Chissà cosa penseranno realmente alla AMC del significativo (ma non ancora preoccupante) calo di ascolti di questa prima parte della settimana stagione di The Walking Dead, e chissà se, potendo tornare indietro, rifarebbero le stesse scelte. Perché, gusti personali a parte, è indubbio che non tutti abbiano accettato di buon grado questa struttura narrativa frammentata e quasi monografica che Scott M. Gimple e il suo team hanno scelto per questi nuovi episodi dell'era Negan.
Chi conosce il fumetto sa che nell'opera originale di Kirkman gli eventi e i colpi di scena si susseguono rapidi e micidiali uno dopo l'altro, soprattutto quando c'è di mezzo il capo dei Salvatori. C'era da aspettarsi invece che nella serie, che ha sempre avuto un altro ritmo rispetto alla versione cartacea, la gestione dei tanti personaggi e dei vari (mini)gruppi sarebbe stata diversa. Ma chi si sarebbe aspettato un anno fa un intero episodio, per di più di durata leggermente superiore alla media, totalmente dedicato ad un personaggio (molto) secondario quale Tara e ad una comunità, Oceanside, a cui persino Kirkman nei fumetti ha dedicato poche tavole e nulla di più?
Tara chi?
Partiamo dalla protagonista assoluta dell'episodio, un personaggio che, dal suo arrivo nella stagione 4, finora aveva ricevuto poco spazio e di certo non aveva nulla sulla carta che lo candidasse a un episodio dedicato. L'unico vero motivo di interesse degli spettatori nei confronti di Tara poteva essere vedere la sua reazione alla notizia della morte dell'amata Denise, qualcosa che ci viene mostrato molto rapidamente solo nel finale. Ma in fondo è giusto così, visto che negli ultimi episodi The Walking Dead ha preferito non indugiare sul lutto e sul dolore dei suoi protagonisti e non avrebbe certo avuto senso fare ora, a distanza di mesi, per la morte di Denise quello che non è stato fatto per Glenn o per Abraham.
Perché allora usare Tara in questo momento della stagione e perché in questo modo? I più maligni vi diranno che è stata la gravidanza dell'attrice Alanna Masterson a portare a questa decisione, e probabilmente sarà questo il reale motivo, ma ci piace immaginare che gli autori siano in questo momento costantemente alla ricerca di un po' di ironia, leggerezza e speranza da contrapporre alla drammatica situazione di Alexandria e di Rick e che stiano semplicemente sfruttando questi "tempi morti" per allargare sempre più l'universo di The Walking Dead e magari trarre giovamento di queste new entry per il prossimo futuro.
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Il problema però è un altro: questi inserti, queste ormai frequenti deviazioni dalla storyline e dal gruppo principale, funzionano? L'impressione è che non sia così e che - sebbene questo episodio non abbia le cadute di stile del precedente, a nostro parere veramente brutto - ci troviamo sempre più spesso di fronte a momenti e situazioni piuttosto inutili; episodi così giustamente ci sono sempre stati e in fondo devono necessariamente essere parte integrante dello show, ma la verità è che non meriterebbero tutto questo spazio. Insomma va benissimo dare un po' di visiblità anche alle seconde linee, va benissimo anche introdurre nuovi personaggi e nuove orizzonti e nuovi potenziali intrecci, ma perché farlo con questa queste modalità? Perché farlo proprio ora che la serie ha trovato, con Negan, nuovi sbocchi e nuovi elementi di interesse?
L'atto di uccidere
Perché, è inutile girarci attorno, gli aspetti più interessanti arrivano comunque nel momento in cui in gioco entrano i Saviors. Anche se non li vediamo mai su schermo, il sapere che è stato Negan ad uccidere tutti gli uomini e i bambini sopra i dieci anni della nuova comunità che abbiamo appena incontrato non fa altro che accrescerne il terrificante potere. Vediamo le conseguenze di questo racconto negli occhi di Tara quando capisce che Alexandria è in pericolo e quando finalmente capisce tutto quello che stava raccontando a se stessa e a Heath erano solo menzogne. Perché non c'è una vera differenza rispetto a quanto fatto in precedenza: uccidere prima con il Governatore e uccidere ora sotto il comando di Rick è esattamente la stessa cosa. E ha sempre le stesse, letali conseguenze.
Non è un caso che sia lasciata proprio a Tara la responsabilità di parlare finalmente di quello che, nella stagione precedente, era stato forse il momento più forte e significato di tutto il The Walking Dead televisivo: nel momento in cui Rick e gli altri attaccano l'avamposto di Negan e uccidono nel sonno decine di persone, qualcosa si spezza, qualcosa cambia per sempre. È un qualcosa che ci permette in qualche modo di accettare anche la successiva crudeltà di Negan, perché come ci aiuta a capire la bella Cindy: "Nessuno è malvagio. Semplicemente decidono di dimenticare chi sono."
E non è un caso nemmeno che insieme a Tara inizialmente ci fosse Heath, reduce della vecchia Alexandria e proveniente da esperienze completamente diverse da quelle di Rick o anche della stessa ragazza: per quello che ci è dato sapere, Heath non è mai stato cattivo in vita sua, ma quel giorno all'avamposto ha scelto di dimenticare di essere buono. E, a quanto pare, da allora ha perso anche se stesso. Ormai anche letteralmente visto che non sappiamo che fine abbia fatto e - considerato anche il meritato successo dell'attore Corey Hawkins, visto prima nel bel Straight Outta Compton e a brevissimo protagonista della serie 24: Legacy - chissà quando lo rivedremo.
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Tutti in vacanza ad Oceanside!
Se c'è una cosa che nonostante tutto proprio non si può rimproverare agli autori di The Walking Dead è il coraggio: oltre a dedicare un intero episodio ad un personaggio minore di cui tutti si erano dimenticati, qui si prendono la responsabilità di aggiungere alla lista già considerevole di nuove comunità incontrate in pochissimo tempo anche questa Oceanside che nel fumetto arriva parecchio più tardi e resta ai margini. Come dice il nome si tratta di un villaggio vicino all'oceano che si sostenta grazie alla pesca e che potrebbe aprire nuove possibilità per il futuro, come l'utilizzo di barche (anche se, visti i risultati dello spin-off Fear the Walking Dead, non sappiamo quanto sarebbe consigliato). Ma soprattutto introduce tanti personaggi nuovi, tutte donne, che potrebbero costituire aggiunte significative sia per quanto riguarda l'eventuale (o inevitabile?) guerra contro Negan ma anche per potenziali storyline romantiche. Considerati però i tempi molto dilatati a cui ci stanno abituando e il numero di personaggi già presenti, viene da chiedersi se e quando le rivedremo e quanto ci metteremo a dimenticare la loro esistenza.
Anzi, prima tutti a casa Negan!
Certamente non le ritroveremo a breve, perché nel prossimo episodio, intitolato Sing Me a Song, andremo insieme a Carl e Jesus a scoprire cosa succede nella tana dei Salvatori. E magari capiremo anche meglio quali sono le intenzioni di Rick, se ha finalmente un piano o se continuerà a sottomettersi. Qualcosa ci dice però che sarà l'ottavo episodio, quello prima della pausa invernale, a darci finalmente qualche risposta in più.
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Movieplayer.it
2.5/5