Non c'è che dire, l'impatto visivo e narrativo di The Opera! Arie per un'eclissi è assolutamente rilevante. Colori, atmosfera, toni. Avanguardia e classicità, rivalutazione del cinema come mezzo artistico tout court, elevandolo a medium fluido e organico in corrispondenza alle proprie caratteristiche e alla propria plasmabilità. Come dire, il cinema che incontra l'opera lirica, e quindi a metà tra palcoscenico e set, per un'unione sapiente e carica di simbolismo quanto mai attuale.
Per di più, e visto lo spirito pop dei registi, Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, con The Opera! Arie per un'eclissi, arrivano al cinema in tre date evento dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma, puntano alla costante spettacolarizzazione della mitologia di Orfeo ed Euridice secondo la contemporanea declinazione dell'amore.
The Opera!, tra il palco e il set
Nell'opera, che come scritto, mette in relazione diversi linguaggi, rivendendo una delle più rappresentata pagine della mitologia greca. Un mito che schiocca quando Plutone, signore degli inferi, rovina il matrimonio tra Euridice ed Orfeo. Al centro un destino crudele, e il viaggio di Orfeo per ricercare la sua amata. Caronte diventa un tassista metafisico, e poi c'è Proserpina, Atropo e Speranza. Un viaggio surreale in una Parigi sommersa dalle acque, e l'Ade che diventa immensa hall di un hotel. Spazi decadenti e abbandanati, ricreati in un virtual set in grado di raccontare al meglio un'estetica che, secondo gli autori, mischerebbe "De Chirico con l'architettura razionalista".
E poi, naturalmente, la musica: Orfeo (Valentino Buzza), Euridice (Mariam Battistelli) e tutti gli altri personaggi (cast di assoluto livello: da Vincent Cassel a Fanny Ardant, fino a Caterina Murino, Erwin Schrott e Rossy De Palma) abita un mondo sonoro che mischia Vivali ai Frankie Goes to Hollywood, finendo poi con Puccini, Verdi, Handel e un sound design elettronico firmato dalle composizioni originali di Mario Conte. Le coreografie sono invece di Daniel Ezralow, mentre a dirigere l'orchestra ci sono Placido Domingo e Fabio Biondi.
Un film ibrido
Dall'Acheronte all'Hotel Hades, The Opera! Arie per un'eclissi è un'opera-musicale-cinematografica da gustare, lasciandosi andare: l'immersione totale in un mondo impossibile che, con smodata ambizione e un filo di egocentrismo, ricerca il senso impossibile della morte e dell'amore. Un film, se così potremmo definirlo per brevità, che si apre ad ogni tipo di pubblico, magari affascinato da un set virtuale (è stato girato ai Prodea Led Studios di Torino) che, per scelta, si ibrida rispetto ad una "disciplina artistica orientata verso nuovi futuri".
In questo senso, la bravura di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco risiede nell'aver realizzato una struttura tanto cinematografica quanto teatrale (supportando gli spazi visivi con la scenografia teatrale di Giò Forma, o con i costumi firmati da Dolce & Gabbana, che figurano anche come produttori), in grado di smussare anche una certa opulenza e un certo parossismo legato ad un racconto che spinge eccessivamente sulla metafora e sull'allegoria. Chiaro è, però, che The Opera! Arie per un'eclissi merita una forte attenzione per essere riuscito a mischiare innumerevoli forme artistiche senza risultare mai banale, e anzi mostrandosi quanto mai accattivante e ammaliante nei toni e nei colori.
Conclusioni
Non restiamo indifferenti davanti The Opera! Arie per un'eclissi, in quanto il film aggira i generi e si prefigge di essere un'opera-musical capace di rendere ancora più pop la lirica, rivendo il mito immortale di Orfeo ed Euridice. Grande impatto scenico, grande visione dell'insieme e una trascinante potenza, in grado di arrivare ad un pubblico trasversale.
Perché ci piace
- Il forte impatto scenico.
- La miscela di toni.
- Il cast.
Cosa non va
- Forse, eccessivamente allegorico.