Altro che Benedetta. Per informazioni su come scuotere davvero Cannes 2021 rivolgersi dalle parti di Alexia. È la prima cosa a cui pensiamo nello scrivere la recensione di Titane. Perché le luci dello scandalo annunciato erano tutte puntate sulla suora lesbica di Paul Verhoeven, ma è stata l'opera seconda di Julia Ducournau a colpirci davvero. A disturbarci, persino. Come solo il cinema più disinibito e viscerale riesce a fare. Attraverso il brutale racconto di tras-formazione della giovane Alexia, la regista francese ha dato vita a un film estremo, violento e allegorico. Titane parla di metamorfosi, di persone che cambiano per trovare la loro vera dimensione, e nel farlo cambia assieme alla sua protagonista. Parte come un thriller, poi sfiora il dramma e infine si dichiara per quello che è: un body horror simbolico sull'inadeguatezza dello stare al mondo. Per raccontare questo disagio, Ducorunau sceglie un linguaggio violentissimo, senza mezze misure. Forse l'unico per farci capire sul serio cosa significhi vivere per la sua Alexia.
Il mio corpo che cambia
"Chi ha subito un danno è pericoloso. Sa di poter sopravvivere". La celebre battuta de Il danno di Louise Malle racchiude parte della morale di Titane. Un film che si apre con un tremendo incidente d'auto a cui la piccola Alexia sopravvive quasi per miracolo. La bambina viene salvata da un delicatissimo intervento cerebrale tramite un impianto di titanio. L'avevamo percepita insofferente già prima del disastro, ma la ragazza che ritroviamo anni dopo è puro male di vivere ambulante. Ballerina in una via di mezzo tra una discoteca e uno showroom, Alexia non riesce a instaurare alcun rapporto sano: il sesso è violento, gli affetti assenti, la famiglia un disastro. Esiste solo e soltanto lei contro il mondo. Dopo una serie di uccisioni insensate, la strada della donna incontra quella di Victor, uomo ferito dalla perdita di suo figlio. Ha così inizio uno strano rapporto in cui due sconosciuti metteranno in discussione sé stessi. Abbiamo parlato di genere fluido, cangiante e irrequieto come lo spirito della protagonista, perché Titane è una specie di fiaba nera contemporanea.
E come tutte le grandi fiabe anche questa non si sottrae a un grande tema di fondo: la metamorfosi. Il corpo di Alexia diventa così una pagina bianca su cui scrivere una storia brutale. Una storia scritta col sangue, calcando il tratto, facendo percepire tutto il dolore che comporta cambiare. Dall'inizio alla fine del film, il corpo di Agathe Rousselle viene letteralmente martoriato di continuo: lividi, tagli, fratture, lacrime e sudore. Il che significa servirsi di immagini forti e sequenze disturbanti, in cui occhi impressionabili distoglieranno lo sguardo dallo schermo. Se nella prima parte di Titane questa cifra stilistica aggressiva sembra quasi compiaciuta e fine a sé stessa, con il cambiamento di Alexia cambia anche il nostro modo di guardare il film. Prima respingente, poi sempre più accogliente, Titane ci sbatte in faccia che per chi si sente fuori posto, il trauma, il dolore e la violenza sono habitat naturali da cui non c'è scampo.
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Alegria Macarena
Sarebbe sbagliato descrivere Titane come un film oscuro, che si crogiola nel suo nichilismo dark. Nel suo approccio irrequieto, Julia Ducournau trova anche spazio per improvvisi squarci di gioia quasi goffa, con musiche e danze che provano a lenire le brutture a cui i personaggi sono stati quasi condannati. Un effetto straniante che spiazza e diverte, soprattutto quando la regista francese ci regala una scena subito nata cult in cui viene scomodata la Macarena durante una respirazione bocca a bocca. Sono momenti che alleggeriscono il tono film in cui la speranza si affaccia di rado. Attimi in cui capiamo di essere entrati in empatia con quella Alexia che all'inizio tanto ci ripudiava e ripudiavamo per le sue azioni assurde. È questo il grande merito di Titane: conquistarci poco per volta senza mai essere indulgente. Ammaliarci scegliendo la via più lunga e i modi di fare meno accoglienti che ci siano. Una scomodità coerente con questa storia in cui i rapporti "artificiali" sono più forti e sinceri di quelli "naturali". E allora ecco che l'avventura oscura di Alexia non poteva che stridere e fare rumore come un motore inceppato. Una fiaba da incubo in cui non c'è alcun cigno. Solo un brutto anatroccolo che prova a trasformarsi in se stesso.
Conclusioni
Spiazzati, scossi e infine conquistati da una fiaba dark davvero brutale. Nella nostra recensione di Titane, in concorso a Cannes 2021, non potevo che condividere le nostre sensazioni più viscerali provate davanti a un film violento nel mettere in scena senza messe misure la dolorosa trasformazione di una donna che prova a trovare un posto nel mondo.
Perché ci piace
- La fluidità dei generi si specchia nell'irrequietezza delle protagonista.
- Un paio di scene cult che non si dimenticano facilmente.
- Il film ha personalità e coraggio...
Cosa non va
- ...ma potrebbe risultare eccessivo per i deboli di stomaco.
- La prima mezz'ora gira un po' a vuoto e si entra nel film soltanto nella seconda parte.