Parlare di salute mentale nel 2024 non è solamente importante, ma diremmo fondamentale. Potremmo sembrare un disco rotto in questo, tra comunicazione e audiovisivo negli ultimi anni, tuttavia dato ciò che accade intorno a noi è davvero bene sensibilizzare su quest'argomento e sdoganarlo del tutto; far capire che è importante prendersene cura tanto quanto di quella fisica, investirci tempo e denaro perché ne trarremo beneficio negli anni a venire, far comprendere che non è qualcosa da prendere sottogamba o di cui bisogna vergognarsi (come parlare con un terapista, di cui forse avremmo bisogno tutti, nessuno escluso).
Lo ha fatto decisamente bene il libro autobiografico di Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza, divenuto poi una serie due anni dopo che ne ha replicato la capacità di veicolare un messaggio. Ora, due anni dopo, ci ritroviamo con una seconda stagione, inizialmente inaspettata (dal 26 settembre su Netflix), con la quale fin dalle prime battute è evidente come tutti, dai produttori agli interpreti fino all'autore del romanzo stesso, coinvolto nella scrittura, si siano messi di buona lena per non portare semplicemente il compito a casa.
Tutto chiede salvezza 2: guardare dall'altra parte
Nei nuovi cinque episodi (come cinque settimane) della serie, sempre prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, torniamo tra le mura di Villa San Francesco, due anni dopo gli eventi del ciclo inaugurale. Daniele e Nina (due sempre ottimi Federico Cesari e Fotinì Peluso) non solo sono diventati genitori della piccola Maria, ma si sono anche lasciati e li ritroviamo nel pieno di una battaglia legale per la custodia della piccola. Lui avrà cinque settimane (per l'appunto) per dimostrare al tribunale la sua idoneità a condividere la bambina, e non poteva capitare nel momento "peggiore", o meglio più delicato, ovvero l'inizio del suo tirocinio da infermiere proprio in quella "nave dei pazzi". Con grande coraggio e un pizzico di incoscienza che l'ha sempre contraddistinto, abbinata ad una grande sensibilità, il ragazzo ha infatti deciso non solo di studiare ma anche di provare ad aiutare chi si trova nella situazione in cui stava lui non molto tempo prima, e da cui comunque non è totalmente "guarito" (non si guarisce dalla malattia mentale, la si salvaguarda costantemente).
Nuovi pazienti nella serie Netflix
In questo suo ritorno alla clinica, non ritroverà solamente gli infermieri e i medici dei quali ora sarà "collega" - il Pino di Ricky Memphis e la Rossana di Bianca Nappi, l'Alessia di Flaure BB Kabore, il Dott.Mancino di Filippo Nigro e la Dott.ssa Cimaroli di Raffaella Lebboroni - ma anche nuovi pazienti di cui provare a prendersi cura, essendoci passato in prima battuta. Drusilla Foer è Matilde, che combatte ogni giorno con la propria non-voglia di stare al mondo e soprattutto con quale identità; Vittorio Viviani è Armando, un anziano che fa avanti e indietro per le cliniche; Samuel Di Napoli è Rachid, un immigrato campione di calcio che ha avuto un'ascesa e una discesa ugualmente rapide, e Marco Todisco è infine Paolo, un avido lettore sempre immerso nei libri.
Lettore avido, proprio come lo era il Mario di Andrea Pennacchi, che torna sotto forma di flashback insieme agli altri ex pazienti del TSO, e di cui arriva anche uno strascico nella vita di Daniele: Angelica (Valentina Romani), la figlia estraniata dell'uomo.
Tutto chiede salvezza è la migliore serie italiana: Francesco Bruni ce ne racconta i segreti
La parola chiave è empatia
Tra vecchi e nuovi volti, quella che si conferma come una delle migliori serie italiane di Netflix, torna quindi a provare ad emozionare il pubblico riportandolo nella vita di Daniele, Nina e gli altri protagonisti e a sensibilizzarlo su nuovi aspetti legati alla malattia mentale. Non solo: prova a fargli guardare anche l'altro lato della barricata, analizzando e denunciando ancora una volta le falle del sistema, come se passassimo tra davanti e dietro la macchina da presa.
La regia di Francesco Bruni, calda e accogliente, aiuta in questo, nel provare istintivamente empatia verso queste creature così fragili, così danneggiate e proprio per questo così dannatamente vicine a noi. Si provano a ribaltare i cliché e gli stereotipi, come quelli legati al personaggio di Rachid, e divengono tutti preziosi in questo nuovo viaggio emotivo tra passato, presente e futuro dei protagonisti - compresi i genitori, menzione speciale per le due madri di Daniele e Nina, interpretate ancora da Lorenza Indovina e Carolina Crescentini, di cui scopriamo nuovi aspetti. Insomma, un gruppo di personaggi da amare, per cui fare il tifo. Tutti alla ricerca di un futuro da scrivere.
Conclusioni
La seconda stagione di Tutto chiede salvezza non sceglie la strada più facile, replicando gli schemi narrativi della prima con una ricaduta dei personaggi, ma li amplia ed evolve, portandoli dall’altro lato della barricata attraverso la figura di Daniele, ora infermiere tirocinante al TSO dove era stato ricoverato. Non più una settimana, ma cinque da affrontare per dimostrare la propria idoneità alla custodia della piccola Maria, mentre prova non solo a trovare un proprio posto nel mondo ma soprattutto accanto a Nina, insieme a tutti gli altri personaggi, medici e pazienti, di quel carrozzone ambulante e pieno di incertezze chiamato vita. Tra i nuovi arrivati spiccano sicuramente Drusilla Foer, Valentina Romani e Samuel Di Napoli.
Perché ci piace
- Federico Cesari e Fotinì Peluso sono una conferma di bravura e sensibilità.
- La scrittura di Daniele Mencarelli, che non si adagia, e la regia di Francesco Bruni, che la abbraccia totalmente.
- Le new entry che arricchiscono il racconto.
- La critica al sistema e la sensibilizzazione su nuovi aspetti della malattia mentale.
Cosa non va
- Un viaggio emotivo profondo che richiede cuori forti.
- Forse alcuni personaggi e alcune storyline potevano essere sviluppati di più.