Alexia è carne e acciaio, vita e morte: c'è una rabbia che scorre dentro di lei, come un demone sotto la pelle, che si può calmare soltanto quando incontra qualcuno a guardarla finalmente negli occhi. Duro e sensuale, respingente e accogliente, Titane, secondo film di Julia Ducournau, ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes, assegnata dalla giuria presieduta da Spike Lee.
In sala dal primo ottobre distribuito da I Wonder Pictures, è stato proiettato in anteprima nazionale il 21 settembre al Cinema Troisi, di Roma. A interpretare la protagonista è Agathe Rousselle, con lei Vincent Lindon nel ruolo di un pompiere che ha subito una perdita tremenda ed è disposto ad aiutare Alexia.
Dopo Raw, Julia Ducournau torna a parlare di corpo, mutazioni, dell'irrilevanza dei costrutti sociali e delle limitazioni di concetti come maschile e femminile. L'abbiamo incontrata proprio al Cinema Troisi, dove ci ha spiegato come ha usato i colori in Titane e come è nata la scena della Macarena: già uno dei momenti cult del 2021 cinematografico.
La video intervista a Julia Ducournau
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Titane: traumi e donne macchine
L'ex moglie del personaggio di Vincent Lindon dice ad Alexia che non lui non riesce a farcela da solo. Alexia invece è donna, uomo, macchina. È questa la differenza oggi tra uomini e donne?
È una domanda interessante. Devo pensarci due secondi. Nel mio film cerco di trattare i personaggi allo stesso modo. Cerco di non renderli diversi in base al gender. Si vede soprattutto nel modo in cui riprendo i loro corpi. Cerco di ritrarli nella loro trivialità e vulnerabilità. Nel tempo e nello spazio. Per me è una cosa davvero importante: nei miei film cerco di smascherare gli stereotipi di genere. Quindi non volevo differenziarli in base al genere. Quindi direi che non si tratta di una differenza tra uomini e donne. Penso che Vincent come personaggio, non come uomo, sia molto vulnerabile. Il fatto che lei dica che non può farcela da solo per me è molto commovente, considerando il fatto che sembra una macchina da guerra. È così muscoloso, robusto e forte. Quest'ombra che la sua ex moglie getta su di lui in quel momento dice molto di quello che hanno condiviso e della loro perdita. È una perdita che può comprendere, perché l'ha vissuta anche lei. Dice questo non perché lui è un uomo, ma perché sa cosa si prova nell'affrontare una disperazione così orribile.
Titane: la nascita di una nuova umanità
Senza spoilerare il finale, pensi che dopo tutte queste crisi, tutto questo dolore, la nuova generazione avrà una spina dorsale da titano? Ci saranno generazioni più forti?
Lo spero. Ci ho pensato. Sia nell'immaginare il finale che nel girarlo. Ho chiamato il mio film Titane per giocare con la parola titano: parlo della nascita di una nuova umanità. Mostruosa, ma per questo molto più forte. Per me il finale è incredibilmente ottimista perché questa nuova umanità nasce dall'amore. All'inizio non è così con il padre biologico di Alexia. Da questo punto di vista il mio film è molto ottimista, anche se è più dark di Raw.
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Titane: La Macarena
Parliamo della scena della Macarena: è la mia scena cult del 2021. Come ti è venuta in mente? Come hai lavorato con Vincent?
Quando scrivo, e ovviamente dirigo, mi piace realizzare scene che mutano in qualcosa di diverso. Qualcosa può cominciare in modo molto drammatico e diventare comico. Oppure cominciare in modo comico, come la scena della ceretta in Raw, e diventare qualcosa di strano e dark che non ti saresti aspettato. Cerco di farlo più che posso ogni volta che scrivo una scena. La Macarena è un ottimo esempio. Comincia in modo molto realistico: dei pompieri hanno un compito molto serio e tragico. E poi scatta la parte di me che non può fare a meno di alleggerire le cose quando sono troppo vicine alla realtà. Quella della Macarena è una delle scene più realistiche del film. Le scene realistiche, anche se non sono tragiche, sono sempre un po' pesanti. Non puoi rifugiarti nel genere e creare qualcosa di fantasia. Quindi uso l'ironia per alleggerire la pesantezza della scena. La Macarena è cominciata così nella mia testa.
Mentre scrivevo Raw ho frequentato molto una caserma dei pompieri: sono andata in missione con i pompieri, per capire la loro vita e la loro professione. Mi hanno spiegato come fare la rianimazione cardiopolomonare. E mi hanno detto che ci sono due canzoni che hanno il ritmo giusto: una è Stayin' Alive dei Bei Gees, che si vede in un episodio molto divertente di The Office US, l'altra è La Macarena. I Bei Gees erano inavvicinabili in termini di budget e anche meno divertenti. L'idea che Vincent avrebbe cantato La Macarena nella mia testa era già esplosiva. È nata così. Sul set penso che sia stata una scena molto stressante per Vincent: non sa cantare e non gli piace. Penso sia stato molto difficile per lui perché non ha senso del ritmo: e il ritmo della Macarena era fondamentale, altrimenti non va bene per la rianimazione. C'è voluto un po' per farla bene. Penso che il fatto che Vincent non riuscisse a farla bene sul serio dia uno sguardo interessante sul personaggio, molto commovente. Se fosse stato in grado di farla perfettamente sarebbe stato meno divertente.
I colori di Titane
Usi molto il colore rosa: nel bagno, nelle scene di ballo. Per te il rosa è il colore più caldo?
Fa sempre parte della strategia per distruggere gli stereotipi di genere. Ho usato il rosa sui pompieri e sulla loro mascolinità stereotipata. L'ho usato per sfumare i confini della loro sessualità e virilità. Nella prima parte del film ho usato colori più freddi e duri, come il blu e il bianco, in cui c'è soprattutto Alexia. Era per mettere lo spettatore di fronte all'inutilità di costrutti sociali come il gender.
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Titane e lo sguardo sugli altri
Penso che uno dei temi del film sia assumersi le proprie responsabilità: quando Alexia incontra qualcuno che si prende le sue responsabilità smette di scappare. Quanto era importante per te?
Non penso si tratti di responsabilità, non ci ho pensato affatto. Posso dirti che per me sta tutto nell'importanza di guardare qualcuno, di riconoscerlo con lo sguardo. È in quel momento che comincia a trovare i suoi confini e smette di fuggire. Vincent all'inizio fa paura: è molto invadente, è perso nella sua fantasia, vuole creare la sua creatura. Lo fa in modo prepotente e violento. Pur nella sua neurosi, a differenza del padre biologico, la guarda costantemente. All'inizio guarda la sua fantasia, ma alla fine la vede per chi è, per ciò che è. Vede la sua essenza, vede quella persona, quella creatura. È così che riesce ad amarla. Al contrario il padre biologico non la guarda mai. Non solo la ignora, nega proprio la sua presenza, la sua esistenza. È parte del motivo per cui è così violenta: non ha confini, nessuno la guarda e tutto fuoriesce in modo caotico, in tutte le direzioni. Questo è uno dei temi principali: guardare qualcuno per chi è veramente, al di fuori di ogni costrutto sociale, determinismo e limitazione.