Truth Be Told, la recensione: un cast di talento non salva un crime drama poco brillante

Truth be Told: la recensione della serie di Apple TV+ con Octavia Spencer e Aaron Paul, divisa tra crimini e drammi personali.

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Truth be Told: una foto di Octavia Spencer e Aaron Paul

A volte non basta un cast di altissimo livello, che comprende Octavia Spencer e Aaron Paul, per sostenere una serie tv che delude le aspettative, pur avendo dei pregi che cercheremo di evidenziare in questa recensione di Truth Be Told, progetto prodotto per Apple TV+ che si ispira al romanzo Are You Sleeping scritto da Kathleen Barber.
Sfruttando, come accade ormai spesso nel panorama televisivo, l'espediente di un podcast che si occupa di crimini e casi irrisolti, la serie creata da Nichelle Tramble Spellman fatica più del dovuto a trovare un approccio originale alle tematiche affrontate, non riuscendo a dare spessore ai personaggi principali e ritmo alla narrazione.

Sulla carta la serie aveva tutte le carte in regola per seguire il successo di titoli come The Morning Show, che ha conquistato la critica e il pubblico, invece appare quasi un passo falso per il nuovo servizio di streaming che ha debuttato da pochi mesi e cerca di trovare il proprio posto tra le preferenze del pubblico nonostante la concorrenza agguerrita di Netflix e di Disney+.

Un errore che ha conseguenze su tre famiglie

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Truth be Told: Octavia Spencer in una foto della serie

Al centro degli eventi di Truth Be Told c'è Poppy Parnell (Octavia Spencer): una giornalista che è diventata famosa nel 1999 dopo essersi occupata dell'omicidio di Chuck Buhrmann, un professore di Stanford. I suoi articoli e le sue indagini personali, all'epoca, sono risultati essenziali per convincere la giuria a condannare il diciassettenne Warren Cave, vicino della vittima, ma dopo diciannove anni alcune nuove prove sembrano dimostrarne l'innocenza. Una delle due figlie di Chuck, Lanie (Lizzy Caplan), potrebbe infatti aver mentito durante la sua testimonianza e Poppy è determinata a scoprire la verità. La reporter, ora star di un podcast, contatta quindi Melanie (Elizabeth Perkins), la madre malata terminale di Warren (Aaron Paul), e riesce a incontrare il giovane che è stato duramente segnato dagli anni trascorsi in carcere, oltre a farsi aiutare dall'ex detective e suo ex amante Markus Knox (Mekhi Phifer) per scoprire i segreti del caso.
Le due gemelle Josie e Lanie Buhrman, nel frattempo, si ritrovano per la prima volta dopo molti anni a causa di un lutto in famiglia, e il rapporto della protagonista con il padre "Shreve" (Ron Cephas Jones) e le due sorelle Desiree e Cydie (Tracie Thomas e Haneefah Wood) è particolarmente intricato e complesso.

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Un cast di talento non sfruttato nel migliore dei modi

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Truth Be Told: Lizzy Caplan in una foto della serie

