The Trainer, la recensione: il ritorno di Tony Kaye in una commedia psichedelica e un po' retrò

Tony Kaye fa coppia con Vito Schnabel e torna al cinema con una commedia dal format visivo fuori dal tempo, piena di incursioni psichedeliche, per racconta una storia sul Sogno Americano e il culto dell'immagine.

Vito Schnabel in The Trainer

È abbastanza clamoroso come Tony Kaye sia riuscito con The Trainer, suo ritorno sul grande schermo dopo tredici anni, a dimostrare in modo pressoché incontrovertibile il cortocircuito tra la realizzazione del Sogno Americano e l'umanità di coloro che lo inseguono.

The Trainer Foto
Vito Schabel e Julia Fox in The Trainer

La storia della pellicola scritta, prodotta e interpretata da Vito Schnabel è assolutamente classica, ma il suo format visivo e, quindi, immaginifico, denota una voglia di destrutturare il culto dell'immagine tramite la commistione di un'idea ormai retrò di televisione via cavo con un cinema sferzato da continue incursioni psichedeliche, interferenze, sconnessioni da videoclip e giochi di montaggio. Senza però in realtà alterare troppo la struttura narrativa tradizionale.

Il risultato è un divertissement un po' sconnesso dagli standard audiovisivi contemporanei e che, nonostante ci siano degli inneschi creativi che guardano alla terza Repubblica dell'internet, sembra essere ambientato in un passato in cui il web non era contemplato. Una mancata comprensione generazionale tra le due menti del progetto, una fisicata e fragile, e l'altra barbuta, ormai oltre i settant'anni, e che guarda al cinema come poco più di un giocattolo, ormai. Mancata comprensione che, però, paradossalmente, è anche l'elemento da commedia più interessante da analizzare.

The Trainer e il suo "heavy hat"

Jack Flex (Schnabel) vive nella cantina della casa materna, ha un fisico mozzafiato e fa il personal trainer a domicilio perché (scopriremo in seguito) è contrario alla palestra. Il ragazzo è la personificazione di quello che insegna il Sogno Americano: la tua più grande ricchezza sei stesso e le tue idee, non hai bisogno di altro. Una visione ormai quasi romantica nel 2024, ma che rivive in Jack, il quale, infatti, decide di dare una svolta alla sua vita con una sua idea, "l'heavy hat", un elmo di ispirazione gladiatoria dal peso consistente che consente di allenare il collo e, alterandone le molecole, anche la mente.

Vedere lui che corre sulla spiaggia con il copricapo ispira delle vibrazioni mitiche. Ovviamente, però, non basta avere la scintilla, serve anche un qualcuno che la legittimi e la brevetti. Nel caso di Jack, la scintilla arriva da un canale di televendite famosissimo negli Stati Uniti, aperto ad accettare qualsiasi proposta ritenga desiderabile per il pubblico generalista. La strada verso il successo finalmente si apre davanti al ragazzo, che si sente autorizzato ad entrare nel mondo delle celebrità, e quindi a rompere le scatole (letteralmente) a superstar vere e proprie tipo Lenny Kravitz, John McEnroe e Paris Hilton.

Bella Thorne E Julia Fox Photocall Thetrainer Credit Emanuele Manco
The Trainer: Bella Thorne e Julia Fox al photocall di Roma 2024

Volti di un star system un po' datato, ma d'altronde, The Trainer si presta a questo incastro. Un mondo caleidoscopico, fatto da meravigliose segretarie, rabbini / padrini con fidanzate giovani e prorompenti, magazzinieri appassionati di UFC, proprietari di palestre con pantofole tigrate e guru al contrario. Il problema del Sogno Americano è però che bisogna essere in grado di vendere se stessi e non la propria idea. E se noi non andassimo bene come prodotto?

The Trainer, Bella Thorne e Julia Fox: "Raccontiamo l'illusione del sogno americano"

Un film particolarissimo per il suo scollamento con il contemporaneo

The Trainer è una pellicola tra lo spassoso e l'urticante nel suo essere eccessiva, ridondante e al di fuori dalla realtà. La cornice visiva, per quanto frenetica e congestionata non costituisce però un malus particolare nella fruizione nella misura in cui non altera una struttura normale (e ampiamente intuibile sin da subito) in cui un mondo di finzione, richiamato in continuazione da stilemi visivi, viene sbrindellato, nell'apice narrativo, dall'arrivo della realtà. Uno status quo audiovisivo pensato per essere tradito.

L'idea di tornare a proporre una realtà in cui regna un'immagine da tv generalista, quando si era bombardati da televendite di ogni sorta, e in cui Bella Thorne (che è l'unico volto riconoscibile da un pubblico giovane) nei panni non di se stessa in un film pieno di divismo retrò dimostra un evidente scollamento dal presente. Come se una parte di America e, precisamente, quella che vede il Sogno Americano come un fattore ancora importante a livello quotidiano, viva in un tempo ormai passato. Sarebbe geniale questa intuizione da parte di Tony Kaye.

L'altro macro scollamento che si verifica in The Trainer però forse smentisce questa strada. Parliamo della mancata sincronia tra il regista e il one man show Vito Schnabel. È evidente come il protagonista abbia una complessità inesplorata nel film, nei riguardi del suo rapporto con la mamma, con il suo fisico e con il se stesso bambino. Il suo bisogno di essere legittimato a tutti i costi non è per nulla analizzato, anzi, viene mostrato praticamente solo per suscitare pietismo: "guarda, c'è un tipo strano che vuole vendere il suo elmo strano", almeno fino a quando la realtà sopraggiunge e allora tutto viene rivelato. Altro esito altamente prevedibile.

Conclusioni

The Trainer è il ritorno al cinema di Tony Kaye nel segno di Vito Schnabel. Una commedia sul Sogno Americano dalla costruzione tradizionale, ma dal format visivo particolare per il suo essere fuori dal tempo e per il suo voler destrutturare il culto dell’immagine utilizzando stilemi visivi allucinogeni e provenienti da una estetica da tv via cavo dei primi anni Duemila. Paga lo scollamento generazionale che si nota nella visione dello star system e nel racconto di un personaggio evidentemente lontano dal regista.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La prova di Schnabel.
  • La storia è classica, nonostante le apparenze.
  • Il forma visivo è interessante…

Cosa non va

  • …ma può stancare.
  • C’è una superficialità generale nel raccontare il protagonista.
  • La visione generale è fuori dal tempo.