They Talk, la recensione: quelle voci misteriose che ti avvertono dall'aldilà

La recensione di They Talk: grazie al blu-ray CG-Vision abbiamo riscoperto questo horror psicologico italiano dalle atmosfere cupe e suggestive.

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They Talk: Rocío Muñoz Morales in una scena del film

Dopo essere passato in maniera quasi invisibile nelle sale la scorsa estate, ora grazie all'uscita homevideo Mustang possiamo riscoprire un horror psicologico italiano girato in Calabria (e in lingua inglese), che però nel film diventa di ambientazione statunitense, in particolare la provincia nordamericana in una suggestiva zona chiamata Twin Lakes (e ogni riferimento a Twin Peaks crediamo sia fermamente voluto). Come vedremo nella recensione di They Talk, si tratta di un thriller dalle atmosfere soprannaturali diretto da Giorgio Bruno, che alterna spunti interessanti ad alcuni ingenuità.

Le voci misteriose catturate per caso

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They Talk: Jonathan Tufvesson, Rocío Muñoz Morales in una scena del film

Come già accaduto in diversi film, su tutti Blow Out di Brian De Palma, anche in They Talk tutto parte da alcuni suoni catturati per caso. Qui però non si tratta di dettagli di un possibile omicidio, bensì di voci misteriose che sembrano arrivare dall'aldilà. È quanto accade ad Alex (Jonathan Tufvesson), tecnico del suono che durante le riprese di un documentario su un massacro del passato, registra per caso delle voci misteriose che appaiono piuttosto confuse, ma che forse cercano di metterlo in guardia da una possibile minaccia. Il fatto gli riporta in qualche modo alla mente episodi vissuti da ragazzino in un orfanotrofio, che poi fa da sfondo proprio ad alcune riprese del documentario.

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They Talk: un'immagine del film

Mentre cerca aiuto per capirci qualcosa da un esperto giapponese del paranormale, incontra la confusa Amanda (Rocio Munoz Morales), che era proprio la sua amica d'infanzia all'orfanotrofio. Nel frattempo ha anche una storia con l'attrice protagonista del suo documentario (Margaux Billard). Ma tra le voci misteriose che continuano, i fischi nelle orecchie, gli incubi spaventosi, alcune morti terribili e l'apparizione onirica di una suora dal volto bruciato che viene dal passato, Alex scivola sempre di più verso la follia.

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La Calabria che sembra la provincia nordamericana e un'ottima scenografia

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They Talk: una sequenza del film

Come accennato, They Talk ha alcuni spunti positivi, soprattutto alla luce di risorse evidentemente risicate. Se il film è girato in Calabria, l'ambientazione degli States è molto credibile e sotto questo aspetto è stato fatto un ottimo lavoro dal punto di vista scenografico, anche negli spettrali interni dell'orfanotrofio che trasmettono un vissuto di tristezza e solitudine. Anche la fotografia fa degnamente la sua parte per trasmettere un'atmosfera malata di cupezza e inquietudine: le riprese notturne, il suggestivo ponte nella nebbia sono tutte cose che funzionano per un horror di atmosfera. La tensione serpeggiante infatti arriva soprattutto da voci, sussurri, rumori e suoni, più che dalle immagini, anche se alcune scene hanno anche un forte impatto visivo.

Script superficiale con troppe incongruenze. E alcune interpretazioni non aiutano

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They Talk: una foto dal set

Ma sono parecchie anche le cose che non funzionano. C'è innanzitutto uno script affannoso e pieno di incongruenze che non riesce a gestire sempre bene il doppio binario temporale: gli eventi non scivolano via in modo naturale ma meccanico e poco credibile, con dialoghi che lasciano a desiderare e personaggi che risultano troppo superficiali e poco approfonditi. C'è poi un eccessivo accumularsi di persone e temi che appare forzato: la suora col volto bruciato, una gravidanza foriera di oscuri presagi, l'amica che arriva dal passato, l'esperto giapponese e la sua moglie inquietante, nonché un epilogo che arriva ben sette anni dopo i fatti narrati, anche se il fattore sorpresa non manca. E non agevolano le interpretazioni, a dire il vero o troppo fiacche o troppo esagerate, sicuramente mai naturali. Alla ricerca sicuramente riuscita della giusta atmosfera, si è perso insomma il nodo della storia e l'evolversi degli eventi risulta sfilacciato.

Il blu-ray: video buono e audio coinvolgente. Negli extra il backstage e una curiosità

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Come detto, se ora si può riscoprire They Talk è grazie al prodotto homevideo distribuito da Mustang, un blu-ray targato CG-Vision davvero eccellente sul piano tecnico ma appena sufficiente negli extra. Il video ha un aspetto grintoso, con una grana fine che sembra molto naturale e dovuta al look del film. Il dettaglio è generalmente buono anche se non incisivo, con un'ottima tenuta anche nelle tante scene scure, dove non si registrano mai flessioni di rilievo. Ma ad impressionare di più è l'audio, con una formidabile traccia in DTS HD 5.1 che esalta il sound design del film, tra voci inquietanti, una buona ambienza generale e una colonna sonora che regala tensione con bassi penetranti. Negli extra un backstage di 3 minuti e una breve featurette di 30 secondi sul trucco di Margaux Billard.

Conclusioni

Come abbiamo visto nella recensione di They Talk, l’horror psicologico di Giorgio Bruno lavora bene sulle atmosfere cupe grazie anche a un’ottima scenografia e alla tensione regalata dal sonoro. Peccato per una sceneggiatura molto superficiale nell’accatastare in modo forzato troppi elementi che tolgono fluidità al film, un po’ penalizzato anche da certe interpretazioni. Buono il Blu-ray CG-Vision.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.4/5

Perché ci piace

  • Le scenografie e il paesaggio contribuiscono in modo efficace alle atmosfere cupe e inquietanti.
  • Il buon lavoro sul sonoro.
  • L’ottima qualità del blu-ray.

Cosa non va

  • La sceneggiatura è zoppicante in più di qualche momento cruciale.
  • Alcuni passaggi sono decisamente forzati.
  • Le interpretazioni non sono tutte all’altezza.