"I gufi non sono quello che sembrano". E probabilmente neanche l'incipit della terza sospirata stagione de I segreti di Twin Peaks. Superati i 70 anni, David Lynch sente il bisogno di compiacere lo spettatore ancor meno di quanto abbia fatto nel corso della sua carriera. Il regista che ha chiuso col cinema regalandoci come testamento un'opera ostica e intraducibile come Inland Empire non è tornato a rimetter mano alla sua serie di culto per ripetersi o per il puro gusto del revival commerciale. Il ritorno di Twin Peaks - perché è proprio così che si intitolano i primi due episodi della nuova stagione, The Return - denuncia una rinnovata urgenza espressiva dell'autore del Montana. Intuire il senso di ciò che vuole esprimere il cineasta, però, non è così semplice. "Ognuno vedrà nella serie ciò che vuole" ci ha ammonito Lynch e guardando le prime allucinate immagini del nuovo Twin Peaks, mostrate in anteprima notturna da Sky Atlantic in concomitanza con gli Stati Uniti, capiamo immediatamente perché il regista abbia sentito il bisogno di mettere le mani avanti.
Twin Peaks è tornato, eppure a tratti sembra qualcosa di completamente diverso dal passato. A una prima visione i due episodi d'apertura del revival presentano una successione di sequenze, alcune assolutamente raccapriccianti, apparentemente slegate le une dalle altre. I nuovi episodi hanno la consistenza dei sogni, o meglio, degli incubi ancor più delle prime due stagioni dove bene o male l'ambientazione rurale nell'immaginaria Twin Peaks, cittadina boschiva al confine col Canada in cui tutti gli abitanti sono legati da misteriose relazioni, forniva una consistenza materica ai personaggi. A dominare erano i colori caldi del legno degli interni, delle camicie di flanella, della penombra dei cottage. In questa terza stagione le location esplodono e all'amata Twin Peaks si aggiungono New York City e Buckhorn, South Dakota. La stessa sigla così caratteristica, con i dettagli dei macchinari della segheria Packard Saw Mill in azione, lascia il posto a immagini astratte, acqua che scorre, pavimenti geometrici che si deformano. David Lynch sembra intenzionato a togliere ogni appiglio allo spettatore, spazzando via ogni legame con la realtà, per trascinarlo nei suoi incubi nuovi di zecca.
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Agent Cooper, where are you now?
Spiazzante fin dalle primissime immagini anche per la scelta di catapultarci in media res mostrandoci facce sconosciute. Come preannunciato dal battage pubblicitario, in Twin Peaks 3 ci sono due ordini di personaggi, quelli che abbiamo imparato a conoscere e amare nel corso delle prime due stagioni e un manipolo di volti nuovi per i quali il regista non si prende la briga di abbozzare una benché minima presentazione. Appaiono e scompaiono proprio come i protagonisti dei sogni. Al centro di tutto, però, c'è ancora lui, l'Agente Dale Cooper, cuore della serie tv. David Lynch mantiene la promessa fatta molto tempo e riparte proprio da lì dove tutto si era fermato. Nella celeberrima visione del nano danzante, Laura Palmer aveva sussurrato all'Agente Cooper "Ci rivedremo tra 25 anni". E in apertura di episodio è proprio lì che ritroviamo Cooper, seduto sulla stessa poltrona, circondato dai drappi rossi della Black Lodge, di fronte a Laura Palmer che ricompare lanciando nuovi sibillini messaggi nella lingua incomprensibile degli incubi per poi scomparire dopo aver lanciato un urlo terrificante.
Se l'Agente Cooper che ricordavamo e amavamo, lo Sherlock Holmes gentile e ironico armato di registratore, amante del caffé nero e della torta di ciliegie, è intrappolato in una sorta di limbo deformato da 25 anni, al suo posto a Twin Peaks circola un suo doppio violento e malefico. A interpretarlo è ancora una volta un Kyle MacLachlan che sfoggia un look da motociclista, giubbotto di pelle, capelli lunghi e incolti, modi rudi e violenti. Chi sia e cosa voglia questo doppelgänger che si accompagna ad altri figuri poco raccomandabili per il momento non è ancora chiaro.
