Too Old to Die Young, la recensione da Cannes 2019

La recensione di Too Old to Die Young, la serie di Nicolas Winding Refn per Amazon Prime Video, presentata fuori concorso a Cannes 2019.

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Too Old To Die Young: Eddie Diaz, Miles Teller in una scena della serie

Nicolas Winding Refn torna a Cannes, ma questa volta non lo fa con un film: Too Old to Die Young è infatti una serie TV, prodotta da Amazon e in uscita in tutto il mondo nel catalogo di Prime Video dal prossimo 14 Giugno. Se però si tratta di una novità dal punto di vista del formato scelto per raccontare questa nuova storia, lo è meno dal punto di vista contenutistico, perché questa nuova produzione dell'autore di Drive e Solo Dio perdona si inserisce con coerenza nel suo percorso artistico e cercheremo di spiegarvene i motivi in anteprima nella nostra recensione di Too Old to Die Young. Premettiamo però una nota: a Cannes 2019 abbiamo potuto vedere il quarto e quinto episodio della serie di Refn, quindi ci riserviamo il diritto di rivedere il giudizio e ampliarlo quando avremo la possibilità di guardare l'opera nella sua interezza su Prime Video, sperando di comprendere i motivi che hanno portato a scegliere proprio questi due episodi per la presentazione al festival francese.

Un mondo malato e un'ambientazione da scoprire

I due episodi visti a Cannes 2019, infatti, ci lasciano incerti sulla forma che avrà la serie una volta su Prime Video, perché North of Hollywood e West of Hell sono molto diversi l'uno dall'altro e il vero filo conduttore tra i due è il mondo che fa da sfondo alla vicenda, un'ambientazione che sa di malato in cui il Martin di Miles Teller, poliziotto disilluso che si dà all'omicidio per far giustizia in autonomia. La trama tratteggiata da Refn insieme al coautore Ed Brubaker è ambientata in un mondo allo sbando, deviato e sporco, che sprofonda in derive da medioevo e concessioni fasciste che sanno di post-apocalittico, in cui il sottobosco criminale appare perverso e fuori controllo, che sia un poliziotto con sindrome da stress post-traumatico che violenta e ricatta la figlia o due fratelli pornografi che girano perversi rape film ad Albuquerque, diventando vittime inevitabili delle vendette di Martin.

Miles Teller tipico personaggio di Refn

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Too Old To Die Young: un'immagine della serie

Un contesto in cui Miles Teller si muove con la stessa laconica e composta disinvoltura di Ryan Gosling in lavori precedenti del regista: poche parole, sguardo intenso e la stessa potente presenza scenica. Tra i meriti della serie, c'è infatti lui, convincente nel tempo dedicatogli in scena (più nel secondo dei due episodi visti a Cannes, rispetto al primo): Teller si muove nelle sequenze evocative di Refn adeguandosi alla sua suggestiva tranquillità, per poi spezzarla con violenza come colpi d'arma da fuoco, rumorosi e improvvisi, veri schiaffi al volto dello spettatore. Il suo personaggio è figlio del mondo che descrive l'autore di Drive, riflesso di un malessere così come le altre figure di contorno, che siano vittime o carnefici dei mali che rappresenta, ombre che si muovono sulle suggestive scelte stilistiche di Refn.

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Too Old to Die Young: Miles Teller in una scena

Il segno di Nicolas Winding Refn nell'estetica della serie

Dal punto di vista visivo Too Old to Die Young si colloca alla perfezione nella filmografia di Nicolas Winding Refn, con il quarto episodio più vicino a momenti come Solo Dio perdona e il successivo che si sposta dalle parti di Drive. La costante è il ritmo: lento, compassato e diradato, affascinante e magnetico per chi ha amato gli ultimi suoi lavori, inadatto a chi non è riuscito a entrare in sintonia con la sua estetica. Lo stesso discorso vale per l'aspetto visivo, che riprende la fotografia iconica e riconoscibile di Refn, fatta di chiaroscuri e colori al neon. Se possiamo scommettere su un aspetto che ritroveremo in tutta la serie una volta che sarà disponibile su Prime Video è proprio su quello visivo, mentre siamo molto dubbiosi su quel che ci aspetta dal punto di vista strutturale e narrativo: ci sarà più del quarto o del quinto episodio? Sarà preponderante il personaggio di Miles Teller o sono stati scelti questi due episodi proprio perché gli unici che lo vedevano protagonista?

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Too Old To Die Young: William Baldwin in una scena della serie

Le domande i dubbi sono tanti, ma la sensazione è di trovarci al cospetto di un'altra provocazione di Nicolas Winding Refn, che la natura fluida e stimolante dell'intrattenimento contemporaneo ha spostato dal cinema allo streaming, dove un certo tipo di serialità sperimentale e creativa trova il suo habitat naturale.

Conclusioni

Nel chiudere questa prima recensione di Too Old to Die Young, in anteprima dal Festival di Cannes 2019 e basandoci su due episodi intermedi della serie in arrivo su Prime Video, è necessario sottolineare come quanto visto si inserisca alla perfezione nel percorso artistico di Nicolas Winding Refn, sia dal punto di vista della cura e potenza visiva, tra fotografia e costruzione dell’inquadratura, sia nei ritmi narrativi dilatati e rarefatti che terranno a distanza chi già non apprezzava l’opera dell’autore di Drive e Solo Dio perdona.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Il solito impatto visivo di Refn, con grande cura per l’inquadratura e la fotografia.
  • Miles Teller, efficace nel rendere il tipico protagonista dell’autore di Drive.
  • La capacità di Refn di colpire con forza lo spettatore, pur nei ritmi rarefatti e dilatati della narrazione.

Cosa non va

  • I detrattori dell’autore non troveranno qualcosa di profondamente diverso da ciò che non gradiscono delle sue opere.