e costruire qualcosa sul posto, oltre alla natalità e altri temi che è bene affrontare per il nostro bene e per il nostro futuro. Un mondo a parte li affronta con l'arma dell'ironia, che può importante per far sì che questi temi entrino nelle menti degli spettatori e sedimentino lasciando spunti di riflessione. "Io reputo l'ironia una fortuna" ci ha confermato Antonio Albanese, "ho scoperto nel tempo che con l'ironia determinati temi si possono focalizzare meglio. Questa è una caratteristica che ha Riccardo Milani che mi trova sempre d'accordo, quella di raccontare temi delicati anche con ironia, anche con serenità e divertimento. E questo è un grande esempio."
I bambini del film
Non potevamo non chiedere qualcosa ai protagonisti riguardo quella che è un'ulteriore arma di questo film: i bambini (che "sono un'arma. Punto" ha specificato Virginia Raffaele!). I sette alunni della classe dell'Istituto Cesidio Gentile detto Jurico di Rupe più l'ottavo che interpreta il figlio di Agnese. "Li ha trovati in un campo di lavoro" scherza anche Antonio Albanese indicando il regista Riccardo Milani, ma aggiunge subito quanto sia stato bello lavorare con i piccoli "coprotagonisti" del film. "Ho fatto incontri, provini, di tantissimi bambini del territorio" ha spiegato Milani, "e il criterio è stata la rappresentatività, quanto questo modo di essere, di muoversi e di parlare fosse rappresentativo di questo luogo. E sono stati bravissimi, perché è vero che è difficile tenerli fermi e contenerli più di qualche ora, ma ti restituiscono tanto."
È d'accordo anche Virginia Raffaele che racconta come sia "una persona molto fisica e avere addosso tutti questi bambini che ti abbracciano è stato molto bello. Hanno un'energia e una purezza come tutti i bambini." Ma c'è una cosa che li differenzia dai coetanei di città, come ha specificato Milani: "sanno già fare molte cose. A sette o otto anni sanno fare cose che molti bambini di città spesso non sanno fare." Perché la montagna fa anche questo.