Recensione Be Cool (2005)

Sebbene i dialoghi siano molto serrati e la sceneggiatura si svolga con ritmo brillante e apprezzabile varietà di situazioni, il plot è poco più di un pretesto per presentare in azione una gustosa parata di macchiette.

Travolta e Thurman di nuovo in pista

Be Cool segna il ritorno di John Travolta nel ruolo di Chili Palmer, il gangster divenuto produttore già protagonista di Get Shorty. Stavolta però Chili ha abbandonato l'effimera industria del cinema per dedicarsi a quella della musica, mescolandosi alla mafia russa e ai rapper dei ghetti e prendendo sotto la sua ala protettrice una giovane cantante piena di talento. Il tutto con la complicità e la partecipazione della bella Edie (Uma Thurman) neo vedova di uno sfortunato produttore discografico.

Dalla sala d'incisione a un concerto degli Areosmith, fino agli MTV Music Awards, Chili sa come manipolare gli eventi perché tutto vada alla sua maniera, mescolando furbizie da strada e raffinate tattiche di negoziato. Ma questo è un business pericoloso, e sono in molti ad aspettare il grande colpo...

Be Cool è una divertente commedia basata sui personaggi più che sulle battute o sulle gags. Un film che sa di essere un film interpretato da star che recitano la parte di star. Sebbene i dialoghi siano molto serrati e la sceneggiatura si svolga con ritmo brillante e apprezzabile varietà di situazioni, il plot è poco più di un pretesto per presentare in azione una gustosa parata di macchiette. In questo senso stonano forse un po' la "normalità" e l'innocenza di Linda Moon, la cantante nera di cui Chili si fa pigmalione, mentre è apprezzabile per coerenza la scelta di mantenere sullo sfondo l'attrazione di Chili per Edie.

Pervaso da un'atmosfera scanzonata e terribilmente alla moda, popolato da personaggi che si muovono molleggiando, affollato di stereotipi rappresentativi del mondo dello star system (o per lo meno di quel mondo come appare sulle copertine patinate delle riviste, quando auto-promuove il suo mito estremizzando i suoi vizi e le piccole e grandi manie). Vi si respira un'aria profondamente cool che, oltre a onorare il suo titolo, lo inserisce in quel variegato filone del cinema americano che sembra farne il tratto distintivo: molta ironia, iperrealismo spinto fino alla caricaturizzazione nella rappresentazione della violenza, continue contaminazioni tra la finzione scenica e l'effimera realtà di un universo fatto comunque di finzione, look a metà strada tra una sfilata di haute couture e l'inaugurazione di un locale all'ultimo grido, con onnipresente colonna sonora in tema.

Le citazioni abbondano, le auto-citazioni (oltre ai richiami a Get Shorty - di cui Be Cool è una sorta di sequel - spicca l'esibizione di ballo della coppia Travolta-Thurman) anche, a più livelli narrativi, ma senza mai risultare eccessivi e senza lasciar trapelare fastidiosi segni di autocompiacimento. Merito anche di una regia sobria che non si mette in mostra (l'aggiunta di altre componenti meta-cinematografiche sarebbe stata probabilmente letale), ma si limita a mostrare.

Il cast è spaziale. Una coppia di superstar eternamente sulla cresta dell'onda (John Travolta e Uma Thurman) come protagonisti, grandi nomi di sicuro richiamo a ricoprire i ruoli minori (Harvey Keitel, Danny DeVito, James Woods), ottimi attori come co-protagonisti (notevole l'ottima prova della coppia Vince Vaughn - The Rock). A far da contorno attori non attori come Cedric The Entartainer e André Benjamin degli Outkast (la loro band di gangtsa rappers è sicuramente una delle cose più esilaranti) e Steve Tyler degli Aerosmith a interpretare sé stesso.

Un film programmaticamente frivolo che viaggia allegramente sulle ali della fama del materiale di partenza (il cast e il ricordo del divertente Get Shorty) e che ha almeno l'indiscutibile merito di non farne scempio.