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Chi si rivede
Insieme a Kyle MacLachlan, fanno la loro comparsa altri volti noti, il vice sceriffo di Twin Peaks Hawk (Michael Horse), Lucy (Kimmy Robertson) ed Andy (Harry Goaz), che a quanto pare sono ancora una coppia, l'eccentrico Dr. Jacoby (Russ Tamblyn), che ora vive in mezzo ai boschi, Shelly (Mädchen Amick) e James (James Marshall), Sarah Palmer (Grace Zabriskie), Ben Horne (Richard Beymer), che gestisce ancora il lussuoso Great Northern Hotel e l'amata signora Ceppo (Catherine E. Coulson, scomparsa alla fine delle riprese). E naturalmente Sheryl Lee, che di fronte a uno stranito Agente Cooper esclama sorridente "Sono morta, dunque vivo". Toccante vedere come David Lynch sfrutti il naturale invecchiamento degli attori indugiando sulle loro rughe, sui chili acquistati, sui segni inesorabili lasciati dal tempo sui loro corpi. La povera Signora Ceppo viene addirittura mostrata coi capelli cortissimi e con l'ossigeno al naso, di pari passo con la malattia che ha portato via la sua interprete.
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Il culto del male
Un giovane uomo se ne sta seduto in uno stanzone semivuoto a fissare una scatola di vetro. Ogni tanto una voce meccanica gli impartisce ordini che esegue rapidamente per poi tornare al suo posto a fissare la misteriosa scatola, compito affidatogli dal miliardario che lo ha ingaggiato. Se non siamo dalle parti del misterioso bottone di Lost da schiacciare poco ci manca. Ma qui l'enigma è ancor più oscuro e raccapricciante. Tanto più che poco dopo, quando un'avvenente amica dell'uomo lo convince a infrangere la regola di riservatezza, entrando con lui nella stanza della scatola, un evento orribile si verifica mentre i due sono impegnati a fare sesso. O forse è proprio il sesso a scatenare la violenza cieca del misterioso essere che compare nella scatola di vetro?
Nel frattempo nel South Dakota, a chilometri di distanza, una bibliotecaria viene ritrovata morta nel letto, ma quando la polizia solleva il lenzuolo scopre che la testa della donna è recisa e adagiata sul corpo decapitato di un uomo. Del delitto viene accusato l'amante della donna, un bonario preside interpretato da Matthew Lillard il quale proclama a gran voce la sua innocenza. Casi, questi, che sarebbero pane per i denti dell'Agente Cooper, se non fosse che lui è intrappolato nel Black Lodge insieme a Laura Palmer, al padre Leland e a un albero col cervello, mentre il suo doppio malefico si presenta a casa della moglie del preside commentando "Hai fatto bene. Hai seguito la natura umana alla perfezione" per poi freddarla.
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Vecchi e nuovi segreti si celano nei boschi
Dopo aver visto i primi due episodi, prevedere quale direzione intraprenderà Twin Peaks è impossibile. Ha un senso tutto ciò che abbiamo visto? Ci porterà da qualche parte o è solo un incastro di raffinati giochi di prestigio confezionato da David Lynch per catturare la nostra attenzione e farci girare a vuoto da un mistero all'altro? A comporre la terza stagione sono stati annunciati 18 episodi perciò la strada è lunga e prima di arrivare alla fine del cammino ci attendono stranezze di ogni genere. Per adesso David Lynch ci chiede tanta pazienza e una massiccia dose di sospensione dell'incredulità. In cambio ci offre un agente Cooper che si sposta nello spazio e nel tempo, mostruose apparizioni di Bob, enigmatiche sentenze del Ceppo e detenuti che si smaterializzano nel nulla. Per stare al suo gioco dobbiamo spogliarci dei pregiudizi e accogliere ogni eccentricità, visto che Lynch sembra intenzionato a celare le connessioni tra gli eventi il più a lungo possibile costruendo episodi dominati dalla logica del sogno sia a livello formale che tematico. A tratti, soprattutto nei momenti in cui Lynch sfodera la sua proverbiale ironia, Twin Peaks riacquista il sapore di un tempo, ma le sequenze più terrificanti e gli enigmi cifrati di cui i dialoghi sono abbondantemente cosparsi ci ricordano che David Lynch è un maestro nel costruire la tensione e non si accontenta di sfruttare l'effetto nostalgia. Nel corso della nuova stagione ci attende un viaggio tortuoso, oscuro, pieno di imprevisti e misteri da decifrare. L'obiettivo primario, per lo spettatore, sarà uscire vivo dai boschi ancora una volta.
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4.0/5