"You're mental" "I'm just better then you in this"
Rientra perfettamente negli stilemi del period drama aristocratico e allo stesso tempo gli tira una bella sberla in faccia The Serpent Queen, la nuova serie dall'11 settembre su STARZPLAY con appuntamento settimanale. Proprio come il serpente a più teste che nella sigla di apertura si annida sotto gli ampi e scomodi vestiti di corte della regina del titolo, ed è pronto ad uscire quando meno te lo aspetti, così si è mossa la protagonista del serial, come spiegheremo nella recensione di The Serpent Queen.
Nobili serpenti
Il tradimento è dietro l'angolo in The Serpent Queen, la serie con cui Justin Haythe (Revolutionary Road, Red Sparrow, The Lone Ranger), adattando il libro Catherine de Medici: Renaissance Queen of France di Leonie Frieda, vuole raccontare l'ascesa al potere di Caterina de' Medici (la vincitrice del Golden Globe e candidata a Oscar e BAFTA Samantha Morton, già in Minority Report, Harlots, The Walking Dead) una donna cresciuta con la convinzione che dovesse restare al proprio posto, ma che ben presto capì come si dovesse muovere con astuzia, non avendo l'avvenenza (per i canoni dell'epoca) in un mondo di uomini come quello monarchico e aristocratico. Contro ogni previsione, divenne una delle sovrane più potenti e più longeve della storia francese. Tutto parte da un flashforward a cui si tornerà passo dopo passo nella narrazione degli otto episodi, in cui Caterina inizia a raccontare la propria storia alla nuova serva e confidente, Rahima, interpretata da Senia Nanua (The Girl with All the Gifts, Frankie). Orfana fin da piccola, quasi con una maledizione sui propri cari che continuano a morire, la quattordicenne Caterina (Liv Hill, vista in Three Girls, Jellyfish) si ritrova trasportata in Francia del XVI secolo, in una corte che non conosce, dopo essere stata strappata al convento dov'è cresciuta, con una madre superiora particolarmente sadica. Questo perché nipote di Papa Clemente, interpretato nientemeno che da Charles Dance (che dopo The O.C. già aveva calcato le corti del Trono di Spade e di The Crown), che vuole "usarla" per ottenere un'alleanza geopolitica e l'aspettativa di molti eredi in cambio dell'unione in matrimonio di Caterina con il secondogenito del Re di Francia.
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Piano di successione
"You went up your best friend, your husband, your son. All of this for power?" "For freedom"
La prima notte di nozze non va esattamente come previsto e Caterina scoprirà subito che il futuro Re è in realtà innamorato di Diane de Poitiers (Ludivine Sagnier, vista in Lupin e The Young Pope), una bellissima dama di compagnia - nel danno, la beffa - con il doppio della sua età. Il futuro per lei si dipinge di nuovo improvvisamente incerto e scopre di avere anche poche speranze di concepimento. A questo punto la giovane donna deve dare adito a tutta la propria astuzia, arguzia e furbizia per capire di chi può davvero fidarsi a corte tra quelle "serpi in seno", dimostrandosi via via più scaltra e con una visione più lungimirante di tutti. The Serpent Queen, grazie anche alla regia di Stacie Passon (Transparent, Dickinson, Billions) gioca proprio sul sapere non tanto se ci arriverà (sappiamo già che diventerà regina) ma come ci riuscirà, quali piani dovrà mettere in atto e soprattutto chi la aiuterà a sorpresa e chi si rivelerà invece un'emerita spia doppiogiochista. Nessuno verrà escluso dal piano di successione di Caterina, a partire dal marito, dal figlio che avrà, dalla nuora, e così via. Proprio come ci ha insegnato Il trono di spade e ora ce lo sta ricordando House of the Dragon, a Corte non ci si può fidare di nessuno e chiunque è pronto a tradirti per una fetta della torta, soprattutto i tuoi consanguinei, se sono di sangue reale o pseudo-tale. Successione tornata in auge proprio in questi giorni con la morte della regina Elisabetta II d'Inghilterra.
Anche questo è femminismo
Curata e puntuale è la ricostruzione storica, come oramai d'uopo per questo tipo di produzioni, anche se il vocabolario usato è spesso decisamente più moderno per dare uno schiaffo in faccia al genere. A colpire però è il punto di vista della serie, chiaramente femminista (ma molto diverso da quello di The Great ad esempio, disponibile sulla piattaforma). Questo perché mostra una prospettiva doppia fin dal suo esordio, con tutte le trame che si districheranno via via e porteranno all'epilogo che tornerà al punto di partenza perfettamente incastrato. Da un lato abbiamo Caterina, la sua difficile storia personale e il voler cambiare in meglio le sorti di un regno dopo aver capito di poter contare solo sulle proprie forze, soprattutto in una società patriarcale come quella raccontata. Parallelamente c'è il personaggio della serva, Rahima, che funge da ascoltatrice apparentemente sommessa e passiva, come noi spettatori, della storia della futura sovrana, ma che affronterà un proprio percorso, speculare e parallelo, nel corso delle otto puntate per arrivare a un epilogo inaspettato.
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di The Serpent Queen non possiamo che confermare il suo maggiore pregio, ovvero il tentare di scardinare gli stilemi del period drama aristocratico con un doppio punto di vista nel racconto, e allo stesso tempo finire per diventare preda di quelle stesse caratteristiche, che potrebbero allontanare chi non è fan delle storie di intrighi di palazzo e successioni in costume.
Perché ci piace
- Samantha Morton ha carisma e classe da vendere nell’interpretare Caterina de’ Medici da adulta.
- L’attenzione ai costumi e alle scenografie che cozzano volutamente con la parlantina quasi moderna dei personaggi.
- Il doppio punto di vista del racconto: Caterina e la sua serva Rahima.
Cosa non va
- Liv Hill è meno convincente e carismatica come Caterina quattordicenne ma questo fa anche parte del personaggio in fondo.
- Provando a tradirli, la serie non può che incappare negli stilemi tipici del genere come intrighi e tradimenti.