Poco più di mezz'ora. Tanto basta al sesto episodio di The Mandalorian 2 per compiere, attraverso l'azione (si tratta di una puntata quasi completamente action), grossi passi in avanti in vista del finale tra due settimane. Trenta minuti in cui non solo il racconto procede spedito verso uno showdown tra il nostro Mando e Moff Gideon, ma è anche capace di capovolgere punti di vista e mescolare le carte in tavola. Non a caso, il titolo dell'episodio La Tragedia presuppone un cambio di rotta, un punto di non ritorno, appassionando e sconvolgendo. Dopo una trilogia sequel uscita al cinema parecchio criticata, la serie live action su Disney + riesce nell'impresa quasi impossibile di lasciare lo spettatore, che sia un neofita dell'universo o un appassionato di vecchia data, affamato di Star Wars. Lo fa con una scrittura precisa che non riserva sorprese nemmeno in episodi considerati filler (ma che non lo sono, e abbiamo spiegato il perché nel nostro approfondimento) o come in questo, che a prima vista sembra una puntata di transizione verso l'ultimo atto della stagione. Ed è proprio in questo passaggio di consegne che, però, si trova l'importante sviluppo narrativo. Ecco i 5 grossi cambiamenti avvenuti nel sesto episodio della seconda stagione di The Mandalorian.
1. Scambio di ruoli tra il Mandaloriano e il Bambino
Grogu. Nel tredicesimo capitolo della serie (ovvero l'episodio 2x05) abbiamo finalmente scoperto il nome del Bambino chiamato fino a questo momento da tutti noi "Baby Yoda". E subito, in questo episodio, avviene uno scambio di ruoli tra il Mandaloriano e il Bambino. I due giungono sul pianeta Tython, alla ricerca di un Tempio Jedi in cui Grogu, sedendosi su una roccia posta al centro, potrà decidere se seguire il cammino dei Jedi o abbandonarlo. Subito ci rendiamo conto che riappropriandosi della propria identità e del proprio nome, Grogu evolve. Non più un semplice co-protagonista muto, un individuo ininfluente da portare dentro una borsa, ma una parte attiva della storia. Ci rimette il nostro Mandaloriano che, a differenza delle altre volte, non potrà salvare il piccolo e fuggire in tempo. Durante la meditazione, la prima volta che Grogu agisce ponendosi in una dimensione riservata e personale, il nostro Mando non può toccarlo, non può entrare nel suo campo di Forza, non può - in una parola - comportarsi come sempre (anzi, provandoci perde anche i sensi). È un forte taglio del cordone ombelicale e un cambiamento che dimostra la crescita del personaggio di Grogu nonché uno scambio di ruoli parecchio importante: era sempre lui che agiva, ma questa volta il Mandaloriano non può che accettare passivamente la situazione. Certo, Grogu rimane un essere fragile che ha bisogno della protezione di un adulto, ma per la prima volta da quando la loro avventura ha avuto inizio (e ci riferiamo alla fine del Capitolo 3) i due si separano a causa del fallimento dell'uno verso l'altro. Come a dire: le cose si fanno più complicate nel rapporto di protezione tra Mando e il Bambino, proprio come succede quando i figli crescono.
2. La distruzione della Razor Crest
Come se non bastasse, l'attacco nel pianeta da parte degli Stormtroopers che mette a dura prova il nostro eroe si conclude con la distruzione della sua astronave, la Razor Crest. Non è solo un evento che sancisce definitivamente la fine di un capitolo della storia, ma molto di più. Finora la nave era riuscita a resistere seppur rischiando più volte di venire abbandonata: proprio all'inizio della stagione il pericolo era stato scongiurato dandoci l'impressione che questi tre elementi (Mando, Grogu, Razor Crest) sarebbero rimasti invariati nel corso di tutta la storia. Invece, basta un missile ben puntato per ridurre in cenere quello che era un vero e proprio co-protagonista (immaginate se nei film il Millennium Falcon avesse fatto la stessa fine), un luogo sicuro e abitudinario. L'effetto di questo cambiamento è che non solo il Mandaloriano dovrà trovare un nuovo mezzo di trasporto (e siamo abbastanza certi che prima o poi ne troverà uno), ma che al momento il salvataggio del Bambino non può avvenire in rapidità. O, per meglio dire, Mando è costretto a diventare passeggero di qualcuno, di appoggiarsi ad altri personaggi (un ennesimo capovolgimento rispetto, per esempio, a quanto accadeva nel secondo episodio in cui era Mando a trasportare un passeggero che ne aveva bisogno), di vivere secondo i tempi e le decisioni altrui. È meno indipendente e più indebolito: la tragedia del titolo è proprio la perdita di quell'aurea di potenza e invincibilità che finora aveva dimostrato.
