Prima di iniziare la nostra recensione di The Third Day è bene spendere due parole introduttive sulla natura stessa della miniserie. Prodotta da HBO in collaborazione con Sky, nasce dall'unione di forza dello sceneggiatore Dennis Kelly, già autore della serie britannica di culto Utopia, e Felix Barrett, fondatore e direttore artistico della Punchdrunk International, una compagnia di teatranti che ricerca nel suo lavoro la possibilità di donare allo spettatore un'esperienza immersiva nei confronti dell'opera. È una premessa che serve per approcciarsi al meglio nella follia produttiva di The Third Day, a prima vista una semplice miniserie che unisce il mystery con il folk horror, ma che, attraverso lo stile di regia, la scelta narrativa di spezzare le sei puntate in due parti con due diversi protagonisti e una follia produttiva impensabile come lo Speciale trasmesso in diretta su Facebook, si dimostra un progetto quasi sperimentale che travalica i semplici confini televisivi per voler essere qualcosa di molto più artistico, avanguardistico, sensoriale. Funziona a più livelli, questa miniserie, a partire da quello basilare della semplice storia di mistero dalle tinte horror, ma che dà il meglio di sé proprio nel modo in cui racconta la storia.
Il nuovo nel già visto
Storia, quella di The Third Day, che riassunta in poche righe potrebbe sembrare piena zeppa di stereotipi. Sam (Jude Law) salva una giovane ragazza da un tentativo di suicidio. La ragazza si chiama Epona e vive nell'Isola di Osea, un luogo unito alla terraferma da un passaggio in mezzo al mare da cui è possibile transitare solo nei momenti di bassa marea. Sam riporta la ragazza a casa, in un villaggio dell'isola che consta solo 93 anime che sembrano vivere in una comunità basata su strani culti celtici adorando divinità marittime e, per varie ragioni, ritarda il ritorno trovandosi bloccato nell'isola. Costretto a passare del tempo in quel luogo che sembra nascondere dei segreti, alcuni dei quali non particolarmente piacevoli, Sam conoscerà una donna di nome Jess (Katherine Waterston) mentre nella comunità fervono i preparativi per un Festival annuale della tradizione, "Esus e il mare". Ma The Third Day è anche la storia di Helen (Naomie Harris), una madre che arriva sull'isola di Osea, tempo dopo l'arrivo di Sam, con le sue due figlie per passare una giornata a contatto con la natura e festeggiare in maniera particolare il compleanno della figlia. In questa seconda metà ritorneranno molti personaggi della prima parte, ma l'isola sembra cambiata. Altri misteri si accumuleranno ai precedenti e forse si scopriranno alcuni legami nascosti. È chiaro che, in entrambi i casi, si tratta del classico canovaccio in cui l'horror si amalgama con strane tradizioni del passato, su comunità chiuse al mondo esterno con i loro rituali, con verità nascoste dall'isola e da chi ci abita. È il folk horror che ha in The Wicker Man, ma anche nel più recente Midsommar - Il villaggio dei dannati, il punto di riferimento. Eppure proprio in questa basilare struttura narrativa si nasconde un'esperienza televisiva rara.
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Tre stagioni: due parti e uno speciale
Estate e Inverno, queste sono le due parti, divise equamente nei due momenti della miniserie. Le prime tre puntate, dirette da Marc Munden, corrispondono all'uomo, al padre e al figlio e hanno come protagonista Jude Law. Abbracciano il suo punto di vista, quello di un padre che deve superare un lutto di famiglia e si ritrova "rinchiuso" nell'isola durante la stagione estiva e i preparativi di un festival. Al termine della terza puntata si ha una vera e propria conclusione della sua vicenda. Come fosse un sequel, la seconda metà di stagione, invernale, e di conseguenza più avanti nel tempo, ha il sapore di un sequel diretto delle vicende, pur cambiando completamente il protagonista e il punto di vista. Questa volta si abbraccia l'opposto lato della medaglia, quello femminile, della madre e della figlia, interpretate da Naomie Harris e Nico Parker e l'isola stessa, a distanza di quasi un anno dalle vicende della prima parte, sembra diversa. Anche la mano in cabina di regia cambia, lasciando spazio alla diversa sensibilità di Philippa Lowthorpe, più delicata di Munden e meno sperimentale, per quanto la tavolozza dei colori e l'atmosfera generale siano perfettamente coerenti con le puntate precedenti. E in mezzo c'è anche l'Autunno, uno speciale fuori serie che è la vera follia della creatura di Kelly e Barrett. Doveva essere un vero Festival con migliaia di invitati, ma la pandemia ha cambiato i piani (oltre ad aver ritardato la trasmissione della miniserie) e il tutto si è trasformato in un lunghissimo piano-sequenza di 12 ore trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di HBO che racconta, in tempo reale, l'edizione dell'anno di "Esus e il mare" (sì, proprio il Festival che stavano preparando all'arrivo del personaggio di Jude Law). Tutti gli attori visti nelle tre puntate dell'"Estate" ritornano sull'Isola di Osea e fanno parte di questo tour de force senza precedenti (Jude Law, per esempio, passa ore a scavare una fossa, poi viene lasciato in mezzo al mare per altrettanto tempo, infine è costretto, coperto di rami e corone, a compiere una specie di Via Crucis celtica). Nel mentre, lo spettatore si trova di fronte a qualcosa di completamente immersivo, una vera e propria performance art lunga dal giorno alla notte, tra preghiere, riti, battesimi, rave party e cene. Precisiamo, comunque, che lo Speciale non è indispensabile per comprendere del tutto la trama della miniserie, anche se è ovviamente legato alle vicende.
