"Cinico TV fu un calcio in culo al linguaggio". Così parlò Carmelo Bene descrivendo il programma televisivo di Daniele Ciprì e Franco Maresco, andato in onda negli anni '90 su Rai 3. In dialogo diretto con il grande attore e drammaturgo, Maresco ha inseguito per anni il film sulla sua vita. Un'opera che però, quando sembrava finalmente vicina, si è sgretolata. Un film fatto per bene arriva in chiusura di Venezia 82, lo stesso giorno dell'uscita in sala il 5 settembre. Ed è senza dubbio il titolo cult di questa edizione.

Impazzito durante le riprese, o almeno così dicono i suoi collaboratori, è il racconto di un film mai concluso, che, nell'inseguire la figura di Bene finisce non soltanto per parlare dello stesso Maresco, ma diventa un'invettiva feroce contro tutto il cinema italiano. Nessuno escluso: produttori, attori, critici. Per il regista sono tutti megalomani, il "minimo sindacale del pensiero", impegnati ad annaspare accanto al corpo di "una puttana putrefatta morta prima di nascere: questo è il cinema".
Lo stesso Maresco non è esente dal delirio di onnipotenza: lo vediamo infatti definirsi il Carmelo Bene del 21esimo secolo, di cui adotta i modi tranchant e le frasi a effetto. Pessimista in modo irrimediabile (citando Pascoli dice: "Noi vaghiamo per l'universo su un atomo opaco del male", giusto per rimanere allegri), possiede contemporaneamente un senso dell'umorismo feroce e irresistibile. Chiunque abbia frequentato gli ambienti legati al nostro mondo dello spettacolo, dai festival alle trasmissioni televisive, non potrà non ridere di gusto. Per poi fermarsi a riflettere sul fatto che, tra previsioni di invasioni degli ultracorpi e rituali anancastici, Maresco ci sta dicendo in modo brutale che il cinema italiano è morto. E per aiutarne il definitivo trapasso con questo film ha deciso di inchiodare la bara.
Che fine ha fatto Franco Maresco?

Il confine tra realtà e finzione qui è sottilissimo: tra le voci chiamate a cercare di scoprire dove sia finito Maresco, scomparso dopo aver abbandonato il set, c'è anche quella vera di Andrea Occhipinti, produttore di Lucky Red, che ha effettivamente realizzato il film. Non è l'unico a interpretare se stesso: ci sono anche i camei del critico cinematografico Francesco Puma, mentre a farci da guida è Umberto Cantone, regista e filo conduttore, nonché co-sceneggiatore, di Un film fatto per Bene.
A un certo punto si parla di "filmicidio". E in effetti Maresco, nonostante accusi tutto il settore di aver ammazzato non soltanto questa sua ultima opera, ma l'arte stessa, mette in atto un vero e proprio autosabotaggio. "Il cinema è una controfigura di se stesso", dice. E tutta la rabbia per essersi visto contestato, messo da parte per via del suo lavoro scomodo e per nulla accomodante, viene fuori con forza, dichiarando il trapasso inequivocabile del cinema per come lo conosciamo. E soprattutto la sua inutilità.

Per Maresco girare un film oggi è inutile, perché a farla da padrone è la tecnologica, che è il "riscatto dei mediocri e di chi non sa fare niente". E ancora: "Un film oggi non si nega a nessuno" e quindi ha perso di significato. Eppure però Occhipinti e gli amici dell'autore hanno capito il potenziale delle immagini e del suo sarcasmo, finendo per convincerlo a completare il film. Il risultato è una creatura ibrida che tiene incollati allo schermo, diverte e racconta l'Italia di oggi con una lucidità impressionante, nonostante il caos da cui è nata. Maresco parla di morte (e le dà anche parola, citando Il settimo sigillo di Bergman) ma la sua creatura è viva e vitale più che mai. Imperdibile per tutti gli amanti del cinema (nonostante tutto).
Conclusioni
Divertentissimo, cinico, spietato: Franco Maresco è tornato. Anche se prima è scomparso: Un film fatto per bene è la storia folle di un biopic su Carmelo Bene diventato qualcosa di completamente diverso. La fuga del regista dal suo stesso set e la sua disperata ricerca da parte di amici e produttore per convincerlo a tornare e fargli terminare l'opera, diventa una satira feroce del cinema italiano e dell'Italia stessa. Il film cult di Venezia 82.
Perché ci piace
- Le frasi taglienti di Maresco.
- Le facce insolite e inconfondibili dei suoi attori.
- La satira feroce del cinema italiano (e del paese tutto).
- L'asinello.
Cosa non va
- Chi non conosce dall'interno gli ambienti legati al cinema italiano potrebbe perdersi molte battute e riferimenti.