La variabile impazzita che tira su l'umore (o l'abbatte definitivamente?) dopo undici giorni di film, diremmo, non propriamente ottimisti. Strano a dirsi, perché anche Un film fatto per Bene, che segna il ritorno (o il non ritorno) di Franco Maresco non è propriamente strabordante di positività. Tuttavia, nella caustica ironia dell'autore siciliano scorgiamo una verità liberatoria e catartica. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, sfuggendo però alla presenza dello stesso Maresco, "alieno e marziano" in un mondo inospitale che non lo comprende, racconta la travagliata e strabordante produzione del film su Carmelo Bene, inseguito per anni dal regista.

Un assurdo contro-backstage, nonché l'esasperato e rabbioso atto d'accusa di Maresco nei confronti di una macchina cinematografica che non lo prevede e non lo considera, nonostante la sua pregevole forma filmica. Uno scomodo, Maresco; uno irregolare, che può permettersi pure di non presenziare alla Mostra del Cinema di Venezia, facendo saltare di fatto anche la conferenza stampa ufficiale. "Ci abbiamo provato in tutti i modi a portarlo al Lido", spiega Andrea Occhipinti, produttore e distributore con la sua Lucky Red che, come vediamo nel film, ha staccato la spina alla produzione, esasperato da un progetto deragliato nella sua ambizione. Il materiale, oltre alle riprese dietro le quinte, comprende anche un montaggio del girato del film mai compiuto (rivelando tutta l'arte del regista), accompagnato dal viaggio assurdo di Umberto Cantone alla ricerca di un introvabile Maresco.
Un film fatto per Bene: intervista ad Andrea Occhipinti

Pur sempre in concorso, e pur sempre un film d'autore, Lucky Red ha colmato la prevedibile assenza di Franco Maresco lasciando spazio proprio ad Andrea Occhipinti, in un incontro stampa decisamente divertente. La riflessione parte dal ruolo del produttore, e da quanto sia complicato scendere a compromessi con i registi. "In questo caso è stato un incubo", dice ridendo Occhipinti. "Il film è durato quattro anni. Un continuo work in progress. Non sapevamo cosa sarebbe diventato. Ci dispiaceva, perché c'era tanto materiale interessante. Per un periodo con Franco non ci siamo parlati, era scomparso, come racconta il film". Effettivamente, ciò che vediamo e ascoltiamo in Un film fatto per Bene non è mai filtrato dalla finzione, essendoci solo e soltanto la verità di pensiero dell'autore.
Occhipinti, poi, continua: "Produttivamente, quello che teorizza Maresco è impossibile. Se devi pianificare non puoi non sapere quando finirà il lavoro. Uno dei suoi motti è "perché le cose vengano bene bisogna soffrire". Ecco, abbiamo sofferto molto. Ma sono contento del risultato, ci sono momenti divertenti, catastrofici, di riflessione sullo stato del cinema e sul mondo attuale. Tutta la difficoltà di un regista che si confronta con le dinamiche produttive. Maresco è un anarchico eretico. Come dice lui, è il Carmelo Bene del cinema italiano".
Il cinema è morto?
La censura (e torniamo ai tempi di Totò che visse due volte), le maschere, la "tecnologia che salva chi non sa fare nulla" (come dargli torto?), il naufragio dell'Italia e i linguaggi che si intrecciano. Spesso duri e severi. Ancora, le galline, la religione, gli immancabili asinelli e pure una folgorante citazione a Il settimo sigillo. In mezzo, una goduriosa staffilata alla critica cinematografica dei salotti televisivi, senza risparmiare niente e nessuno.

Soprattutto, Maresco non risparmia il cinema. Per lui, seguendo il pensiero di Carmelo Bene, "il cinema è morto". Un postulato complicato da accettare per un produttore. "Non penso che il cinema sia morto", dice Andrea Occhipinti nella nostra intervista. "Basta pensare a questa Mostra del Cinema di Venezia, ci sono tanti bei film. Quello è il suo punto di vista, e prova ad istillare il suo pessimismo a tutti, convincendoli della propria realtà".