30 Rock e Mad Men, ma anche Alec Baldwin, Glenn Close e Bryan Cranston: a guardare la lista dei vincitori degli Emmy sembra di essere tornati indietro di un anno, con l''unica novità nelle categorie principali di Toni Collette per United States of Tara. Mancanza di coraggio nell'assegnare i premi o semplice riconoscimento di una valore che possiamo definire assoluto?
Che 30 Rock sia la miglior sit-com in circolazione, o quantomeno la più originale con The Office, è un dato di fatto; che Mad Men brilli per scrittura, analisi del periodo storico in cui è ambientata e messa in scena è un'altra certezza ampiamente riconosciuta; che le prove dei suddetti quattro protagonisti siano decisamente positive è un altro dato indiscutibile. Perchè allora ci stupiamo se le prestigiose statuette finiscono nelle stesse mani dell'anno precedente? Non avremmo forse criticato le scelte se, per esempio, il pur bravo Jim Parsons avesse strappato l'Emmy dalle mani esperte di Baldwin? Non avremmo fischiato virtualmente se How I Met Your Mother - E alla fine arriva Mamma! si fosse imposta sulla ben più ricercata serie NBC scritta da Tina Fey?
Si tratta però di casi isolati in un panorama che nel corso degli ultimi due anni ha offerto ben poco di nuovo e vitale, cancellando alcuni show interessanti come Pushing Daisies e confermando altri che si trascinano senza capo nè coda, come Heroes.
Se mancanza di coraggio c'è stata nel corso di quest'anno, è forse da ricercare nelle produzioni messe in cantiere dai tanti canali USA che nella stagione appena conclusa hanno ancora fatto i conti con gli strascichi dello sciopero degli sceneggiatori e con la volontà di assecondare un pubblico che in molti casi è presente soprattutto nella mente dei network e sui tabulati degli ascolti televisivi.
Qualcosa però sembra muoversi e ci lascia sperare in un'annata che si annuncia sin dalle prima battute diverse delle precedenti.
In primo luogo quella che sta per iniziare è la prima stagione da quindici anni a questa parte che non ha E.R. - Medici in prima linea nei suoi palinsesti, prontamente sostituita da una manciata di medical drama a partire già dalla scorsa estate, con ogni rete a dare la sua interpretazione del genere, dalla solita irriverenza di casa Showtime in Nurse Jackie, al ben più classico Hawthorne, fino alla brillante Royal Pains di casa USA Network; il tutto in attesa di una nuova invasione di medici, paramedici ed infermiere pronta a partire a breve in Mercy, Trauma e Three Rivers.
Intanto si consolida la posizione di Joss Whedon in casa Fox, che ha rinnovato Dollhouse investendo proprio su di lui come autore, per una seconda stagione che proprio ai fan irriducibili del papà di Buffy sembra rivolgersi, introducendo nel cast alcuni dei suoi attori/feticcio, da Alex Denisof a Summer Glau, e molti altri cari al panorama nerd friendly, come Jamie Bamber proveniente da Battlestar Galactica.
Voglia di novità in casa Fox confermata da un'altra delle nuovo serie mid-season dello scorso anno, quel Lie to Me che ruotava attorno alla figura carismatica di Tim Roth, ma che ha dimostrato in 13 episodi di avere delle buone basi per osare ancora di più nel corso del nuovo anno. E mentre i canali via cavo continuano la loro ricerca di autorialità, con la HBO che darà il benvenuto a Martin Scorsese tra le file dei suoi cavalli di razza per Boardwalk Empire, previsto all'inizio del 2010, e la Showtime pronta a dar vita ad una nuova serie di episodi del serial killer più amato della TV, Dexter, la CW, giunta al suo terzo anno di vita, sembra finalmente aver trovato una propria identità meglio definita, decidendo di puntare su show in cui glamour e scandalo la fanno da padroni, show realizzati tenendo in mente un pubblico più giovane, che ha dimostrato di apprezzare da subito la novità The Vampire Diaries, che ha debuttato la scorsa settimana con quasi 5 milioni di spettatori, record assoluto per il giovane network ed il suo giovane pubblico, per il quale la cupezza di Supernatural, anch'essa giunta al suo ultimo anno, inizia a risultare troppo matura.
Di carne al fuoco ce n'è finalmente tanta e, pur continuando ad amare 30 Rock ed apprezzare la performance di Glenn Close in Damages, ci auguriamo di poter vedere dei volti nuovi il prossimo anno sul palco degli Emmy.