Le recenti dichiarazioni di Robert Kirkman su un previsto aumento della quantità di azione (e conseguentemente di sangue) nella parte finale di questa seconda, fortunatissima stagione di The Walking Dead, erano abbastanza chiare. E, a giudicare dalla visione di questo Grilletto facile, in effetti, le promesse del creatore del fumetto da cui la serie AMC ha preso origine (nonché co-sceneggiatore della stessa) sembrano avviarsi ad essere mantenute. Questa nona puntata, infatti, pur non perdendo nulla di sostanziale sul piano dell'evoluzione dei personaggi e delle dinamiche dei loro rapporti (che anzi restano assolutamente in primo piano) inizia subito mostrandoci due situazioni parallele ad alta tensione, proseguimento diretto di quanto visto nell'episodio precedente: l'incidente di Lori, bloccata nella sua automobile finita contro un albero e subito aggredita da un Errante, e la situazione di Rick, Glen ed Hershel, subito raggiunti, nel bar, dai compagni dei due uomini che il primo è stato costretto ad uccidere. Una gestione parallela di due vicende in cui da un lato il carattere horror della serie torna prepotentemente in primo piano, col truccatore Gregory Nicotero che può scatenarsi nei suoi fantasiosi effetti di makeup degli Erranti, e in dettagli gore che in effetti latitavano nello show da qualche episodio, e dall'altro viene riesumato il tema dell'assedio, di ascendenza western prima che horror, e si gettano le basi per quello che, inevitabilmente, sembra delinearsi come un futuro scontro tra due gruppi di umani. Ancora una volta, i vivi sembrano superare i morti in quanto a pericolosità, e ad apprenderlo sono proprio Rick, Glen ed Herschel, che a malapena riescono a sfuggire all'attacco di una banda di cui la regia sceglie di non mostrarci (quasi) mai i volti.
Un volto che invece vediamo, e che rivedremo sicuramente spesso nei prossimi episodi, è quello di Randall, il membro del gruppo di aggressori, gravemente ferito, che i tre decidono di salvare contro il parere di un Herschel improvvisamente contagiato da un accesso di cinismo. Proprio nel personaggio del vecchio veterinario, come era prevedibile, iniziamo a vedere un'evoluzione qui ancora accennata, dopo la sua resa alle posizioni di Rick e alla necessità di difendersi dagli Erranti; ma il particolare più sorprendente è la dimostrata abilità dell'uomo nell'uso delle armi, da lui brevemente spiegata con un "So sparare. E' solo che non mi piace". Un particolare che fa intuire elementi ancora non conosciuti del passato di Herschel, e che contribuisce a fare di questo uno dei personaggi più interessanti e riusciti della serie. Ma il personaggio su cui l'episodio, più ancora dei precedenti, si focalizza, è quello di Shane, di cui da una parte vediamo un residuo di umanità ed empatia, rappresentato dai suoi sentimenti per Lori e dall'affetto per Carl, e di cui dall'altra intuiamo ancora di più la pericolosità. Una pericolosità che sembra andare rafforzandosi episodio dopo episodio: l'ex poliziotto sembra ormai destinato a spaccare il gruppo, viste le sempre più evidenti simpatie che le sue scelte suscitano in alcuni dei personaggi (specificamente Andrea e T-Bone, oltre a un Daryl momentaneamente isolatosi dal gruppo in preda al rancore, ma che non fatichiamo a immaginare, in una ipotetica divisione, schierato dalla parte dei "grilletti facili"). L'arrivo di Randall, e le conseguenti decisioni che il gruppo dovrà prendere riguardo alla sua sorte, sembra destinato a fare da catalizzatore per un inevitabile scontro. Scontro che si andrà a sommare a quello, probabilissimo, con il gruppo a cui il giovane apparteneva, che presumibilmente verrà a chiedere conto a Rick e agli altri per i compagni uccisi. E' ancora una volta su Rick, tuttavia, che pesano le scelte più gravose, stavolta sommate al pensiero di aver ucciso, seppur costretto, due esseri umani viventi. Il suo scontro con l'ormai ex amico Shane, che dimostra di aver (ancora) tutta l'intenzione di prendere il suo posto al fianco di Lori, convinto per altro di essere il padre del bambino che questa porta in grembo, sembra di fatto inevitabile; il suggerimento dato da Lori nel finale pare aprire più di una crepa nell'etica dell'uomo, crepa che vediamo chiaramente anche sul suo volto. Una linea è già stata oltrepassata, suggerisce la donna; degli uomini viventi, Rick li ha già uccisi. Il passo successivo sarebbe liberarsi di Shane, per il bene loro e dell'intero gruppo. Ma, superando quest'ulteriore barriera, lo stesso Rick si trasformerebbe in un altro Shane: in un deliberato assassino a sangue freddo. L'ex poliziotto, fermamente deciso a non perdere la sua umanità e a (ri)costruire una società vivibile per suo figlio Carl, e per l'altro bambino che ancora deve nascere, questo lo sa bene. Ma altri scontri, e altri laceranti dilemmi morali, sembrano attenderlo: scontri con i vivi e con i morti, con i nemici e con quelli che una volta venivano considerati amici. Non perdere, oltre alla speranza, quella necessaria umanità che è condizione indispensabile per ricostruire un mondo che sembra marcire inesorabilmente, si sta rivelando un'impresa sempre più ardua: per Rick, come per tutti i suoi compagni.Movieplayer.it
4.0/5