Accecati dal mistero
The Third Day ha uno stile visivo unico che contribuisce parecchio a formare un'atmosfera tutta sua e incredibilmente particolare, oltre che ipnotica. Il contrasto dei bianchi e dei neri è altissimo, creando un'immagine ben definita dove il colore contribuisce a creare una sensazione nella mente dello spettatore. Poco interessato alla realtà e alla dimensione materiale delle cose che la macchina da presa cattura (il cielo è davvero di un bianco accecante), la miniserie opta per un filtro quasi onirico, irreale, sicuramente non per tutti i gusti, ma che contribuisce - grazie anche allo stile di regia - ad alimentare un senso di pericolo, di stranezza, di misterioso. Primissimi piani che si rovesciano e si distorcono, sfocature che trasformano lo schermo in un dipinto di macchie colorate, coadiuvate da una colonna sonora minimale che riesce a valorizzarne l'ambiente, inquadrature aeree che distruggono la realtà e la trasformano in astrattismi: lo scopo non è solo quello di assistere a una storia, ma di viverla attraverso le emozioni viscerali che l'amalgama audiovisivo vuole stimolare. Non sempre tutto riesce alla perfezione, e in alcuni casi i dialoghi e alcune metafore un po' troppo insistite rallentando e ostacolano l'immersione con il rischio di banalizzare un po' tutto l'insieme, ma nei momenti migliori The Third Day è capace di farci rimanere incollati allo schermo attraverso il suo ritmo dosato e costante senza farci percepire la durata dei singoli episodi. È in momenti in cui non riusciamo a capire se quello che sentiamo è un pianto, un orgasmo o il canto degli uccelli che la miniserie si dimostra un must see della stagione televisiva.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di The Third Day ben consci che la miniserie HBO/Sky con Jude Law e Naomie Harris potrebbe non piacere a tutti quelli che prediligono un chiaro e solido impianto narrativo sopra ogni cosa. Per chi, invece, sa lasciarsi abbandonare alle atmosfere e preferisce un prodotto narrativamente sfilacciato, ma misterioso e inquietante, The Third Day è una miniserie clamorosa: piena di stranezze, capace di ipnotizzare lo spettatore che sa lasciarsi abbindolare dallo stile unico e con la voglia di immergere completamente attraverso i sensi audiovisivi chi la sta guardando. Un’immersione che presuppone anche una partecipazione attiva dello spettatore, che deve cercare di risolvere i misteri dell’isola e collegare i puntini. Il cast di protagonisti è solo la ciliegina sulla torta di un prodotto che non cambierà la storia della televisione, ma che sicuramente va premiato e applaudito.
Perché ci piace
- L’atmosfera che si respira nel corso della miniserie è totalmente immersiva e misteriosa.
- Il cast di protagonisti, tra cui Jude Law, Naomi Harris e Katherine Waterson, dà veramente il massimo per rendere credibile una storia che è piena di elementi surreali.
- La divisione in due parti, a gruppi di tre puntate, rende interessanti e imprevedibili gli sviluppi della trama.
- Lo spettatore deve diventare partecipe della storia cercando di collegare gli indizi e lasciandosi andare alle atmosfere rarefatte.
Cosa non va
- Alcuni dialoghi e alcune metafore troppo insistite possono risultare un po’ banali.
- Lo stile troppo particolare della miniserie è anche il suo difetto maggiore: chi cerca un solido impianto narrativo ne verrà sicuramente allontanato.