The Wonder Years, la recensione: il remake che guarda al passato per vedere il futuro

La recensione di The Wonder Years, il remake della sitcom anni '80/'90 disponibile dal 22 dicembre su Star di Disney+ con appuntamento settimanale, che parla del passato per guardare al nostro presente.

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The Wonder Years: una scena della serie

Siamo oramai sommersi da reboot, remake e revival di ogni genere in questo periodo storico ed è difficile che qualcuno sorprenda davvero gli spettatori se non in negativo (si pensi al recente feedback per il sequel di Sex and the City). Tra le eccezioni potremmo figurare l'idea di re-immaginare Blue Jeans, sitcom in onda a cavallo tra gli anni '80 e '90 per sei stagioni e ambientata a fine anni '60, che lanciò la carriera di Fred Savage, amato e conosciuto soprattutto negli Usa. Come spiegheremo in questa recensione di The Wonder Years, si tratta appunto del remake disponibile dal 22 dicembre su Star di Disney+ con appuntamento settimanale.

Black family

Fred Savage, protagonista della vecchia sitcom, passa dietro le quinte per produrre una storia reimmaginata da Saladin K. Patterson con una sostanziale differenza: il punto di vista su quegli anni che tanto cambiarono il mondo e la società statunitense attraverso la Storia non è più quello di una famiglia bianca ma di una famiglia nera. Cinque i membri che la compongono: Dean Williams (Elisha Williams), il dodicenne ragazzino protagonista che deve imparare a crescere mentre il mondo cambia rapidamente intorno a lui. Proprio come il Kevin interpretato da Savage - all'epoca era una novità, ora non lo è più di tanto - l'approccio alla sitcom è quello di un narratore onnisciente in voice over, ovvero il protagonista adulto che commenta le peripezie di quando era giovane.

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The Wonder Years: il cast in una scena della serie

In questa nuova versione, il Dean adulto ha la voce nientemeno che di Don Cheadle. Ci sono poi i genitori: Bill (Dulé Hill) un musicista e per questo una voce diversa dalla solita figura paterna autoritaria vista e stravista, e Lillian (Saycon Sengbloh) una donna estremamente indipendente e consapevole per l'epoca (epocale l'episodio sul sesso molto diverso da quelli a cui siamo abituati di solito nelle comedy familiari). E i due fratelli maggiori di Dean: Bruce (Spence Moore II) il primogenito di casa e Kim (Laura Kariuki), in piena attività da protesta adolescenziale. È interessante - anche se meno nuovo appunto, basti pensare a E alla fine arriva mamma o Young Sheldon - il ruolo del narratore e il suo aprirsi fin da subito con gli spettatori sul futuro roseo del suo personaggio (avrà una moglie, dei figli, un buon lavoro), tutto mentre affronta la prima cotta, la prima volta, il primo rapporto con la morte (nel primo episodio ad esempio c'è quella di Martin Luther King, importantissima per tutto il mondo non solo per la comunità black).

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Period family comedy

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The Wonder Years: un'immagine della serie

Per il resto la family comedy rispecchia gli stilemi del genere, aggiungendoci quello humour squisitamente black che si mescola con quello dei bianchi come in Black-ish (uno dei migliori amici di Dean è bianco e il primo episodio si incentra tutto sul far giocare insieme le due squadre a scuola, quasi fossimo alla gara di ballo di West Side Story) e guardando ancora una volta al passato, ma questa volta non in senso nostalgico come fa ad esempio The Goldbergs. La frase che introduce a questi The Wonder Years del resto è: "Quando ero ragazzino, mamma e papà mi avevamo fatto il discorso su come comportarsi in presenza dei poliziotti. Le elezioni presidenziali avevano causato un divario razziale. E c'era un'influenza pandemica mondiale che dicevano avrebbe ucciso milioni di persone. Era il 1968 e questo era il quadro del paese".

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The Wonder Years: un'immagine promozionale della serie

La sottile ironia con cui da subito veniamo messi a patti da spettatori è geniale: parliamo del passato per riflettere sul presente, sul come l'umanità e il mondo non cambino poi più di tanto, su come certe differenze culturali non si riescano nonostante tutto a superare. E per guardare al futuro, a ciò che verrà per noi oggi che stiamo vivendo una pandemia globale e un divario razziale mai sopito, e il futuro dei personaggi negli anni '60, che guardavano al domani pieno di possibilità grazie ai grandi cambiamenti e rivoluzioni in atto. Si pensi alle proteste per la morte di Martin Luther King e le manifestazioni per il Black Lives Matter. A lungo andare forse potrebbe stancare, ma per ora possiamo dire che si tratta di una scommessa seriale vinta.

Conclusioni

A chiusura della recensione della nuova The Wonder Years, possiamo dire che si tratta di un remake con un cambio sostanziale e importante ai fini della trama, il punto di vista di una famiglia nera e non più bianca agli anni (dal 1968 in poi) che cambiarono tutto per gli Usa e per il mondo. Un modo per riflettere sul nostro presente e su quanto molti aspetti non siano poi così tanto cambiati e per raccontare una famiglia con personaggi che rientrano in quelli tipo delle family comedy ma allo stesso tempo se ne differenziano per caratterizzazione e humour.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Il nuovo punto di vista che non è mero pretesto ma importante ai fini narrativi rispetto alla serie originale.
  • La chimica e la caratterizzazione diversa dal solito per i genitori interpretati da Dulé Hill e Saycon Sengbloh.
  • Il parlare del passato non in modo nostalgico ma per riflettere sul nostro presente.
  • Il narratore adulto onnisciente…

Cosa non va

  • …anche se non è più una grande novità.
  • Nonostante se ne differenzi un po’, rientra comunque nei canoni della family comedy educativa di ABC.