Da diversi anni, quando è aumentato il numero di episodi a stagione, la serie di punta della AMC aveva trasformato in vero e proprio evento il cosiddetto finale midseason, che segnava l'interruzione provvisoria dello show subito prima del periodo natalizio, sulla falsariga dell'abitudine consolidata dei network classici. Un escamotage che consentiva agli autori di tenere il pubblico sulle spine con un cliffhanger, mantenendo vive le conversazioni sugli eventi della serie per un paio di mesi prima del grande ritorno dei personaggi. Ebbene, con questa recensione di The Walking Dead 11x16 salutiamo per sempre quella tradizione, essendo arrivati alla fine della seconda parte della stagione finale, in attesa della conclusione che arriverà in autunno. E forse per mantenere viva la tradizione, seppure in modalità inusuale (come detto per la fine del primo blocco, è più un quarter of season che midseason a questo giro), questo ultimo appuntamento con il cliffhanger stagionale non si discosta, a livello di esito, da quelli delle annate precedenti, quando la serie era in crisi creativa.
Lo scontro intorno al bene comune
The Walking Dead si prepara per la resa dei conti tra i nostri eroi e Russell Hornsby, ormai determinato ad asserire il dominio del Commonwealth sui territori di Alexandria, Oceanside e Hilltop, senza esitare a usare la forza nel modo più brutale possibile. A questo fine ha anche reclutato Leah, rifugiatasi nei boschi, per eliminare Pamela Milton e togliere di mezzo l'unico ostacolo, fisico e filosofico, al suo controllo assoluto. Nel frattempo, Maggie porta in salvo il figlio, assicurandosi che non gli accada nulla (e così facendo si riappacifica, un po' a sorpresa, con Negan, ponendo le basi per l'imminente spin-off sul duo), mentre Daryl comincia a fare i conti con la vera natura di coloro a cui aveva giurato fedeltà entrando a far parte delle loro forze armate. E all'interno del Commonwealth iniziano i moti di ribellione, nel tentativo di smascherare Milton e suo figlio, responsabile di varie sparizioni. Ma sarà sufficiente per scongiurare una minaccia che potrebbe mettere in pericolo tutto e tutti come mai accaduto prima?
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Le (mezze) stagioni non cambiano
Come abbiamo più volte commentato in passato, la tradizione del finale midseason voleva che ci fossero alcuni momenti forti, spesso a discapito della progressione drammatica dello show e dell'evoluzione coerente dei personaggi. Qui il secondo fattore è teoricamente presente, nel senso che tutti si comportano in maniera logica in base a ciò che è venuto prima, ma con la decisione di raggruppare tutte le storyline personali in un episodio dalla durata convenzionale di 40 minuti, anziché l'ora abbondante solitamente accordata alle puntate speciali, la storia è frammentaria, e non solo narrativamente: le scene action sono inaspettatamente tagliuzzate, in alcuni casi fino a rendere quasi incomprensibile la lettura delle sequenze stesse. Ma quando arrivano nella forma giusta, i momenti forti sono effettivamente tali, con un impatto non indifferente. Pensiamo, in particolare, agli ultimi minuti dell'episodio, un cliffhanger silenzioso e inquietante che fa il suo dovere: al netto delle frustrazioni legate alla struttura di questo finale midseason (ivi compresa l'abitudine di non far morire i personaggi principali), l'attesa per gli otto episodi conclusivi c'è. Sarà ripagata? All'autunno l'ardua sentenza.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Walking Dead 11x16, sottolineando come il finale midseason ponga le basi, in modo interessante ma sbrigativo, per il blocco conclusivo di episodi per la serie.
Perché ci piace
- Josh Hamilton rimane un villain fenomenale.
- Il cliffhanger funziona in modo semplice ma potente.
- La sequenza prima dei titoli di testa rende bene il tono per gli episodi a venire.
Cosa non va
- Il tutto è presentato in modo un po' troppo frammentario e frettoloso.