Time is Up, la recensione: Un classico teen movie

La recensione di Time is Up, teen drama con Bella Thorne e Benjamin Mascolo diretto da Elisa Amoruso: un racconto romantico molto canonico, che parla a un pubblico di fedeli appassionati.

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Time Is Up: Bella Thorne insieme a Benjamin Mascolo

Nella vita fanno coppia fissa facendo sognare le giovani generazioni a suon di scatti su Instagram. Ora Bella Thorne e Banjamin Mascolo lo saranno anche sul set con il loro primo film insieme, un teen movie (come leggerete nella recensione di Time is Up) molto canonico che segue pedissequamente le regole di un genere impegnato da qualche tempo a tracciare una strada anche nel cinema italiano (basti pensare alla recente saga Sul più bello). Per lei si tratta di un ulteriore tassello sul suo percorso di attrice iniziato da piccolissima ed esploso grazie alla sitcom targata Disney A tutto ritmo, per lui dopo la fine dell'esperienza musicale con il duo Benji e Fede che lo ha portato al successo, sarà invece un esordio nelle vesti completamente nuove di attore. A dirigere ci pensa Elisa Amoruso, la regista di Chiara Ferragni - Unposted, che prende in mano anche la sceneggiatura insieme a Patrizia Fiorellini e Lorenzo Ura; dopo il debutto ad un lungometraggio di finzione con Maledetta primavera, Time is Up rappresenta la sua prima avventura in lingua inglese. Dopo la partecipazione ad Alice nella città (la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma) il film arriva in sala per tre giorni il 25, 26 e 27 ottobre e sarà disponibile su Amazon Prime.

La storia: un teen drama dal respiro internazionale

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Time Is Up: Benjamin Mascolo e Bella Thorne in una scena del film

Time Is Up è un prodotto confezionato ad hoc dall'intuizione di Marco Belardi, nel tentativo di rispolverare il genere young adult e rivolgersi a un pubblico internazionale. Gli ingredienti sono quelli più convenzionali e abusati del racconto romantico: un amore contrastato, due opposti che si attraggono, un lui bello e dannato, una lei intelligente, bellissima e vulnerabile, un incidente, i ricordi che ne rimangono, la strada verso un nuovo inizio. Un'operazione che punta evidentemente sull'appeal che la coppia dei due attori protagonisti, innamorati nella vita reale e prossimi alle nozze, ha su un'audience di fan appassionati, più che sul film stesso. La love story di Vivien (Bella Thorne) e Roy (Benjamin Mascolo) procede secondo cliché e prevedibili colpi di scena, galeotta la piscina dove lui si allena insieme al ragazzo di lei.

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Time Is Up: Bella Thorne insieme a Benjamin Mascolo

Vivien è una brillante studentessa di fisica quantistica, viene da una famiglia benestante, lo studio è la sua ragione di vita, all'apparenza avrebbe tutto quello che serve per una vita felice, ma presto il mondo patinato che la circonda le rivelerà fragilità e segreti insospettabili. Roy invece è un ragazzo italoamericano tormentato da un trauma infantile, che non gli permette di lasciarsi andare: vive in una roulotte con il padre meccanico e la sorella più piccola di cui si occupa. La passione per il nuoto è uno dei sogni destinati ad andare in fumo, la vita lo ha già ferito troppo per ricominciare a credere in qualcosa e fidarsi di se stesso. L'incontro con Vivien spariglierà le carte in tavola e non solo per lui...

I personaggi tra stereotipi e formule

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Time Is Up: Bella Thorne in un momento del film

La storia prosegue schematicamente senza alcun sobbalzo, la caratterizzazione dei personaggi, compresa quella dei ruoli marginali poco e male sfruttati, rimane epidermica. Gran parte dei problemi vengono da una sceneggiatura sciatta, che tracima di già visto e sentito: i dialoghi oltremodo banali, le dinamiche fin troppo scontate si appiattiscono su una narrazione che difficilmente riuscirà a solleticare la dimensione emotiva dello spettatore. Sullo schermo le emozioni annegano sotto una coltre di retorica e formule applicate come si fa per la riuscita di un buon compito e non bastano le interpretazioni, pure oneste, di Bella Thorne e Benjamin Mascolo, per salvare il film da una deriva didascalica e gratuitamente melensa.

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Time Is Up: Bella Thorne in una scena del film

Le musiche edulcorano ulteriormente il risultato: dall'uso di Can't Take My Eyes Off You di Frankie Valli fino al brano principale della colonna sonora, Up in Flames interpretata dalla coppia di attori che cantano per la prima volta insieme.
Discorso a parte meritano le scelte registiche di Elisa Amoruso, autrice di talento, che prova a ridisegnare il genere negli squarci in cui tornano tematiche a lei molto care: il filtro del ricordo, l'ineluttabilità del tempo, l'adolescenza, il racconto di formazione. La macchina da presa indugia sui dettagli, si sofferma sui corpi, privilegia sfumature di colore e suggerisce atmosfere crepuscolari. Peccato che a prendere il sopravvento sia tutto il resto, in una narrazione incapace di andare oltre gli stereotipi e le regole del genere.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Time is up ribadendo quanto il film sia dal punto di vista produttivo un’operazione azzeccata, una storia confezionata ad hoc che punta tutto sulla appeal che la coppia di giovani protagonisti ha su un seguito di fan affezionati, con la speranza che la storia conquisti il resto del pubblico adolescenziale. Manca una dimensione autoriale mentre ogni possibilità di rivisitare il genere o di riproporlo pur rimanendo ancorati alla dimensione della classicità, affoga in una sceneggiatura priva di guizzi, appiattita su dialoghi banali e stereotipi. Elisa Amoruso prova ad inserirsi nel racconto con alcune scelte di regia pure apprezzabili, muovendosi sul territorio che conosce meglio, quello del racconto di formazione e della memoria. Ma il tentativo è pressoché vano.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
1.6/5

Perché ci piace

  • Un teen drama dal respiro internazionale, rivolto a un pubblico di fedeli appassionati della coppia di protagonisti, Bella Thorne e Benjamin Mascolo, insieme anche nella vita.
  • Le scelte di regia di Elisa Amoruso che prova a ridisegnare il genere attraverso alcuni temi a lei cari: la memoria, il racconto di formazione, l’ineluttabilità del tempo.

Cosa non va

  • La storia prosegue schematicamente secondo un formulario predefinito, mentre la caratterizzazione dei personaggi rimane epidermica.
  • La sceneggiatura abbonda di stereotipi, dialoghi oltremodo banali e dinamiche fin troppo scontate.