Con La Torre Nera che ha debuttato nei cinema, il primo film di It in arrivo, Mr. Mercedes e The Mist sul piccolo schermo, verrebbe da dire che questo è l'anno di Stephen King. Ma poi ci pensiamo un attimo e ci rendiamo conto che da metà anni '70 in poi, da Carrie - Lo sguardo di Satana in poi, quasi ogni anno è stato un anno di King. Perché l'autore del Maine è stato saccheggiato per lo schermo, cinematografico o televisivo che sia, ad ogni buona occasione, con risultati che potremmo definire altalenanti... a voler essere buoni.
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Perché a dispetto del numero di opere realizzate basandosi su sue opere, il valore medio è sempre stato piuttosto basso e le eccezioni sono purtroppo i capolavori piuttosto che gli horror di bassa lega. Ultimo esempio di questa tendenza è il nuovo adattamento della novella La nebbia dopo quello per il grande schermo di Frank Darabont, aggiunto al catalogo Netflix all'indomani del termine della programmazione dei suoi dieci episodi sull'originale Spike.
Chi è nascosto in quella nebbia?
Come nel testo originale, la novella di oltre cento pagine che apriva la raccolta di racconti Scheletri, lo spunto della storia è una misteriosa nebbia che arriva ad avvolgere una cittadina, tenendo prigionieri alcuni dei suoi abitanti in un luogo circoscritto (nel racconto era una supermercato), enfatizzando le loro reazioni alla situazione. Nella nuova serie TV di Spike, è la cittadina di Bridgeville, ovviamente nel Maine, ad essere avvolta nella nebbia ed i suoi abitanti si ritrovano rinchiusi in due luoghi separati, un centro commerciale e la chiesa locale. Ad emergere tra i tanti personaggi che vengono introdotti, ci sono i Copeland, la famiglia che sin dall'inizio catalizza l'attenzione degli autori e muove la narrazione.
Se la madre Eve è un'insegnante locale sospesa per aver insegnato ai propri studenti come usare un preservativo, suo marito Kevin è un ex giornalista che si è dato alla stesura di libri per ragazzi. Ma le incomprensioni tra i due aumentano quando la figlia Alex subisce una violenza ad una festa alla quale la madre le aveva vietato di andare, e della quale sembra essere colpevole il quarterback della scuola, per il quale lei ha una cotta. Gravitano attorno a loro la vicina Natalie Raven, lo sceriffo cittadino Connor Heisel, il miglior amico di Alex, ed emarginato del paese, Adrian Garff, nonché un misterioso militare giunto in città che sembra affetto da amnesia.
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Il King tradito
La storia del The Mist televisivo si discosta da quella kinghiana per il suo sviluppo ed i suoi personaggi. In particolare, all'aspetto più umano, di analisi sociale di una comunità rinchiusa, viene affiancato un'anima cospirazionista, forse nella speranza di avvicinare quegli spettatori che hanno seguito Under the Dome per tre stagioni. Un'aggiunta che tradisce lo spirito diretto ed essenziale dell'originale di King, ma che evidentemente nasce dall'esigenza di tradurre una novella in un racconto seriale che potesse, eventualmente, andare anche oltre i dieci episodi della prima stagione appena conclusa. Un impianto narrativo che non trova molto supporto in quello visivo, con una nebbia in una CGI non eccelsa che invade la cittadina con svogliata lentezza.
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Umanità perduta
Non risiede però in questi elementi il vero problema di The Mist, quanto in una scrittura e messa in scena dei personaggi che non aiuta ad empatizzare con essi. Quasi nessuno dei membri del cast appare in parte o credibile ed il tentativo di associare loro temi forti (come la violenza subita per Alex, la sospensione di Eve o la diversità di Adrian) non risulta particolarmente riuscito, quanto forzato. L'esperienza ci dice che tradurre King non è semplice, perché la sua forza è nella costruzione e rappresentazione dei suoi personaggi che riescono a rendere credibile anche le storie meno ispirate, ma ci viene spontaneo chiederci perché liberarsi proprio di questo aspetto, perché non utilizzare i personaggi dello scrittore ed attingere a piene mani all'umanità che sa descrivere. In particolare in una storia come quella de La nebbia che in essa e sui suoi contrasti può trovare la sua forza.
Movieplayer.it
2.0/5