Manuel Agnelli, vincitore del David di Donatello per la migliore canzone originale presente nella colonna sonora di Diabolik dei Manetti Bros, presta la sua voce al nuovo docu-film diretto da Ernesto Pagano e prodotto in Italia da Laboratoriorosso, dell'acclamato fotografo di antichità Sandro Vannini, in collaborazione con Nexo Digital di Franco di Sarro. Come riportato in questa recensione di Tutankhamon. L'ultima mostra, Vannini, oltre a ricoprire il ruolo di produttore e direttore della fotografia, appare anche nel documentario che lunedì 9, martedì 10 e mercoledì 11 maggio 2022 sarà proiettato in ben 300 sale italiane, festeggiando il centenario dalla scoperta della tomba del faraone che ha rivoluzionato per sempre la storia dell'archeologia.
La voce e l'ultima mostra
La voce di Manuel Agnelli, appassionato di Antico Egitto sin dalla sua visita alla tomba di Tutankhamon avvenuta nel 1996, ci guida in questo stupefacente viaggio attraverso l'Antico Egitto, andando a sostituire Iggy Pop: l'invidiabile narratore del documentario in lingua originale. Nella mostra itinerante figurano ben 150 manufatti dalla tomba del re egiziano, il numero più grande mai esposto al di fuori dell'Egitto. La mostra, che ha toccato svariate città, dal Giappone agli Stati Uniti, da Parigi a Londra, sarebbe dovuta continuare fino al 2023 ma è stata interrotta a causa della pandemia: da allora il governo egiziano ha decretato che il leggendario faraone e il suo tesoro non lasceranno mai più il Paese.
Anche il docu-film, che inizialmente doveva essere rilasciato nel 2020, è stato colpito dalla pandemia e a questo proposito Rosella Gioffré di Nexus Digital ha dichiarato: "Siamo più che felici di questo ritardo perché stiamo per celebrare il centenario della scoperta". Come accennato in precedenza il film accosta il processo di preparazione della mostra itinerante, lanciata a Los Angeles nel 2019, alla storia della scoperta della tomba del faraone: solo 150 dei 5300 oggetti ritrovati nella tomba di Tutankhamon partono dall'Egitto per questo lungo viaggio, dopo essere stati assicurati per poco meno di un miliardo di dollari.
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I protagonisti della storia
I protagonisti della storia della scoperta sono Harry Burton, l'egittologo che per primo fotografò i reperti rinvenuti nella tomba del faraone, Lord Carnarvon, il finanziatore delle campagne di scavo, e Howard Carter, colui che scoprì la tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re nel novembre del 1922. Il secondo filone narrativo, invece, mostra allo spettatore il contenuto della tomba del celeberrimo re: dalla selvaggina conservata vicino al sarcofago al fine di accompagnarlo lungo il suo cammino nel mondo dei morti, fino alle due celebri statue dei guardiani che vengono accuratamente imballate dagli operai del museo del Cairo in vista del viaggio che stanno per intraprendere. In seguito, la leggenda di Tutankhamon e la genesi del mito della maledizione del suo sepolcro, diffuso dai giornali sin dall'epoca che seguì la scoperta della tomba nel 1922, vengono esplorati da alcuni esperti che attribuiscono la spasmodica ricerca di un contatto con il mondo dei morti alle perdite causate dalla Prima guerra mondiale. Fu grazie a queste leggende metropolitane, dalle quali nacque perfino il celebre personaggio horror de La mummia, che Tutankhamon si trasformò in fretta nel più famoso faraone dell'età moderna.
La parola del narratore
Manuel Agnelli in persona ha tentato di spiegare che cosa rende il soggetto del docu-film uno dei personaggi più misteriosi della storia: "Ho provato subito un grande entusiasmo nell'accettare di prendere parte a questa avventura perché in realtà, da piccolo, avrei voluto fare l'archeologo. Poi ho avuto l'occasione di visitare i luoghi che avevo studiato. Così lavorare al film è stato come un cerchio che si chiudeva. E poi Tutankhamon è diventato una sorta di rockstar e, come succede alle rockstar, le persone si immaginano di provare le tue emozioni, di conoscere la tua vita... Quello che affascina di lui è proprio il mistero. Per questo forse è bene che non sia mai svelato, mai sconfitto. È il mistero che rende Tutankhamon così tanto evocativo e poetico."
Le fotografie di Vannini
Le splendide fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, che ha specificato di essere "la persona che ha fotografato il tesoro di Tutankhamon più di tutti al mondo", nonché l'unico ad aver avuto acceso al tesoro prima della partenza della tournée della mostra KING TUT. Treasures of the Golden Pharaoh, ci guidano per tutto il racconto fino alla la rivolta di Piazza Tahrir nel 2011: gli scatti del fotografo in quest'occasione si rivelarono essenziali per il restauro di alcune statue danneggiate durante l'incursione di alcuni ladri che, dopo aver scoperto che non erano di oro massiccio, abbandonarono gli oggetti sul pavimento del Museo egizio del Cairo.
Secondo gli antichi egizi, la vita di uomo finiva due volte: la prima quando la sua anima abbandonava il corpo e la seconda dal giorno in cui non ci sarebbe più stato nessuno sulla terra a pronunciare il suo nome. Il documentario suggerisce, con mirabile puntualità, che sia proprio questo ad essere accaduto a Tutankhamon. Ma grazie alla scoperta di Howard Carter, avvenuta 3300 anni dopo la morte del faraone, tutti sono tornati a dire il nome del giovane re, donandogli la vita eterna che aveva sempre desiderato: "Quando pronunci il nome di un defunto egli vivrà di nuovo".
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Tutankhamon. L’ultima mostra, sottolineando come si tratti di un documentario ben realizzato, con qualche problema di ritmo, sul viaggio finale del leggendario faraone.
Perché ci piace
- È documentario ricco di testimonianze interessanti.
- Il ritratto del faraone è piuttosto completo nonostante la breve durata del film...
Cosa non va
- Ma la narrazione a tratti tende a perdere il ritmo.
- La voce di Manuel Agnelli non si fonde bene con il contesto.