Tutto iniziò quando le anatre la trovarono in riva a un fiume e decisero di accudirla "come fosse un uovo" e trattarla "come una di loro"; in seguito Bella Brown sarebbe diventata la "creatura più strana degli strani", e anche quando la vita vera l'avrebbe chiamata all'appello lei avrebbe continuato a viverla avvinghiata ad un'epoca indefinita e tenendosi strette le sue manie. Un universo chiuso e solitario: solo lei e i suoi vecchi libri.
La voce narrante dell'incipit di This Beautiful Fantastic non lascia dubbi: quello che lo spettatore vedrà per un'ora e mezza circa scorrere sullo schermo, sarà una favola con luoghi e personaggi d'altri tempi, ma calata nella nostra modernità. Per la precisione in un giardino nel cuore di Londra: i colori, la musica originale affidata a archi e pianoforte, gli incontri improbabili e la bizzarra protagonista, un'orfana allevata da un gruppo di anatre e cresciuta con una maniacale attitudine all'ordine e una paura atavica di tutto ciò che abbia a che fare con la natura, faranno il resto.
A dirigere è Simon Aboud che nel 2012 ci aveva regalato Comes a Bright Day, rimasto sconosciuto ai più e mai distribuito in Italia; la sceneggiatura di This Beautiful Fantastic sarebbe stata ripescata dai produttori dalla Brit List, un elenco stilato anno per anno delle migliori sceneggiature britanniche non ancora prodotte.
Anche il cast si lascia apprezzare tra talenti emergenti e qualche vecchia guardia: il volto di Jessica Brown Findlay, che gli appassionati di Downton Abbey ricorderanno nei panni di Sybil Crawley, si sposa alla perfezione con il personaggio di Bella, il suo candore e il suo senso di estraneità dal reale; Tom Wilkinson, co-protagonista di George Clooney in Michael Clayton per cui si meritò una candidatura agli Oscar nel 2009, è il burbero vicino di casa di Bella; mentre Jeremy Irvine (sì, proprio lui, l'attore protagonista di War Horse che poi si sarebbe distinto anche in film di stampo più indipendente come Now Is Good) è il romantico inventore di cui si innamorerà la giovane protagonista.
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Bella Brown, creatura fantastica
Ma chi è Bella Brown? A introdurla è la voce fuori campo che ci accompagnerà con diverse incursioni per tutta la narrazione del film ed è quella del suo vicino di casa Alphie Stephenson, un orticoltore indurito dalla vita, un po' Scrooge un po' Pigmalione: sarà lui, dopo una complicata convivenza iniziale, ad aprire alla vita la stravagante Bella insegnandole a prendersi cura del giardino abbandonato che li separa.
Quel piccolo pezzo di terra di cui dovrà improvvisamente occuparsi nonostante le fobia per fiori, piante e alberi rappresenterà la sua linea d'ombra, il salto necessario per recidere il legame da un mondo 'pre-terreno' fatto di manie e piccoli rituali quotidiani, di completi grigi rigorosamente identici, popolato dai suoi disturbi ossessivo compulsivi a tal punto da usare uno spazzolino diverso per ogni giorno della settimana. E solo scavando, dissotterrando e sradicando le vecchie erbacce, riuscirà a mettere un piede fuori da quel microcosmo ovattato, abitato da paure e creature misteriose, perché se di giorno Bella lavora in una grigia biblioteca alle dipendenze di un'arcigna direttrice per sbarcare il lunario, di notte inventa mondi paralleli e scrive storie fantastiche facendo spazio al sogno di diventare scrittrice di libri per bambini.
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La favola, il sogno e la metamorfosi
Il racconto va avanti tra innamoramenti, uccelli meccanici e un 'principe azzurro' impacciato con la vocazione dell'inventore; da un lato una storia votata alla dolcezza e al disincanto, dall'altro l'epopea di una metamorfosi che investe sia la nostra eroina, che un mix di svampitezza e malinconia avvicina irresistibilmente alla Amelie di Jean-Pierre Jeunet, sia il suo scorbutico mentore, al quale Aboud affida il registro più leggero. La narrazione trova un suo contrappunto emotivo anche a livello cromatico: dal grigio e dai colori cupi della prima parte del film, a quelli più caldi e luminosi della seconda con il giardino che invade sempre di più lo scena fino a conquistare una propria dignità di personaggio.
Peccato che però le suggestioni più poetiche e il sapore magico-fiabesco di This Beautiful Fantastic sfumino strada facendo, piegandosi sotto il peso di un didascalismo ingombrante soprattutto in alcuni passaggi finali. Ingenuità che, unita alla presenza di personaggi privi dell'approfondimento psicologico necessario a farli sembrare altro che fantocci animati da una voce narrante, minano quella sospensione dell'incredulità che permetterebbe invece allo spettatore di entrare dentro la storia. Il doppiaggio e l'adattamento italiano dei dialoghi contribuiscono poi ad aumentare il sapore vagamente posticcio del film che prende il sopravvento nelle ultime sequenze.
Movieplayer.it
2.5/5