La season premiere di questa quinta stagione di The Walking Dead, i suoi generosi quantitativi di azione ed emoglobina, la densità dei suoi eventi e le basi che ha posto per il futuro (non ultimo, l'inedito cliffhanger dopo i titoli di coda) si sono rivelati pienamente all'altezza dell'enorme hype che questi nuovi episodi hanno generato. Sarà complicato, per gli sceneggiatori della serie AMC, mantenere tali livelli di tensione, sul teleschermo e nella testa del pubblico, lungo il corso di tutta la stagione: ma le premesse, almeno a giudicare da questo nuovo Sopravvissuti, sono più che buone.
Abbassa leggermente il ritmo, questo nuovo episodio (ed era inevitabile), si concede qualche momento più rilassato, seppur sempre narrativamente funzionale; ma soprattutto, ed è ciò che più conta, mantiene la tensione molto alta: Rick e compagni, di nuovo on the road, sono preda di un senso di minaccia (costante) quasi palpabile. In più, un nuovo personaggio, decisamente ambiguo, e un altro cliffhanger: stavolta piazzato prima dei titoli di coda, ma altrettanto, e forse più, decisivo del precedente.
Il plot:
Dopo l'incendio e la fuga da Terminus, con la riunione con Tyreese, Carol e Judith, Rick e compagni si rimettono in marcia, in cerca di un nuovo posto dove trovare riparo. Abraham Ford è sempre deciso a condurre a Washington lo scienziato Eugene Porter, dove questi potrebbe lavorare alla cura per l'epidemia; ma Rick, da par suo, non è affatto convinto di seguire i due nel viaggio, specie col gruppo affamato e provato. Mentre attraversano i boschi, gli uomini si imbattono in una richiesta d'aiuto: in una radura, vedono un sacerdote accerchiato da un gruppo di morti viventi. Eliminate facilmente le creature, il gruppo scopre che il prete si chiama Gabriel, e che la sua chiesa è poco distante. Gabriel potrebbe offrire al gruppo un riparo provvisorio e provviste, e possiede un furgoncino che potrebbe fare da mezzo di trasporto; ma Rick percepisce che qualcosa, in lui, non va. Malgrado la diffidenza dell'ex poliziotto, il gruppo accetta di fermarsi per una notte nella chiesa...
Cosa ci è piaciuto di questo episodio:
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Abbiamo già accennato al senso di tensione che percorre l'episodio, che non abbandona i protagonisti lungo (quasi) tutta la sua durata: Rick e compagni, malgrado la spossatezza, sono consapevoli di essere costantemente in pericolo, ora più che mai. Questa consapevolezza è ben riflettuta dal discorso che l'ex poliziotto fa a Carl, in uno dei dialoghi più riusciti della puntata. Il confronto tra i due riassume la dialettica tra fiducia e istinto di sopravvivenza, motivo forte di tutto l'episodio.
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Alla tensione, fa da contraltare la breve (ma fondamentale) parentesi "rilassata" all'interno della chiesa: proprio in questo contesto, matura la decisione, in Rick, di condurre il gruppo a Washington al seguito di Abraham e Eugene. Il discorso del militare, che infine convince l'ex poliziotto, è un altro intenso pezzo di scrittura, emotivamente molto forte.
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Carol è stata di nuovo accolta nel gruppo (anzi, secondo l'interpretazione di Rick, è stata lei ad accogliere gli altri); ma la situazione emotiva, per la donna, è tutt'altro che facile. Non tutti hanno accettato ciò che ha fatto alla prigione, ma soprattutto è lei a non averci ancora fatto i conti, non fino in fondo. Inoltre, né lei né Tyreese hanno ancora rivelato al gruppo ciò che è accaduto alle piccole Lizzie e Mika.
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L'introduzione di un nuovo personaggio è sempre un elemento che scuote la narrazione, aggiungendo nuovi motivi di interesse a una serie: quello di Gabriel, in particolare, sembra un innesto decisamente promettente, vista la sua ambiguità. Una presenza passeggera, un nuovo membro del gruppo o un futuro villain (magari suo malgrado)?
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Che la partita con Gareth e compagni fosse tutt'altro che chiusa, e che il gruppo nutrisse sentimenti di vendetta, era un concetto assai chiaro: che il loro ritorno, però, fosse così decisivo, e gravido di conseguenze sul prosieguo della serie, era meno ipotizzabile. Il cliffhanger finale, con la sorte del menomato Bob in bilico, è un momento decisamente forte.
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Altrettanto importante, poco prima del finale, la nuova apparizione dei rapitori di Beth, con Daryl e Carol che si lanciano al loro inseguimento. Sembra ipotizzabile, dato il simbolo sul retro della loro automobile, un collegamento tra loro e Gabriel (nonché, forse, tra quest'ultimo e gli uomini di Terminus).
Cosa non ci è piaciuto di questo episodio:
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L'apparizione di Morgan Jones, nel finale dello scorso episodio, resta per ora senza seguito. Il personaggio avrà senz'altro modo di far sentire il suo peso nei prossimi episodi, ma (immaginiamo) più di uno spettatore avrebbe gradito un immediato seguito al suo ritorno in scena.
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Appare poco credibile che l'argomento della sorte di Lizzie e Mika non sia stato, di fatto, ancora toccato dal gruppo. Carol e Tyreese hanno coscientemente deciso di nascondere ciò che realmente è accaduto loro, ma era ipotizzabile, da parte del resto del gruppo, quantomeno qualche domanda.
Note a margine:
Il titolo originale dell'episodio, Strangers, poneva l'accento sul senso di diffidenza e sospetto espresso soprattutto da Rick, conseguenza dell'esperienza di Terminus. Il titolo italiano, comunque, si rivela per una volta altrettanto calzante: il brindisi proposto da Abraham in chiesa, infatti (avvio del suo discorso) è dedicato proprio ai "sopravvissuti", e all'opportunità o meno di restare esclusivamente tali.
What's next?
I dubbi di Rick su Gabriel, stando alle consuete anticipazioni dei titoli di coda, sono destinati a rivelarsi fondati. Fino a che punto il sacerdote si rivelerà poi un pericolo, non ci è ancora dato sapere. Restano aperte molte altre questioni: dalla sorte, già pesantemente compromessa, di Bob, a quella di Beth, su cui finalmente è lecito attendersi qualche schiarita. Gareth, comunque, si configura più che mai come un nuovo, letale villain: il potenziale del personaggio è tutto espresso nell'ultima, notevole sequenza.
Movieplayer.it
3.5/5