Tognazzi e Iacchetti presentano L'ultimo Crodino

I due interpreti e il regista del film, ispirato a una storia vera e in uscità questa settimana, hanno incontrato la stampa capitolina.

Enzo Iacchetti e Ricky Tognazzi sono i protagonisti de L'ultimo Crodino, ispirato alla storia vera dei due improvvisati ladri che, mossi dalla disperazione in cui erano precipitati a causa dei debiti, tentarono un improbabile rapimento, quello della bara che conteneva le spoglie mortali del noto finanziere Enrico Cuccia. Lungi dall'essere due poco di buono, gli amici Crodino (Tognazzi) e Pes (Iacchetti) sono piuttosto due paesani stanchi di dover sempre venire a patti con le intemperie finanziarie e che, messi alla prova dall'ultima batosta, si affidano a questa idea maldestra nel tentativo di acquisire la tanto agognata sicurezza economica. Con loro alla conferenza stampa erano presenti anche la bella Serena Autieri, nel ruolo della moglie del geloso e irruento Crodino, il regista Umberto Spinazzola e il produttore Mauro Berardi.

Umberto, tu però non sei originario dei monti della Val di Susa in cui è ambientata la vicenda.

Umberto Spinazzola: Io vengo dal mare ma ho un passato a Torino, e conosco bene quella valle. Di questa storia ci ha colpito l'ingenuità: sono posti in cui si vive una vera e propria disperazione, deturpata anche dall'abusivismo e dalle industrie pesanti, e quello che hanno fatto queste due persone li fa apparire come due sprovveduti.

Ricky Tognazzi: Due poveri onesti delinquenti, una vera contraddizione a dirsi.

Umberto Spinazzola: C'è la frase finale detta da Pes, "chi nasce povero muore povero", che non è stata inventata da noi, ma è addirittura negli atti del processo. Non c'è nulla di inventato nel film, nemmeno le gag. Abbiamo cambiato l'attività del personaggio di Ricky, ma abbiamo sempre lavorato sulle vere indagini.

Cosa ti ha spinto a creare questa versione cinematografica della vicenda?

Umberto Spinazzola: Volevo raccontare questi due ingenui che da un'anonima mezza valle provano a cambiare la propria vita. Sono brave persone e quindi non se la sentono di rapire un vivo, e persino quasi non sanno chi sia il morto. Io conosco la vita di provincia, la noia e la disperazione che ti spingono a questi gesti, questo poi ha tenuto in scacco le forze dell'ordine per diverso tempo. Hanno seguito tante piste che nel film non abbiamo potuto sviluppare: quella dell'esoterismo, hanno chiamato anche un medium, e poi è arrivata la famosa telefonata dall'alto. Non c'è un calcolo razionale sul perchè fare un film, era una bella storia, dal sapore un po' retrò nella sua attualità.

La vicenda in che anno è ambientata?

Umberto Spinazzola: Nel 2001. Noi però ci siamo presi alcune libertà, per esempio quella di usare come valuta del ricatto i franchi svizzeri. Ricostruire la vita di 5 anni fa è più difficile di quanto non sembri, anche in aspetti come quello dell'uso dei cellulari: farlo ci sarebbe costato 300000 euro in più.

E il problema della diossina?

Umberto Spinazzola: E' un problema del tutto reale, che alcune associazioni locali portano avanti. Non c'era nella vicenda originale ma ci è sembrato giusto inserirlo, anche in relazione al problema della TAV.

E' la prima volta in Europa in cui nel titolo del film compare il nome di un prodotto. Come avete collaborato con la Campari e che problemi e limitazioni avete avuto per questo?

Mauro Berardi: Il titolo ci è venuto così spontaneamente, anche perchè è il soprannome di uno dei protagonisti, Ci sembrava divertente, poi ho letto la legge Urbani e ho cominciato a riflettere seriamente su questa possibilità. I budget sono sempre difficili da recuperare e quindi una mano non fa mai male. Durante la lavorazione non ci sono stati problemi legati a questo, solo il titolo a volte ci sembrava un po' troppo smaccato. Ma non c'era nessun ragionamento dietro, non sapevo nemmeno che in Europa non si fosse mai fatto. Se la storia lo permette non vedo perchè non fare un'operazione simile, aiuta nella parte finanziaria. A me in questo caso ha aiutato circa per un 5% del totale delle spese.

