"Vorrei dedicare questo premio alla Mezzaluna Rossa, a coloro che stanno rischiando tutto. Stanno cercando di ascoltare le grida delle persone. La voce di Hind continua a risuonare. Il cinema ci da il coraggio di raccontare storie, anche se il cinema non può oscurare le atrocità commesse. Liberiamo la Palestina". Per buona pace degli altri film in concorso - alcuni ottimi, altri dimenticabili -, Venezia 82 verrà probabilmente ricordata quasi esclusivamente per The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, che ha vinto il Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria. Platea in piedi e sentito applauso prima del lungo discorso della regista, premiata da Maura Del Pero.

Al centro del film, in novanta minuti spaccati, la tragica storia della piccola Hind, bambina palestinese, che invoca di essere salvata dai colpi sparati dall'esercito israeliano. Un'esperienza capace di andare ben oltre il cinema. La regista tunisina ha utilizzato come struttura narrativa le vere registrazioni telefoniche tra la ragazzina e la Mezzaluna Rossa. "Una presa di posizione", spiega Kaouther Ben Hania, incontrando un gruppo ristretto di giornalisti, "Un film mosso dal bisogno di agire", prosegue. "Ogni volta che realizzo un film penso a come poter raccontare la storia nel modo migliore. E penso anche allo spunto. In questo caso, la voce di Him sembrava stesse parlando a me. Razionalmente, parlava alla Mezzaluna Rossa. Nessuna attrice, anche la più brava, non poteva essere all'altezza. Serviva la voce originale, serviva la voce di Gaza".
The Voice of Hind Rajab: intervista a Kaouther Ben Hania
Per la regista, The Voice of Hind Rajab diventa quindi una sorta di testimonianza, che parte da una domanda ben precisa. "Quando ho ricevuto le registrazioni telefoniche mi sono posta una domanda: come esprimere cinematograficamente quello che hanno provato gli operatori? Ho scelto di mostrare il loro lavoro perché estremamente importante", dichiara. "Tutti i miei film sono al limite tra documentario e finzione, ma qui c'è qualcosa di molto reale. È una vera e propria testimonianza".

Una ricostruzione accurata, quasi glaciale, eppure radicata nella più alta forma di empatia. Kaouther Ben Hania spiega che la scrittura non poteva non partire da uno studio approfondito. "C'è stata un'indagine portata avanti dal Washington Post e Sky News. Ma sappiamo tutti che ai giornalisti è proibito entrare a Gaza e quelli locali vengono uccisi. C'è una guerra contro la verità e contro cosa accade realmente. Ho parlato molto con la madre di Hind e con gli operatori. Ma il mio lavoro non è investigativo, dovevo costruire qualcosa che potesse portare all'empatia". Poi, una curiosità: "Sono stata fortunata perché la persona che ho contattato all'interno della Mezzaluna rossa è un cinefilo e conosceva i miei film. Aveva così fiducia in me da lasciarmele ascoltare".
Il valore del dissenso e la produzione targata Brad Pitt
Come sottolinea l'autrice, non c'è nessun tipo di ideologia dietro la sua presa di posizione. "Le persone sono diverse e la pensano in maniera diversa. Non scegliamo dove nasciamo e ogni persona è responsabile delle proprie opinioni e posizioni. Viviamo in un momento in cui anche gli oppositori del regime di Israele sono in una posizione non facile. È coraggioso da parte loro esprimere dissenso dall'interno".

A produrre The Voice of Hind Rajab un gruppo di nomi hollywoodiani decisamente influenti che, ci scommettiamo, faranno aumentare sensibilmente la portata del film. "Mentre ero in tour per la campagna degli Oscar di Four Daughters sono stata contattata dalla Plan B. Gli abbiamo mostrato il film, che è stato poi visto anche da Brad Pitt che ha deciso di essere coinvolto come produttore esecutivo. Insieme a lui, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonathan Glazer e Alfoso Cuarón. Sì, sono rimasta stupita dal loro coinvolgimento".
Alla fine dell'incontro, Kaouther Ben Hania rincara il peso specifico di una domanda che, di fatto, ci rende tutti coinvolti. "Il film si chiude con la spiaggia e il mare tanto amati da Hind. Sappiamo bene Trump vuole trasformare la spiaggia di Gazza in una riviera. Quando penso a lei che gioca con la sabbia, e poi penso a questo progetto mi chiedo: "In che mondo viviamo?"".