Recensione Squadra 49 (2004)

Il film si propone di raccontare la vita, le emozioni, l'eccitazione e la paura di chi, quotidianamente, rischia la vita per lottare contro un nemico letale come il fuoco: il tentativo, purtroppo, è fallito, principalmente a causa di una sceneggiatura superficiale, che banalizza la vicenda e i suoi protagonisti.

Un film che non 'brucia'

Il pompiere Jack Morrison è impegnato in un'operazione di soccorso in un palazzo in fiamme: il vigile del fuoco riesce a condurre in salvo l'ultima persona rimasta imprigionata nello stabile, ma resta a sua volta prigioniero delle fiamme quando la struttura cede facendolo precipitare al piano sottostante. Ferito, l'uomo ripercorre la sua carriera nel corpo dei pompieri, partendo dal giorno della sua entrata in servizio, passando per l'amicizia con il capitano Mike Kennedy, l'incontro con la futura moglie, la tragica scomparsa di un compagno e la risoluzione ad assumere la mansione di quest'ultimo, quella di chi è in prima linea nelle operazioni di salvataggio.

Uscito sull'onda lunga (molto lunga, viene da dire, considerati i tre anni trascorsi) dell'emozione per i pompieri morti a New York nel crollo delle Torri Gemelle, questo film si propone di raccontare la vita, le emozioni, l'eccitazione e la paura di chi, quotidianamente, rischia la vita per lottare contro il fuoco e sottrarre le persone dal suo mortale abbraccio. Il tentativo, è bene dirlo subito, è sostanzialmente fallito, principalmente a causa di una sceneggiatura banale che caratterizza i personaggi principali in modo elementare, evitando accuratamente ombre e sfumature e appiattendo il tutto su un'insipida quanto risaputa dicotomia dovere/affetti. Non c'è profondità o complessità, nessun reale tentativo di penetrare la psicologia di chi quotidianamente mette a repentaglio la propria esistenza per lottare contro un nemico che rappresenta una delle paure ancestrali dell'essere umano. La stessa dimensione di "sfida" dell'uomo contro il fuoco è appena abbozzata, enunciata e mai sviluppata, da subito sostituita dalla pura e semplice enfasi "grafica" della spettacolarizzazione degli incendi. Lo spunto di base non è negativo in sé: l'idea di strutturare il film con una serie di flashback, con il protagonista che si trova a rievocare i ricordi più pregnanti della sua vita di pompiere in una situazione potenzialmente mortale, è sicuramente interessante (seppur non certo nuova), ma il modo in cui lo spunto viene affrontato è superficiale, insipido e intriso di sentimentalismo e retorica. Una retorica che fa capolino più volte (per esplodere letteralmente nel finale), tentando di forzare lo spettatore ad emozionarsi per le vicende di personaggi a cui la sceneggiatura ha deliberatamente negato ogni spessore. Una piattezza che pervade tutti i 105 minuti di film, interrotta soltanto dalle immagini degli incendi, che una regia comunque anonima offre come una sorta di narcotico sensoriale (complice anche un sonoro potente ed estremamente funzionale), unico, scontato contrappeso alla noia che molto presto diventa la vera protagonista del film.

In un quadro del genere, e con limiti di script così evidenti, il povero Joaquin Phoenix si sforza di fare il massimo che la supeficiale caratterizzazione del suo personaggio gli permette, riuscendo comunque ad offrire una prova dignitosa, probabilmente la migliore possibile per un personaggio di fatto bidimensionale; altrettanto non si può dire per un John Travolta monoespressivo, qui "adagiato" sulla pochezza della sceneggiatura, e purtroppo, a quanto pare, decisamente lontano dai tempi della "resurrezione" che Quentin Tarantino gli permise nel suo Pulp Fiction.
Non c'è molto altro da dire su un film che sembra un'opera costruita a tavolino per suscitare emozioni d'accatto, fallaci quanto i suoi bidimensionali protagonisti, di facile presa dato il tema trattato e i suoi legami con la storia recente. Ed è un bene, a parere di chi scrive, che il regista abbia almeno evitato di inserire, nei titoli di coda, inopportune "dediche" che, dato l'approccio superficiale al tema, sarebbero apparse quantomai ingiustificate e fuori luogo.

Movieplayer.it

2.0/5