A guardare la filmografia di Charlie McDowell fatta di titoli come The One I Love, The Discover e Windfall, il suo ultimo lungometraggio, The Summer book sembra lontanissimo per le atmosfere ricreate. Presentata Fuori Concorso al Torino Film Festival, la pellicola è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo del 1972 della scrittrice e illustratrice Tove Jansson. Un dramma gentile sul potere della natura, il peso del lutto e le relazioni umane sullo sfondo di un'estate trascorsa su una remota isola finlandese, tra uggiose feste di mezza stagione e gite giù al faro.
The Summer Book: un film tenero
La storia è quella di Sophia (l'esordiente Emily Matthews), una bambina di nove anni che ha perso da poco sua madre. Insieme al padre (Anders Danielsen Lie), un'illustratore che fatica a tenere insieme i cocci della sua vita, e sua nonna Glenn Close - anche produttrice), una donna anziana ma con un forte spirito d'avventura ancora intatto, trascorrono del tempo insieme in una piccola casa in legno nel Golfo di Finlandia che appartiene alla famiglia da generazioni. Un trio sul quale aleggia come un'ombra il peso del lutto.
Sophia crede che il padre non le voglia più bene dopo la morte della madre mentre sua nonna cerca di far capire al figlio che il tempo dell'autocommiserazione è finito e deve concentrarsi sulla sua bambina. The Summer Book è un film sui sentimenti, sulle ferite alle quali bisogna dare il tempo di guarire e sui legami intimi che permettono di superare o, almeno, convivere con il dolore. Un film tenero ma che, nella sua apparente semplicità, nasconde una profondità commovente grazie alla capacità della sceneggiatura di Robert Jones. di toccare note personali e far riaffiorare ricordi.
Il ruolo della natura e i cicli della vita
Charlie McDowell si prende i suoi tempi, filma con lenti movimenti di camera, contempla la natura e ci permette di sentirla. Il soffio del vento, il fretto delle prime ore del mattino, il canto degli uccelli, l'umidità del bosco, le piccole onde che si infrangono sulle rocce. The Summer Book è un film intriso di malinconia e memoria che riesce a catturare emozioni universali ed arrivare con grazie nel cuore dello spettatore.
Privo di una trama canonica, il film segue i personaggi nel loro affrontare con incertezza un nuovo capitolo delle rispettive vite. Per alcuni potrebbe essere frustrante trovarsi davanti un'opera che sembra progredire senza un vero e proprio intreccio, ma McDowell mette in scena la vita e i ritmi di una natura che segue i suoi cicli. Una coprotagonista viva e pulsante che aiuta i suoi protagonisti a guarire e a rifiorire. Come un pioppo piantato tra le rocce che apparentemente non ha nessuna chance di crescere, anche i personaggi di questa storia lentamente rifioriscono.
L'interpretazione di Glenn Close, tra sigarette rollate a mano, fiori tra i capelli e un'animo giocoso, è un punto di luce. Consapevole della sua fine, la donna fa i conti con il tempo passato e i limiti della sua età mentre cerca di assaporare il più possibile la bellezza che la circonda. Un film che ci ricorda che sebbene "la vita è lunga", il nostro tempo è limitato e sottostà ad un ciclo di vita e morte, proprio come la natura.
Conclusioni
Riflessivo, intimo, delicato e gentile. The Summer Book si distacca dalla filmografia di Charlie McDowell, risultando più evocativo che narrativo. Al centro una grande Glenn Close, affiancata dalla rivelazione Emily Matthews. Se il tono generale accarezza e riscalda, dall'altra il film potrebbe far perdere attenzione, non essendoci un vero e proprio intreccio.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Glenn Close.
- La regia contemplativa di Charlie McDowell.
- La piccola esordiente Emily Matthews.
- Il senso di calore evocato dal film.
- La riflessione sui cicli della vita.
Cosa non va
- La lentezza del film e la mancanza di un vero e proprio intreccio potrebbero risultare frustranti.