Ricky Tognazzi: Io e Iacchetti poi volevamo proporci come testimonial del Crodino, ma il gorilla è stato giudicato più intelligente di noi... Possiamo sempre travestire Iacchetti da gorilla, però.

Umberto Spinazzola: Sul product placement aggiungo che il titolo è stato scelto ben prima. Nelle valli tutti hanno un proprio soprannome.

Enzo Iacchetti: E "l'ultimo Pes" non sarebbe suonato altrettanto bene.

Umberto Spinazzola: Il Maalox [che l'investigatore che si occupa della vicenda assume in grandi quantità, n.d.r.] invece non ci ha dato nulla, ma mi piaceva l'idea di uno dei servizi segreti "divorato" dall'interno dal suo stesso lavoro.

Poi i veri protagonisti della vicenda che fine hanno fatto?

Ricky Tognazzi: Sono stati perdonati, e anche grazie alla testimonianza di tutto il paese sono stati condannati a soli quarantacinque giorni di arresti domiciliari. Sono due inguaribili ottimisti, anche se, più di quelli dell'allevamento di Crodino, i veri polli sono loro due. Il mio personaggio poi non si fida di nessuno, nemmeno dell'unica persona che gli vuole bene, sua moglie. Ormai completamente investiti dai guai, come nella tradizione della commedia all'italiana l'unica strada sembra loro quella del crimine. Ma anche per quello ci vuole cervello, e Iacchetti non è che... No scherzo, l'ideatore del piano sono io e me ne assumo la piena responsabilità.

Avete avuto contatti con i veri Crodino e Pes?

Umberto Spinazzola: Si, io ho parlato con Crodino, E' un personaggio silenzioso, intimidito, ma dall'occhietto furbo. L'impatto è proprio quello di avere a che fare con due bravi ragazzi, non senti il delinquente. Hanno un rapporto molto bello con la valle, e grazie alla lettera di scuse che hanno scritto alla famiglia Cuccia, quasi con puerilità romantica, sono stati perdonati. Addirittura il datore di lavoro di Pes ha testimoniato in suo favore al processo.
Come mai si è scelto di non rappresentare questa parte della vicenda?

Ricky Tognazzi: Perchè dobbiamo fare il ritorno, L'ultimo Crodino 2!

Umberto Spinazzola: Volevamo chiudere con l'ottimismo di questo finale. Ringrazio anche Ricky che mi ha aiutato molto in fase di sceneggiatura.

E voi avete conosciuto i vostri personaggi? E la vostra coppia come si è comportata?

Enzo Iacchetti: Ricky mi definisce un "malincomico".

Ricky Tognazzi: Dovreste vedere la sua borsa, è strapiena di psicofarmaci...

Enzo Iacchetti: Non è vero, sono pillole per il cuore perchè sono cardiopatico. Io il mio personaggio non l'ho conosciuto, ma mi facevano credere che il vero Pesce fosse fuori dalla mia roulotte ad aspettarmi per picchiarmi... Io poi oltre che cardiopatico sono anche psicopatico e quindi ci credevo... La loro storia secondo me è stata benevolmente descritta, quindi non vedo perchè picchiarmi... Se avessi conosciuto Pes come fanno gli americani, Berardi mi avrebbe dato 600000 euro per vivere a casa sua tre mesi, i cambiamenti Mickey Rourke e Robert De Niro mica li fanno gratis! Io però ho fatto questo film per passione, nel cinema italiano sono pochi quelli che prendono tanti soldi, ma tanto io li prendo già in TV! Per il futuro spero di non trovare più un partner come te [Tognazzi, n.d.r.] che mi ha fatto così tanto ingrassare. Tra una scena e l'altra arrivava con il menu del ristorante!

