Train Dreams, recensione: uno strepitoso Joel Edgerton per un film sensibile e umano

Clint Bentley porta su Netflix il racconto di Danis Johnson in un lungometraggio poetico e intimo. Ammiccando al cinema di Terrence Malick. In streaming.

Joel Edgerton in Train Dreams

La fotografia di un tempo che non esiste, sorretta dalla struttura ossea di un uomo in preda al dolore. Al centro, la natura e l'America che nasce e cresce, divorando bellezza e incanto. Come già fatto per L'ultima corsa (riscopritelo), Clint Bentley torna alla purezza assoluta del cinema dirigendo Train Dreams, basato sull'omonima short story di Danis Johnson.

Train Dreams Joel Edgerton Felicity Jones Sequenza
Train Dreams: Felicity Jones e Joel Edgerton

A firmare il film, arrivato su Netflix, Greg Kwedar (che insieme a Bently ha scritto il bel Sing Sing). Fantasmi e boschi, terra e fuoco, carezze e graffi. Grana spessa e macchina a mano, andamento costante e ineluttabile, voce fuori campo che spiega, accompagna, introduce e conclude. Una sorta di romanzo per immagini, l'altra pagina dell'epica americana, ristretta nell'intimità di una storia straziante ed essenziale. Puntando ad una poesia dalla metrica accessibile e, per questo, efficace.

Train Dreams: come nasce l'America

A metà tra C'era una volta il West e I giorni del cielo (le citazioni sono più o meno esplicite, comportando un confronto-raffronto ambizioso e coraggioso), Train Dreams è ambientato agli inizi del Novecento. Tra i boschi nord-occidentali, ecco Robert Grainier (Joel Edgerton, al suo miglior ruolo fino ad ora). Orfano da sempre, sguardo che punta in alto, tra le fronde di quegli alberi eterni che, uno ad uno, iniziano a cadere giù, facendo spazio all'"impero ferroviario" degli Stati Uniti d'America.

Train Dreams Joel Edgerton Scena
Joel Edgerton e un tenero cucciolo

In un momento di pausa dal lavoro, Robert conosce Gladys (Felicty Jones). I due si innamorano e si sposano. Scheggia dopo scheggia, costruiscono una casa di legno in riva al fiume, dando alla luce una bambina. Ma il destino è ineluttabile, e una tragedia indicibile distrugge la vita di Robert. A confortarlo, tra notti nerissime e spiriti millenari, proprio quei boschi che, nolente, ha contribuito ad abbattere.

La bravura di Joel Edgerton

Dietro Train Dreams c'è un certo potenziale cinematografico, nel quale si intrecciano percezioni e azioni. A metà, in una terra di frontiera, estrema e accecante, un uomo mangiato da dolore (ri)trova la strada perduta, riflettendo sulla natura come elemento di connessione tra l'anima e le stelle. Una temperatura soave e maestosa, misurata dalla prova di Edgerton, accompagnato da un cast che vede in scena anche William H. Macy e Kerry Condon.

Train Dreams Joel Edgerton Kerry Condon Scena
Train Dreams: Joel Edgerton con Kerry Condon

Nonostante i dialoghi siano spesso simili a delle quotes pre-impostate, non c'è una palese forzatura né una ridondante artificiosità, tanto che il dramma non prende mai il sopravvento sulla sensibilità - ed vitale per mantenere una chiara e onesta autenticità. Train Dreams diventa allora un percorso di guarigione, la declinazione più profonda di cosa voglia dire bellezza, rivedendo "il senso dell'alto e del basso".

La potenza della sensibilità

In due ore scarse - un miracolo, date le attuali durate dei film - Bentley risolve l'equazione che porta alla costruzione dell'America - e quindi del Capitalismo - dedicando la storia agli uomini comuni capaci - ancora - di sognare, riflettendo sulla storia che anticipa il cambiamento (o lo stravolgimento) sociale e, di conseguenza, culturale. Una storia filtrata dalle foglie umide e da un paio di stivali consumati, che si riflette nel pelo crespo di un cane viaggiatore.

Train Dreams Joel Edgerton Kerry Condon Frame
Train Dreams: Joel Edgerton con Felicity Jones in una foto

Train Dreams è allora la revisione del cinema assoluto di Terrence Malick, pur mantenendo una riconoscibile identità. Un film da leggere e da vedere, leggiadro e deciso nell'essere un racconto mistico, ricordando - se ce ne fosse il bisogno - che l'essere umano non può prescindere dalla natura. Una connessione ancestrale, quasi ultra-terrena. Tra la vita, la morte e la rinascita. Perché "l'albero morto è importante tanto quanto quello vivo".

Conclusioni

Train Dreams e la nascita dell'America. Il rapporto tra uomo e natura, il cuore e le stelle, un cinema puro che non rinuncia alla sensibilità e all'emozione. Tecnica e narrazione, una regia decisa ma qualche dialogo un po' troppo costruito. Resta però l'intera struttura, impressionante per portata scenica e poetica. Al centro, Joel Edgerto. Semplicemente, alla sua miglior prova in carriera.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La bravura di Edgerton.
  • La regia.
  • Il finale.
  • Una sensibilità onesta.

Cosa non va

  • Forse alcuni dialoghi sono un po' troppo costruiti.