Transformers: War for Cybertron – Kingdom, recensione del capitolo finale della trilogia Netflix

La recensione di Transformers: War for Cybertron - Kingdom, miniserie conclusiva della trilogia di Netflix basata sul franchise Hasbro.

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Transformers: War for Cybertron: una scena del primo capitolo

C'è un che di strano nello scrivere la recensione di Transformers: War for Cybertron - Kingdom, terza e ultima miniserie del ciclo commissionato da Netflix a partire dall'omonima linea di giocattoli lanciata dalla Hasbro nel 2018. Strano perché questo ciclo si conclude proprio mentre il versante cinematografico live-action si appresta a tornare esplorando territori simili, inserendo nella continuity per il grande schermo elementi dell'universo di Beast Wars, franchise subordinato a quello principale che racconta il conflitto tra due fazioni di Transformers la cui peculiarità è quella di assumere sembianze animali anziché camuffarsi da veicoli di vario genere. E strano perché molto probabilmente, al netto delle origini animate degli adattamenti audiovisivi dell'universo ideato dalla Hasbro, molto probabilmente la Paramount farà un lavoro più soddisfacente rispetto a Netflix, il cui operato è stato criticato aspramente anche da volti storici del franchise.

Transformers - L'ultimo cavaliere: una scena del film
Transformers - L'ultimo cavaliere: una scena del film

Per l'esattezza, al momento del lancio della prima miniserie un anno fa, non sono mancati i commenti negativi da parte di nientemeno che Peter Cullen, storica voce di Optimus Prime dal 1984 a oggi (inclusi i film). Cullen, rispondendo alla domanda di un fan durante una convention alla quale è solito partecipare con il collega e amico Frank Welker (voce di Megatron, Soundwave e altri personaggi), ha chiarito che né lui né Welker (ma anche altri doppiatori associati al franchise come Corey Burton e Charlie Adler) avrebbero partecipato al progetto, perché per risparmiare Netflix aveva deciso di scritturare doppiatori non iscritti al sindacato degli attori, attualmente noto come SAG-AFTRA. Una mossa generalmente malvista nel campo dell'animazione in generale, perché il più delle volte comporta l'uso di voci non particolarmente efficaci ma disponibili a tariffe inferiori rispetto al minimo sindacale (i membri SAG-AFTRA, per contratto, oggigiorno non possono essere pagati meno di circa 900 dollari a sessione), e soprattutto nel contesto del franchise dei Transformers che in passato ha sempre saputo trovare le voci giuste (anche i tanto criticati film di Michael Bay sono ineccepibili da quel punto di vista), prima che la mossa di Netflix indebolisse parzialmente il brand.

Mitologie incrociate

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Transformers: War for Cybertron: un'immagine tratta dalla serie

Transformers: War for Cybertron - Kingdom espande ulteriormente la storia del conflitto tra Autobot e Decepticon coinvolgendo anche le fazioni animalesche note come Maximal e Predacon, mentre sopra di loro continua ad aleggiare la minaccia di Unicron. È un calderone di svariate mitologie del mondo dei Transformers, compresse in un unico arco narrativo di diciotto episodi (anche se il finale lascia intendere che un'eventuale quarta miniserie non sarebbe da escludere a priori). Una mossa che, al netto della scelta encomiabile di raccontare il conflitto tra Optimus Prime e Megatron con toni più maturi rispetto alla maggior parte delle incarnazioni animate del franchise, si è rivelata controproducente sul lungo termine perché il materiale è troppo ricco e denso da potergli rendere giustizia con quella che, in altre circostanze, sarebbe poco più di una singola stagione di una serie tradizionale. La scrittura punta all'inclusione dei tratti salienti, per quanto rielaborati, di quattro decenni di storie dei Transformers, e lo fa in modo frettoloso, senza che il peso drammaturgico si faccia sentire (se pensiamo al recente Transformers Prime, per esempio, lì era tutto dosato correttamente, con Unicron tirato in ballo solo per il film conclusivo).

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Transformers: War for Cybertron: una scena della serie animata

Non aiuta la qualità altalenante delle voci, in entrambe le versioni (ma è particolarmente deludente la traccia audio in inglese, soprattutto per quanto riguarda i cattivi, pallide imitazioni del lavoro di Welker e compagnia bella), anche se il vero calo di qualità si registra a livello di animazione, con una patina dark e digitale che rende difficilmente leggibili le sequenze notturne (e non sono poche). L'effetto cheap attraversa ciascuno dei sei episodi, trasformando il tutto in un fiacco riassunto degli elementi fondamentali della mitologia della saga, una sorta di Transformers for dummies. E se per i fan di lunga data la delusione può essere compensata dalla consapevolezza che c'è altro materiale in arrivo, per i neofiti c'è il legittimo dubbio su quanto la trilogia di Netflix possa essere un invito ad approfondire il franchise nelle sue altre incarnazioni. Certo, potrebbe aiutare il famigerato algoritmo, ma sarà sufficiente? In questo caso, per chi non conosce già da prima l'universo dei robot alieni, la filosofia del more than meets the eye potrebbe essere poco efficace.

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Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Transformers: War for Cybertron - Kingdom, terzo capitolo della trilogia di Netflix sul conflitto tra Autobot e Decepticon, sottolineando come l'ambizione del progetto non si sposi con una scrittura frettolosa, voci mediocri e un'animazione dal sapore decisamente low budget.

Movieplayer.it
2.0/5

Perché ci piace

  • L'ambizione della miniserie è notevole.
  • L'aggiunta dei Maximal e dei Predacon è interessante.

Cosa non va

  • Le voci continuano a deludere.
  • La scrittura non rende giustizia a tutti i tasselli della mitologia del franchise.
  • L'animazione è straniante nelle scene più cupe e scure.