3. Boba Fett: un alleato imprevisto
L'avevano annunciato alla fine della prima puntata della seconda stagione, ma stavolta finalmente lo vediamo in azione (e che azione!). Boba Fett è di nuovo tra noi, sopravvissuto al Sarlacc ne Il ritorno dello Jedi, e dimostra di non essere invecchiato per niente. Una vera e propria macchina da guerra, capace da solo di mettere al tappeto un intero squadrone nemico, Boba Fett si riappropria della propria armatura, ovvero quella del padre Jango, e ritrova la propria identità. A prima vista antagonista del nostro eroe, Boba si dimostra invece un alleato imprevisto e una vera e propria fortuna per Mando. Sappiamo che, stando ad alcuni report, una serie spinoff a lui dedicata è già stata messa in produzione e avevamo un po' la sensazione che l'ingresso del personaggio in The Mandalorian servisse solamente a funzionare come un easter egg simpatico per i vecchi fan, giusto per introdurlo. Invece nell'economia narrativa, ora Boba Fett appare essenziale per il salvataggio di Grogu, catturato da Moff Gideon e chissà cosa potremmo aspettarci nei prossimi episodi. Una cosa è certa: il ritorno del personaggio all'interno dell'episodio, completo del suo casco e della sua armatura ormai vecchia e rovinata, è stato un momento di rara epicità.
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4. Caschi e volti, eroi e cattivi
Boba Fett che torna a nascondere il suo volto dentro al casco, così come lo fa il nostro Mando, fedele al suo Credo. The Mandalorian, nel raccontare la storia di questi personaggi, capovolge ciò che normalmente era l'iconografia dell'intera saga di Star Wars. Alla parte opposta dei nostri eroi c'è Moff Gideon, un volto ben riconoscibile. Ha le movenze di Darth Vader (lo rivediamo nel riassunto a inizio episodio, portandosi le mani ai fianchi con il mantello nero sembra la reincarnazione del cattivo più famoso), sta tra le fila dell'Impero, usa una spada laser eppure non nasconde il suo volto. Anzi, la sua faccia è sempre in bella vista, riconoscibile, fiera. Uno scambio di ruoli tra eroi e cattivi, tra caschi e volti: eravamo abituati a vedere i cattivi della saga a portare le maschere. Accadeva ovviamente con Darth Vader, con suo nipote Kylo Ren, ma anche con Darth Sidious che portava la maschera di senatore e cancelliere Palpatine per raggiungere i suoi subdoli scopi. Il volto nascosto non apparterrebbe agli eroi e anche i pochi che abbiamo conosciuto dietro un casco (vedasi il personaggio di Rex nelle serie animate di The Clone Wars e Star Wars Rebels) prima o poi ci rinunciavano. Questa regola tacita che qui viene rotta è un cambiamento da non sottovalutare: evitando la riconoscibilità immediata su chi è buono e chi è cattivo, i personaggi appaiono meno rassicuranti e meno prevedibili. Si perde quell'ingenuità iconica per abbracciare un futuro narrativo più sfumato e inatteso.
5. Il vero ritorno dell'Impero
Infine, un cambiamento che potrebbe essere passato in sordina e quasi silenziosamente, ma che presuppone un forte legame con la storia raccontata nei film usciti al cinema e che rafforza le supposizioni fatte dopo aver visto il laboratorio con gli esperimenti dell'episodio 4 di questa seconda stagione. Per la prima volta nella serie, l'Impero viene definito proprio come tale. I rimasugli, i fanatici che non volevano arrendersi, ora sono davvero il ritorno di qualcosa che sembrava sconfitto (ricordiamo che The Mandalorian è ambientata cinque anni dopo la fine di Episodio VI). Sappiamo che, nel corso dei 25 anni che separano The Mandalorian a Il risveglio della Forza, l'Impero si trasformerà in Primo Ordine e i tentativi di riportare in vita l'Imperatore Palpatine creeranno un prodotto artificiale che corrisponde al nome di Leader Supremo Snoke. A questo punto, i nemici del nostro Mandaloriano tornano a essere i nemici della galassia intera, la minaccia accresce la sua forza e la sua potenza, finalmente si mostra senza paura. È un colpo di scena che passa quasi sotto traccia, ma che rivoluziona ancora una volta la trama della serie che, insieme alla presenza di personaggi celebri (può essere Boba Fett, può essere Ahsoka) inizia a legarsi sempre di più alla macrostoria di Star Wars.