Arrivata al suo sesto episodio, questa nuova stagione di The Walking Dead si avvicina al consueto giro di boa del mid-season finale (che arriverà tra due settimane). Lo fa mantenendo, per ora, la struttura frammentata che l'ha contraddistinta (quasi) dall'inizio, un po' a voler contraddire le premesse della partenza, che aveva visto il gruppo riunito quasi al completo a Terminus. La storyline principale, quella di Rick e del gruppo riunito nella chiesa, è messa di nuovo da parte (siamo al terzo episodio in cui l'ex poliziotto non appare: una parentesi insolitamente lunga); mentre stavolta ci si concentra sulla ricerca di Beth, che avevamo visto prigioniera all'interno di un ospedale, da parte di Daryl e Carol.
E' in particolare al personaggio della donna che questo Consumati guarda, approfondendone ulteriormente il background, ma soprattutto rivedendone l'evoluzione, per molti versi traumatica, nel corso di tutte le precedenti stagioni. In questo senso, si tratta di un episodio di transizione e approfondimento, che tuttavia manda anche avanti in modo determinante la trama: l'incontro dei due con Noah, infatti (il giovane fuggito dall'ospedale) porta delle determinanti novità. L'episodio è narrato, di fatto, in flashback (ed è costellato di ulteriori "fughe" all'indietro); e ci svela come Carol, che avevamo visto ferita dentro l'ospedale, sia stata trovata e trasportata all'interno dagli uomini di Dawn Lerner.
Il plot:
Daryl e Carol si sono messi all'inseguimento dell'automobile con la croce bianca sul retro, nella quale l'uomo ha riconosciuto il veicolo che aveva portato via Beth. I due inseguono la vettura tenendosi a distanza, non facendosi notare, fino a una città in cui restano a corto di carburante. Carol dice di conoscere un luogo a poca distanza, raggiungibile a piedi, nel quale rifugiarsi temporaneamente; i due si ritrovano così in un ricovero per ragazzi vittime di violenza, nel quale la donna aveva portato anni prima sua figlia Sophia. Qui passano la notte, iniziando a riflettere sul passato, recente e meno recente. Il giorno dopo, raggiungono un ponte che sovrasta la città, dal quale poter cercare un indizio sulla locazione di Beth; ma, appena giunti sul posto, si imbattono in Noah, che li aggredisce portando via l'arco di Daryl...
Cosa ci è piaciuto di questo episodio:
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Gradevole, e poco utilizzata dalla serie, la struttura a flashback che contraddistingue l'episodio. Questo si compone, di fatto, di un lungo flashback che ne vede incastonati in sé altri; questi ultimi sono tutti funzionali a rivelare il modo in cui i personaggi (e in particolare Carol) hanno vissuto alcuni traumatici eventi recenti. Il meccanismo, usato con intelligenza, riesce qui a suscitare coinvolgimento ed empatia.
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Carol, nell'intera serie, è forse il personaggio che ha subito l'evoluzione più traumatica e decisiva. Ripercorrerla è un'idea funzionale, narrativamente, a mantenere un forte legame tra lo spettatore e il personaggio. Il travaglio personale della donna, "consumata" dal modo in cui il mondo si è trasformato, è approfondito senza apportarvi particolari novità: ma, al termine dell'episodio, sentiamo il personaggio più vivo e vicino, anche nel suo rapporto con Daryl.
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L'episodio riprende uno dei temi forti della serie, ovvero il modo in cui il mondo si è trasformato e la capacità umana di adattarsi a tale mutamento, mantenendo inalterati i propri valori di base. Il tema è reso più pesante dalla consapevolezza (che non è dei personaggi, ma dello spettatore) che il mondo probabilmente non tornerà più indietro: l'episodio precedente ci ha infatti rivelato che Eugene Porter, sedicente scienziato che sosteneva di avere una cura al contagio, era in realtà un millantatore. In questo senso, l'affermazione di Carol, che dichiara "non credo che possiamo più salvare nessuno" si carica di un senso funesto, che va oltre il suo significato immediato.
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Pur in un episodio di transizione, come questo, non mancano l'azione e un buon ritmo generale, componenti che latitavano un po' nella puntata precedente; inoltre, va segnalato il movimentato incontro con Noah (che a questo punto sappiamo essere il misterioso compagno di Daryl, che avevamo visto di ritorno alla chiesa) e l'aver gettato le basi per un possibile ingresso di questi nel gruppo di Rick.
Cosa non ci è piaciuto di questo episodio:
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Qualche passaggio, nella costruzione narrativa della puntata, si rivela forzato e poco credibile: tra questi, l'inseguimento iniziale, durante il quale gli occupanti della vettura dell'ospedale non si avvedono di essere inseguiti (anche se lo sguardo di Dawn verso l'auto dei due protagonisti lascia in effetti qualche dubbio).
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Poco credibile, anche se funzionale al progredire dell'episodio, il comportamento aggressivo di Noah verso Daryl e Carol; il giovane, data la sua situazione, dovrebbe aver forse più interesse a cercare alleati, piuttosto che limitarsi a rubare armi.
Note a margine:
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Lo show Talking Dead, posto tradizionalmente dalla AMC in coda a ogni episodio, ha certificato un particolare già intuibile: ovvero che il misterioso compagno di Daryl, nel finale del precedente Quattro mura e un tetto, era proprio Noah.
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L'immagine del fuoco torna spesso nel corso di tutto l'episodio: questo contiene in tutto dieci incendi, tutti accesi da Carol nei flashback (eccetto quello della prigione) e da Daryl nel presente.
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Come da tradizione della serie, l'episodio si apre con una ballata rock: stavolta si tratta di Bad Blood, dei due cantanti americani Alison Mosshart ed Eric Arjes.
What's next?
A due episodi dal mid-season finale, i promo di fine episodio ci svelano che, tra una settimana, almeno due delle tre linee narrative di questa stagione si avviano a ricomporsi: pare che il gruppo di Rick, insieme a Daryl e Noah, sarà infatti protagonista di una missione di salvataggio di Beth e Carol. Le poche immagini viste gettano anche ulteriori ombre sul personaggio di padre Gabriel, su cui (forse) ancora non sappiamo tutto. Sembra invece, per ora, destinata a una pausa la storyline dedicata a Eugene Porter, e al suo appena svelato inganno.
Movieplayer.it
3.0/5