Il documentario come formula di espressione artistica sempre più duttile e multiforme. L'ennesima conferma arriva dalla recensione di Time che celebra il bel film di Garrett Bradley, disponibile su Amazon Prime Video dal 17 ottobre. Cuore pulsante di Time è Sibil Fox Richardson, madre di sei figli e moglie di Rob, che sta scontando una pena di sessant'anni nel carcere di Angola, Penitenziario di Stato della Louisiana, noto per essere la prigione di massima sicurezza più vasta degli USA.
Dopo aver scontato a sua volta la pena comminatale per aver partecipato a una rapina in banca insieme al marito e al nipote (all'epoca della rapina era incinta dei suoi due gemelli ed è entrata in carcere dopo la loro nascita), Sibil ha lottato per crescere la sua numerosa famiglia con l'aiuto della madre, ha portato avanti l'attività di avvocato per i diritti civili girando gli USA per raccontare la sua storia di madre e moglie afroamericana in lotta col sistema, e ha lavorato ai fianchi della giustizia americana provando tutte le vie per far sì che il marito facesse ritorno a casa.
Ritratto intimo di una combattente
Molti dei documentari visti finora raccontano storie di innocenti finite nelle maglie della giustizia. Sibil Rich e il marito sono colpevoli, è necessario partire da questo assunto per cogliere tutte le sfumature di Time. Nel 1999 la coppia ha commesso un errore molto stupido rapinando, armi in pugno, una filiale della Shreveport Credit Union per risanare i debiti del loro negozio di abbigliamento hip hop e sfamare quattro bocche, più due in arrivo. Mentre Sibil ha accettato il patteggiamento offerto dal procuratore distrettuale finendo con lo scontare tre anni e mezzo, il marito si è sottoposto al processo e ne è uscito con una condanna di 60 anni sulla testa, che lo ha tenuto lontano dalla famiglia impedendogli, di fatto, di crescere i propri figli.
Ed è questo uno dei tasti su cui Sibil insiste di più: l'assenza della figura paterna, la privazione più grave a cui i suoi figli sono stati sottoposti per via di una giustizia che ha punito in maniera esemplare Rob Richardson per la scelta di avvallarsi del diritto costituzionale di avere un equo processo. Ma Sibil è una donna, coraggiosa, aggrappata alla speranza di riavere il marito a casa, causa questa a cui ha dedicato la sua intera esistenza. Negli anni della detenzione di Rob, la donna ha spinto regolarmente i figli a far visita al padre mantenendo un contatto costante con lettere e videochiamate. Nell'appartamento di New Orleans, scelto appositamente per essere più vicina ad Angola, ha perfino appeso al muro la gigantografia del marito, soprannominata affettuosamente 'flat Rob'. È di questi momenti intimi che si nutre Time, grazie alla delicatezza e alla capacità del regista di accostarsi all'intimità della famiglia Richardson con pudore.
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In difesa della famiglia, il bene più prezioso
Girato in un elegante bianco e nero, Time si apre e si chiude con un montaggio di immagini private dei Richardson. Bambini che giocano in giardino o che fanno il bagnetto, compleanni, tuffi in piscina. Tutto ciò che Rob Richardson si è perso durante la sua permanenza in carcere. Il documentario oscilla costantemente tra pubblico e privato alternando la vita domestica di Sibil al suo ruolo di portavoce a favore dei diritti dei detenuti e contro l'uso del carcere a scopo meramente punitivo, senza possibilità di riabilitazione.
La regista Garrett Bradley non rinuncia al suo lato più lirico e poetico nel dipingere questa storia straziante di mancanza, speranza, attesa e strenua tenacia. Fulcro del film è la stoica Sibil, mai doma di difendere il suo uomo, di proteggere la sua famiglia, di sfidare il pregiudizio contro gli afroamericani rendendo pubblica la sua vicenda per poter riabbracciare il marito mentre, nel frattempo, è riuscita a far andare all'università quattro dei sei figli. Data la delicatezza delle questioni sollevate, la visione di Time stimola una serie di domande nello spettatore. Quanto sono preparate certe sequenze (una per tutte, la serie di telefonate all'assistente del giudice per avere notizie dell'appello per la liberazione del marito) che vedono Sibil star "naturale", pronta a enfatizzare la sua pena proprio come accade negli incontri pubblici che tiene? La severità della pena comminata a Rob è legata al razzismo insito nel sistema americano o deriva anche dalla scelta della coppia di recarsi a casa di due giurati prima del processo per convincerli di non essere persone cattive, evento che il documentario omette di citare?
Glissando sulla complessità del provvedimento legale e aderendo al punto di vista di Sibil, segue passo passo questa donna combattiva senza mai sollevare questioni etiche sul crimine commesso da lei e dal marito e sulle motivazioni da lei usate ("È come la schiavitù" esclama Fox in una delle sue tirate contro il sistema). Qualche dubbio lo leggiamo tra le righe nelle parole amare della madre della donna, un'educatrice, che in un'intervista ricorda come la figlia avrebbe potuto aspirare a una vita migliore, sposare un medico o un avvocato, ma ha voluto seguire il proprio cuore. Ed è proprio la carica sentimentale che trapela da Time a renderlo un documento prezioso e urgente a difesa della famiglia e della dignità umanità che non deve essere mai calpestata, colpevoli o innocenti che si possa essere.
Conclusioni
La recensione di Time celebra un documentario che non rinuncia a una forma curata ed elegante per denunciare l'esperienza di una donna costretta a crescere da sola i sei figli mentre il marito è in carcere per scontare una pena di 60 anni, intrappolato nelle maglie del sistema americano. La regista Garrett Bradley si accosta alla storia di Sibil dipingendo un ritratto intimo e personale di una donna battagliera, pronta a sfidare il sistema per amore della sua famiglia, senza rinunciare alla sua visione poetica.
Perché ci piace
- Documento alla dignità umana che ritrae il quotidiano e l'intimità di una donna che si batte per i propri diritti.
- L'umanità con cui la regista Garrett Bradley si accosta alla sua protagonista e alla sua storia è esemplare.
- Elegante nella forma, vibrante nell'esposizione, Time coinvolge nella visione grazie alla perizia con cui è confezionato.
Cosa non va
- Il film racconta la storia di colpevoli ed evita di sollevare questioni etiche omettendo alcuni dettagli che sarebbero importanti per capire l'accaduto.
- Alcuni momenti lasciano intravedere la costruzione dietro alcune sequenze particolarmente toccanti.