Il rapporto tra Steve Jablonsky e la saga dei Transformers è ormai di lunga durata. Il compositore ha infatti collaborato con il regista Michael Bay fin dall'inizio del progetto cinematografico e la sua dimestichezza con personaggi ed eventi è evidente nella sua traduzione in musica degli elementi che hanno reso un successo internazionale i vari capitoli della lotta tra Autobot e Decepticon.
Nonostante la tematica possa far pensare il contrario, Jablonsky in Transformers 4: L'era dell'estinzione limita al massimo le sonorità elettroniche per fare invece affidamento a una partitura dalla struttura prevalentemente classica, sostenuta da un ampio uso di archi e percussioni. La colonna sonora, al semplice ascolto delle singole tracce di cui è composta, potrebbe risultare eccessivamente ripetitiva e poco ispirata ma nell'insieme risulta perfettamente funzionale al suo scopo e si integra in modo organico con l'atmosfera del lungometraggio in cui le sequenze di azione e gli effetti speciali danno vita a un intrattenimento perfetto per i mesi estivi.
Un'interessante introduzione musicale
La tracklist, composta da 23 brani strumentali, si apre con Decision: un crescendo musicale creato dal progressivo aumento di strumenti e dalla sovrapposizione di brevi ripetizioni orchestrali in cui le percussioni diventano sempre più protagoniste, costruendo un'atmosfera epica anche grazie al sapiente uso delle pause. Nella successiva Best Thing That Ever Happened il compositore introduce le parti vocali, rimanendo più vicino a una melodia dolce e semplice con lo scopo di esplorare l'elemento più umano e malinconico della trama, che verrà poi utilizzato nei momenti in cui la famiglia ritorna al centro della narrazione. I'm An Autobot dà invece spazio ai suoni più elettronici che si fondono con i vocalizzi ed echi sonori; la traccia è inoltre caratterizzata dai bruschi cambi di ritmo che vengono sfruttati al meglio per aumentare l'intensità e l'impatto emotivo, fino a una svolta radicale di atmosfera che si evolve poi fino a una dissolvenza finale. Dopo la poco incisiva Optimus Is Alive, è quindi Cemetery Wind a suscitare l'attenzione grazie al suo ritmo e alla complessa struttura orchestrale.
Unione di più elementi
Le idee introdotte nei primi brani vengono in seguito riutilizzate e riassemblate nel corso della colonna sonora, come accade in His Name Is Shane And He Drives in cui passaggi apparentemente indipendenti si fondono in più parti distinte che si adattano ai diversi momenti del film che compongono la sequenza in cui è stato utilizzato. L'enfasi e la suspense animano Hacking The Drone che esemplifica bene l'interessante uso della voce compiuto da Steve Jablonsky nel suo lavoro. L'elettronica ritorna protagonista, ma in modo più lento e cadenzato, in Transformium che sa sapientemente suscitare la giusta tensione emotiva. E' in perfetta linea con l'azione adrenalinica targata Michael Bay il brano Galvatron Is Online che, dopo il primo minuto, dà una sferzata di energia e forza alla musica. In Your Creators Want You Back ci si allontana quindi dagli umani e si dà spazio a una musica più artificiale, quasi angosciante, efficace nonostante le poche note che vengono ripetute con diversi strumenti.
Atmosfera epica in crescendo
The Final Knight e Punch Hold Slide Repeat ritornano ai toni epici necessari alle scene più movimentate ed enfatiche, mentre The Presence of Megatron è un brano ideato con un ampio uso di note basse e un ritmo lento dal crescendo misurato che prosegue poi in modo scorrevole e naturale nel successivo Galvatron Is Active, che al minuto 2:30 introduce delle suggestive sonorità ancora una volta sostenute da percussioni e archi. L'intro cadenzata di Have Faith Prime dà presto spazio a una partitura più trascinante che si evolve in modo originale in Hong Kong Chase, brano in cui le influenze asiatiche si rispecchiano nell'interessante uso delle percussioni che sostengono uno dei passaggi più convincenti e accattivanti dell'intera colonna sonora. Sono invece gli archi i protagonisti dell'epica The Legend Exists che permette a Jablonsky di accompagnare uno dei momenti chiave del film con la giusta dose di retorica. Dinobot Charge prosegue questa atmosfera con una partitura che fonde i vari momenti musicali e un'ottima alternanza degli strumenti in cui non mancano passaggi più malinconici ed emozionanti. Il successivo That's a Big Magnet riporta la colonna sonora su un percorso più ritmato, in cui strumenti come chitarre ed effetti sonori diventano assoluti protagonisti fino a una dissolvenza che anticipa Drive Backwards e la sua travolgente cavalcata creata sullo spartito.
La partecipazione degli Imagine Dragons
Honor to the End si inserisce nella top 3 delle tracce che compongono Transformers 4: L'era dell'estinzione grazie alla sua capacità di utilizzare nel migliore dei modi tutte le idee principali sviluppate per il film integrandole poi in modo convincente con Battle Cry, il singolo firmato dagli Imagine Dragons. Se sul grande schermo la commistione di parti cantate e strumentali risulta forse eccessivo, all'ascolto è invece di grande fascino e impatto emotivo. Chiudono la tracklist Leave Planet Earth Alone e The Knight Ship in cui la tensione viene stemperata, anche grazie a vocalizzi e una partitura molto classica, per poi riprendere la parte orchestrale che ha dato vita anche alla canzone della band.
Conclusione
Steve Jablonsky con Transformers 4: L'era dell'estinzione firma oltre 78 minuti di ottima musica che possiede una propria personalità ben definita e dà spazio ad alcuni temi musicali molto originali. Immagini e suoni sul grande schermo si fondono e valorizzano a vicenda con bravura, pur non lesinando retorica ed enfasi, ma il risultato finale è un ottimo progetto che dimostra come anche i blockbuster più commerciali possano proporre una colonna sonora di notevole spessore artistico.