Quella di domenica è stata una grande giornata per la AMC, una giornata che ha visto il lancio della nuova serie Better Call Saul con tanto di ascolti record da 6,9 milioni, miglior debutto di sempre per una serie via cavo, e il grande ritorno di The Walking Dead, con numeri altrettanto impressionanti: 15.6 milioni di telespettatori che non superano, come alcuni troppo ottimisticamente preventivavano, i 17,29 della premiere di stagione dello scorso ottobre, ma rappresentano comunque una crescita rispetto ai 14.81 che avevano seguito con apprensione le sorti di Beth nell'episodio pre-pausa Conclusione (Coda).
Ma dei record della serie, e dei suoi paradossi, abbiamo già detto in questi giorni, concentriamoci piuttosto sui contenuti di questo episodio Non è finita (What Happened and What's Going On) che non delude per impatto emotivo visto che fa seguire alla morte dell'amata Beth (addirittura oggetto di una petizione dei fan per riportla in vita) la scomparsa di un altro personaggio ormai quasi storico come Tyreese.
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L'alto costo della vita
Nel preannunciare questo nono episodio della quinta stagione, l'autore del fumetto Robert Kirkman aveva lasciato intendere senza mezzi termini che questo episodio avrebbe molto diviso, e non è difficile capire perché: saranno in tanti, come già successo appunto per Beth ed altri decessi eccellenti, a piangere il personaggio di Tyreese e ad apprezzare anche il contrasto tra la brutalità della sua morte e la dolcezza e poesia con cui questa viene presentata, mentre tanti altri, fan del comic book in primis, avranno moltissimo da recriminare su questa scelta dello showrunner Scott M. Gimple (qui anche unico sceneggiatore dell'episodio) che fa fuori un personaggio fondamentale del fumetto, una sorta di braccio destro di Rick, che nella sua controparte televisiva non aveva ancora mai trovato lo spazio e l'importanza che gli competeva.
Da quando però Gimple è diventato showrunner non si può dire che non sia stato coerente nella gestione dei personaggi (magari meno nel dare una direzione chiara e univoca all'intera serie) e quello di Tyreese era da tempo ormai diventato un po' l'unico barlume di umanità nel gruppo, l'unico (prendendo in un certo senso il posto di Hershel) che continuava a porsi e porre delle domande scomode, delle domande a cui nessuno può e vuole più rispondere perché parte ormai di un'altra vita, di un altro mondo.
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Fantasmi dal passato
Tyreese era un personaggio tormentato e tormentata è stata anche la sua fine, e non solo per il tentativo di salvataggio in extremis di Rick, Michonne e Glenn che gli amputano il braccio per cercare di impedire il contagio e l'inevitabile morte. No, il suo tormento è dovuto a quei sensi di colpa che da sempre lo attanagliano e che non gli hanno mai permesso di diventare (diversamente dal fumetto) un leader, ma l'hanno relegato a ruoli "marginali", come proteggere la piccola ed innocente Judith, confortare la sorella Sasha o il nuovo arrivato Noah che deve accettare un terribile lutto e il crollare di tutte le sue speranze per il futuro.
Tutti questi sensi di colpa, tutte queste scelte che ha dovuto compiere per poter vivere con se stesso ritornano davanti ai suoi occhi nelle ultime ore della sua vita sotto forma di allucinazioni: Beth torna per cercare di rassicurarlo con una canzone, così come le piccole Mika e Lizzie e il povero Bob, ma a pesare di più sulla sua coscienza sono soprattutto Martin del gruppo di Terminus e il Governatore, figure spregevoli che hanno portato tanta morte e distruzione sul gruppo e che lui, Tyreese, non ha fatto nulla per fermare, ma anzi ha consapevolmente scelto la strada più umana, più compassionevole, più "facile".
Bisogna ammettere che i ritorni a sorpresa (così come alcuni brevissimi inserti flashback) di questi personaggi ormai defunti sono una trovata di grande fascino, un qualcosa che riesce davvero a dare una sorta di chiusura a tutta la parabola narrativa di Tyreese, ma se il risultato è di così forte impatto lo si deve soprattutto all'ottima collaborazione tra il regista Gregory Nicotero (celebre mago degli effetti speciali, ormai sempre più a suo agio con il suo ruolo dietro la macchina da presa) e il già citato Gimple che costruiscono un episodio stilisticamente fuori dagli schemi della serie già a partire dall'opening solo apparentemente sconnessa e incomprensibile, ma in realtà inquietante e riuscito foreshadowing di tutto quello che avverrà di lì a poco.
Anche da un punto di vista narrativo è un episodio coraggioso, visto che sceglie di non mostrarci i 17 giorni immediatamente successivi alla morte di Beth e addirittura decide di "evitarci" il lungo viaggio verso un complesso residenziale subito fuori Richmond, Virginia. E' una scelta differente da quanto fatto finora in una serie che si distingue di solito per il suo realismo e che tende a farti vivere tutto quello che vivono i protagonisti, a volte anche insistendo sull'importanza dei "tempi (non)morti". Ma in un episodio così peculiare è certamente la scelta giusta, una trovata quasi "magica" come d'altronde quella della radio che Tyreese crede di ascoltare e collega a quanto il padre aveva insegnato a lui e sua sorella, a non dimenticare mai quello che succede nel mondo, intorno a noi, a non dimenticarsi mai degli altri. L'ultima parola di Tyreese è "spegnila", ed è una parola che ne vale mille altre.
Un altro mondo è impossibile
Con Tyreese il gruppo sembra perdere l'ultimo briciolo di umanità e lo show è pronto ad affrontare forse un'ultima definitiva svolta verso un mondo dove di speranza non c'è più alcuna traccia. Rick ormai lo sa, e sembra saperlo anche Glenn, questa volta è Michonne a chiedere un qualcosa di più, una direzione almeno: il gruppo sembra aver raggiunto il momento più duro e difficile, ha perso in poco tempo troppe persone, troppi affetti, troppe certezze e si ritrova in luoghi sconosciuti (per la prima volta lo show ha infatti lasciato la Georgia e si dirige verso Washington) e certamente pericolosi. Non è finita, no, ma la sconfitta non è mai stata così vicina.