La disperazione di Pes l'hai resa bene però.

Enzo Iacchetti: Io vivevo in una camera d'albergo d'angolo, con tre stufe e mi ero persino portato da casa i miei quadri perchè mi facessero compagnia. Il freddo era davvero intensissimo, soprattutto per via del vento, e quindi la disperazione era reale.

Serena, tu sei la bella del paese che sposa un uomo più grande.

Ricky Tognazzi: Beh, più grande...

Serena Autieri: Nel film! Nella realtà tutti sanno che siamo coetanei, abbiamo 35 anni. Patrizia è una donna innamorata, complice delle marachelle del marito. Si ritorna a pensare a una donna più "succube", in rapporto all'egoismo delle donne di oggi che non stanno accanto ai loro uomini nella disperazione. Mi sono divertita molto, e in certi momenti è stato davvero difficile rimanere seri. E' stato un bel gruppo, e anch'io mi sono sentita un po' "maschia" in mezzo a loro. E poi abbiamo mangiato davvero tanto e bene.

Cosa c'era nella famosa bara?

Enzo Iacchetti: Rispondo io che per colpa di quella bara ho avuto un'ernia: ne avevo già una prima e adesso ne ho due. Una bara vuota è pesantissima, poi quella in particolare era di legno pregiatissimo per assomigliare a quella originale. Forse con Cuccia dentro sarebbe stata più leggera...

Umberto Spinazzola: Comunque non si è mai saputo cosa contenesse in realtà [si dicesse che vi fossero riposti importanti e segreti documenti riguardanti le banche che gestiva Cuccia, n.d.r.], anche perchè la bara è stata ritrovata intatta.

Enzo Iacchetti: Però dopo qualche anno le banche hanno cominciato a saltare, quindi forse sarebbe stato meglio saperlo...

Dal titolo il film sembra divertente, ma c'è spazio anche per molta serietà. Come mai avete posto l'accento su questo aspetto?

Umberto Spinazzola: Anche noi ci siamo fatti questa domanda. Io ho voluto rimanere nella cronaca e non esagerare con il burlesque. Già la storia in sé accarezza diversi generi: il comico, il tragico e il burlesque. Mettendo troppo l'accento su quello drammatico si sarebbero perse le cose buffe, ma spingendo sull'acceleratore sarebbe stato un attimo far fare più risate allo spettatore. Ho preferito raccontare il dramma e lasciare le risate solo per i fatti veri, realmente accaduti.

Enzo Iacchetti: Anche nella prima di ieri a Milano ci sono stati momenti in cui la gente rideva parecchio, più per via delle situazioni tragicomiche che per i personaggi. Nella scena al cimitero per esempio non si può non ridere.

Umberto Spinazzola: Quella delle pile Duracell non è una scena inventata [la torcia smette di funzionare e Pes non ha le pile di ricambio perchè una confezione di Duracell è per lui troppo costosa]. Leggere cose come questa all'interno degli atti processuali è straordinario.
Enzo, pensi di partecipare ad altri progetti cinematografici?

Enzo Iacchetti: Non dipende da me, io farei cinema tutta la vita. Ma quando ti vedono tanto in televisione sembra che sia tu a non volerti spostare, o che io voglia più soldi di quanti non ne farei facendo cinema. Io poi faccio un programma per cui, anche se sono in Tv due mesi all'anno, sembra che sia sempre lì, però spero che questa interpretazione mi porti altre cose, a parte per via degli orari... Svegliarmi alle sei e mezza del mattino non fa proprio per me. Ho sofferto molto ma penso di avere fatto bene. Se c'è una proposta valida io rinuncio volentieri a Striscia, potrei farlo tutto l'anno ma rifiuto per poter fare altre cose.

Scrivereste qualcosa a quattro mani?

Ricky Tognazzi: Bisognerebbe trovarne altre 4 allora... A parte gli scherzi, molto volentieri.

Enzo Iacchetti: Io ci sto.