Dopo un primo episodio in cui gli autori riescono a suscitare interesse e curiosità nei confronti del mistero al centro della trama, Truth be Told perde progressivamente di vista gli elementi che avrebbero potuto decretarne il successo e si limita a proporre un crime drama piuttosto tradizionale e senza un'adeguata tensione emotiva.
Octavia Spencer riesce a rendere interessante il personaggio di Poppy, la cui vita privata e professionale è in netto contrasto con quella della sua famiglia che sembra non essere estranea al mondo del crimine. L'attrice non può però fare molto nell'elevare la qualità degli script che rendono la figura di Poppy una reporter poco razionale e fin troppo disposta a giungere a conclusioni affrettate senza riflettere sulle conseguenze delle proprie parole. Per quanto riguarda questo aspetto del personaggio appare poi del tutto superficiale la rappresentazione del suo lavoro, senza mai rendere comprensibile l'accoglienza riservata al podcast di Poppy o spiegare perché la ricostruzione di una giornalista sia stata così rilevante nel condannare un minorenne per un crimine così drammatico.
Aaron Paul dimostra ancora una volta di essere a proprio agio con un personaggio tormentato e segnato dalla vita e, in stile Jesse Pinkman di Breaking Bad, fa emergere solo episodio dopo episodio i lati più sensibili e vulnerabili di una persona che ha trascorso oltre metà della sua vita in prigione, affrontando una realtà dura e che l'ha costretto a compiere dei compromessi pur di sopravvivere.
Lizzy Caplan è invece al centro delle scene meno convincenti della stagione: quanto accade alle due sorelle gemelle, tra flashback gestiti visivamente in modo poco brillante, dovrebbe alimentare la curiosità nei confronti dell'omicidio ma, al contrario, fa raggiungere alla narrazione dei picchi di assurdità che rendono davvero difficile allo spettatore non chiedersi che direzione voglia prendere la storia, tra un passato all'insegna della violenza e un presente pieno di segreti.
Il personaggio di Owen Cave, il padre di Warren, è stato poi affidato a Brett Cullen e l'attore è il più penalizzato da una struttura narrativa costruita per portare gli spettatori a delle conclusioni e poi ribaltare la situazione con nuovi indizi e scoperte, rendendo la figura dell'ex poliziotto un insieme di stereotipi. La sceneggiatura non esita nemmeno a inserire nel racconto tematiche sociali e affrontare questioni razziali, proponendo l'arresto di una delle sorelle di Poppy, ma nemmeno l'innegabile talento di Ron Cephas Jones riesce a rendere stimolante e coinvolgente quell'elemento del racconto che rimane costantemente in secondo piano. Appare inoltre poco rilevante il triangolo sentimentale esistente nella vita di Poppy.

Una sceneggiatura poco convincente

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Truth Be Told: Aaron Paul in una foto della serie

La serie di Apple TV+, più che addentrarsi nell'indagine, si concentra purtroppo sulle dinamiche esistenti nelle tre famiglie al centro degli eventi. Il rapporto tra genitori e figli viene quindi esplorato da diverse prospettive e, se Aaron Paul riesce a interpretare con bravura la sofferenza di un giovane diventato adulto troppo in fretta e senza poter contare sull'amore dei genitori, Octavia Spencer non gestisce in modo convincente i contrasti esistenti nella sua quotidianità e i sentimenti che la legano al marito e al suo ex.

La sceneggiatura di Truth Be Told introduce nei primi cinque episodi molti elementi che vengono però rapidamente abbandonati, senza nemmeno offrire un'indagine accurata per quanto riguarda il tentativo di individuare il colpevole dell'omicidio avvenuto due decenni prima.
La fotografia creata per lo show enfatizza la freddezza che contraddistingue l'intreccio, mentre i registi coinvolti nella realizzazione del progetto non si distinguono particolarmente, limitandosi a svolgere il proprio lavoro in modo onesto e provando a valorizzare le interpretazioni del cast.

Conclusioni

Come abbiamo provato a raccontare nella nostra recensione di Truth be told, evitando il più possibile spoiler, la serie Apple TV+ si inserisce nella scia di molti crime drama proposti negli ultimi anni sugli schermi, senza però proporre nulla di realmente originale. La bravura del cast, guidato da Aaron Paul e Octavia Spencer, tiene a galla una serie che prometteva di distinguersi e offrire un mistero intrigante e invece si limita a intrecciare stereotipi e drammi personali in modo non ispirato e nemmeno socialmente rilevante. Non basta però nemmeno il talento degli interpreti a mettere in secondo piano i passaggi a vuoto della sceneggiatura e la poca cura nel delineare situazioni e personaggi.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Il cast di ottimo livello sostiene il peso di una sceneggiatura non brillante.
  • L'atmosfera è stata creata con attenzione per enfatizzare le emozioni provate dai protagonisti.
  • Aaron Paul regala un'altra interpretazione ricca di sfumature.
  • Il crimine alla base della storia intriga quanto basta per seguire gli episodi.

Cosa non va

  • La sceneggiatura è delineata in più momenti a grandi linee e procedendo per stereotipi.
  • Il dramma delle tre famiglie rischia di diventare poco credibile.
  • L'indagine viene affrontata in modo piuttosto superficiale e frettoloso.