C'era da aspettarsi che gli eventi precipitassero, dopo la conclusione del precedente episodio di The Walking Dead, in previsione di un finale di stagione dopo il quale, fatalmente, tutte le carte saranno rimescolate. Le indiscrezioni che avevano iniziato a circolare già da qualche tempo (più generiche quelle di circa un mese fa, che parlavano di un nuovo gruppo nella terza stagione, più precise quelle recentissime dovute alle rivelazioni di Robert Kirkman) lasciavano d'altronde ben pochi dubbi sul fatto che, nella prossima stagione, la fisionomia narrativa della serie cambierà radicalmente, e che gli ultimi episodi avrebbero visto l'uscita di scena di più di un personaggio. Tuttavia la fine di Shane, arrivata al termine di questo Il giustiziere, posticipata rispetto a quanto accade nel fumetto originale, non può non colpire anche quegli spettatori che già, in un modo o nell'altro, erano preparati ad essa: questo, principalmente perché la sceneggiatura della serie ha già mostrato di sapersi allontanare, in modo determinante, dalle tavole originali di Kirkman, e dunque la fine di quello che forse è stato il secondo personaggio, per importanza, dell'intera serie, non era affatto scontata; in secondo luogo, in quanto la resa dei conti definitiva (che va a sostituire quella, fittizia, di due episodi fa) tra lui e l'ex amico Rick arriva a fare da culmine a una tensione tra i due che per tutta la stagione si era mantenuta altissima, che coinvolgeva altri personaggi (primi tra tutti Lori e Carl) e che rappresentava uno dei motivi-chiave di questo blocco di episodi, uno dei cardini intorno al quale ruotava l'intera narrazione.
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L'atteggiamento iniziale di Shane, tuttavia, sembra essere quello di una persona che ha accettato di rientrare nei ranghi e di sottomettersi alle decisioni di un Rick determinato a seguire la volontà di Dale: il giovane Randall non morirà, nessuno si macchierà di un omicidio a sangue freddo. Ma la rabbia e l'insofferenza dell'ex poliziotto è come un forza cieca ormai difficile da contenere, pronta a sfruttare la minima crepa nel fragile guscio costruitole attorno per fuoriuscire; la crepa, in questo caso, sarà il dialogo con Lori, ancora legata, suo malgrado, da affetto e gratitudine verso l'uomo che salvò la vita a lei e a suo figlio. Lori riaccenderà, involontariamente, gli irrazionali propositi di Shane di sostituirsi a suo marito, trasformandoli in propositi omicidi; decretandone, indirettamente, la condanna a morte. Ma forse, il personaggio interpretato da Jon Bernthal era già condannato nel momento in cui, a inizio stagione, compì un omicidio a sangue freddo; forse quell'atto aveva già corrotto la sua anima al punto da renderne necessaria, a livello drammaturgico, la più drammatica delle espiazioni.
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Movieplayer.it
4.0/5